
FOTI NON SA PIU’ CHE FARE PER NASCONDERE IL DISASTRO DEL GOVERNO SUL PNRR – IL SUCCESSORE DI FITTO È INCARTATO SUL RECOVERY, MA I FATTI E I NUMERI SONO CHIARI: BRUXELLES NON CONCEDERÀ UNA PROROGA ALLA MESSA A TERRA DEL PIANO, MENTRE LA SPESA CONTINUA AD ARRANCARE: APPENA 65 MILIARDI SU 194 INCASSATI, IL 33,8% DEL TOTALE – FOTI IPOTIZZA DI SPOSTARE 14 MILIARDI DI FONDI DEL PNRR PER FORNIRE INCENTIVI ALLE IMPRESE COLPITE DAI DAZI AMERICANI. UN’OPZIONE CHE PERÒ NON PIACE ALLA COMMISSIONE UE…
Estratto dell’articolo di Marco Palombi per “il Fatto quotidiano”
giancarlo giorgetti tommaso foti foto lapresse
La proroga non la avremo, la spesa continua ad arrancare, la (seconda) revisione generale per cancellare i progetti che non saranno mai completati e assegnarne le risorse ad altri è sparita nonostante se ne parli da quando al ministero c’era ancora Raffaele Fitto: è assai probabile, insomma, che tra 14 mesi il governo Meloni non sarà più in grado di nascondere il disastro del Pnrr come fa oggi, tenendo all’oscuro delle novità persino il Parlamento.
Cominciamo dalla scadenza del 30 giugno 2026 (più altri due mesi per la rendicontazione): “I tempi indicati sono quelli e non possono essere modificati”, ha spiegato venerdì Raffaele Fitto, ex ministro del Pnrr che oggi detiene quella delega nella Commissione europea; “bisogna togliersi dalla testa l’idea della proroga”, era sbottato un paio di giorni prima il successore di Fitto al governo, Tommaso Foti.
CHIAGNI E FOTI - MEME BY EMILIANO CARLI
Forse parlava ai suoi colleghi visto che a proporre la proroga per primo è stato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. C’è un motivo, nonostante la propaganda dell’esecutivo sui record dell’Italia in materia di Piano di ripresa, se si continua a parlare di spostarne la scadenza: siamo in ritardo e lo siamo sulla cosa più importante.
Se finora siamo andati bene su target, milestone e riforme (alcune deleterie come la fine del mercato tutelato dell’energia), è la spesa che continua ad andare male: al 28 febbraio quella dichiarata sulla piattaforma ufficiale del governo era 65,7 miliardi, il 33,8% del totale (194 miliardi e spiccioli).
La progressione negli ultimi quattro mesi registrati è inferiore ai due miliardi al mese, largamente insufficiente a completare il Piano (un po’ meglio, ma non abbastanza, vanno i pagamenti effettivi).
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Per questo, cioè per evitare il disastro, serve una nuova revisione generale del Pnrr dopo quella che il governo Meloni ha ottenuto dalla Commissione europea nel 2023.
giorgia meloni tommaso foti - foto lapresse
Fitto la dava per pronta già in autunno, quando abbandonò Roma per Bruxelles, il suo successore Foti l’ha annunciata per febbraio, poi “per i primi di marzo” e siamo ancora qui ad aspettarla: il Parlamento martedì ha votato una mozione che impegna il governo “ad assicurare un adeguato coinvolgimento delle Camere con riguardo alla nuova proposta di aggiornamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ove effettivamente necessaria”.
Il ministro Foti ha fatto sapere non ufficialmente che i progetti da definanziare – e magari spostare sui Piani di sviluppo e coesione – ammontano a circa 14 miliardi e che quei fondi potrebbero essere impiegati per fornire incentivi alle imprese penalizzate dai dazi americani: un utilizzo che però non incontra i favori della Commissione Ue. […]
Pnrr Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
FINANZIAMENTI EUROPEI