
CHE GAZA SUCCEDE? - COME SE LE BOMBE ISRAELIANE NON BASTASSERO, NELLA STRISCIA I CIVILI SONO "VITTIME" DI UNA PESSIMA ORGANIZZAZIONE DELLA DISTRIBUZIONE DEGLI AIUTI UMANITARI - "GAZA HUMANITARIAN FOUNDATION" È LA SOCIETÀ, CRITICATA DALLA NAZIONI UNITE E IN ODORE DI MOSSAD, INCARICATA DI GESTIRE GLI APPROVVIGIONAMENTI: SECONDO IL "NEW YORK TIMES" È STATA FONDATA DA "FUNZIONARI CON UNO STRETTO LEGAME CON IL GOVERNO ISRAELIANO" - IERI I CIVILI HANNO ASSALTATO DUE CENTRI PER LA DISTRIBUZIONE DEGLI AIUTI, ZONE CONTROLLATE DALL’ESERCITO ISRAELIANO E DA PARAMILITARI AMERICANI...
Estratto dell'articolo di Nello Del Gatto per "la Stampa"
Ottomila scatole di cibo, ognuna sfama 5,5 persone per 3,5 giorni, per un totale di 462.000 pasti. Sono questi i numeri del primo giorno di distribuzione degli aiuti a Gaza attraverso il nuovo meccanismo messo in atto con l'operazione i Carri di Gedeone.
La distribuzione è cominciata, con un giorno di ritardo, ad opera della Gaza Humanitarian Foundation, in due siti a Sud della Striscia. Non senza problemi. Fonti palestinesi denunciano che gazawi, esasperati, hanno fatto irruzione in uno dei due Secure Distribution Sites attivi e hanno razziato quanto c'era.
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I locali denunciano che l'esercito israeliano con elicotteri e tank avrebbe fatto fuoco sulla folla per disperderla, cosa smentita dai militari che dicono di aver esploso solo colpi di avvertimento da parte delle truppe. La fondazione, in un comunicato, parla di problema legato «alle necessità enormi sul campo».
Secondo la versione della società svizzera che distribuisce gli aiuti, nel tardo pomeriggio, «il volume di persone presso il sito era tale che il personale si è ritirato per consentire a un piccolo numero di cittadini di Gaza di prendere gli aiuti in sicurezza e disperdersi». Gli addetti alla sicurezza avrebbero sparato in aria per disperdere la folla. I disordini non hanno provocato feriti.
Le operazioni riprenderanno oggi dalle 9 alle 18. In migliaia sono riusciti a prendersi i pacchi che comprendono pasta, pomodoro, riso, farina, zucchero, sale, scatolame e altro. Le immagini diffuse mostrano file di persone presso i due centri, uno a Rafah sul corridoio Morag, tra la città di confine con l'Egitto e Khan Yunis, e un altro a Tel Al-Sultan, non lontano dall'altro. Un terzo, sempre a Rafah e un quarto, sul corridoio Netzarim a Sud di Gaza City, saranno aperti a breve.
Alcuni video mostrano lunghe file di persone, in uno si vede una persona brandire la bandiera americana, in un altro si urla contro Hamas. Gruppo che ha più volte minacciato i civili che vogliano prendere gli aiuti. Undici, secondo fonti di Gaza, quelli uccisi dai miliziani per collaborazionismo. Il ministero degli Interni della Striscia ha condannato l'operazione, augurandosi fallisca.
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Secondo fonti locali, miliziani di Hamas hanno anche distribuito cibo gratis nella zona umanitaria di Al Mawasi per dissuadere i gazawi dal prendere gli aiuti della GHF e sono stati istituiti posti di blocco per impedire ai civili di recarsi presso i centri di distribuzione. Critiche sul sistema di distribuzione, da parte delle Nazioni Unite e dalla maggior parte delle organizzazioni umanitarie.
«Non partecipiamo a questa modalità, è una distrazione da ciò di cui c'è realmente bisogno», ha dichiarato Jens Laerke, portavoce dell'ufficio umanitario delle Nazioni Unite (Ocha). Juliette Touma, direttrice della comunicazione dell'Unrwa, lamenta di non sapere cosa venga distribuito.
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«Sappiamo cosa serve, sappiamo cosa manca e siamo molto, molto lontani da quell'obiettivo quotidiano. Il fabbisogno è di almeno 500-600 camion carichi di rifornimenti che dovrebbero raggiungere la Striscia». [...]
Gaza Humanitarian Foundation è un ente registrato in Svizzera (dove è stata aperta un'inchiesta a riguardo) e fondato da ex militari. Il suo direttore esecutivo, Jack Wood si è dimesso perché, ha detto, il piano di distribuzione «non può essere attuato nel rigoroso rispetto dei principi di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza».
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Secondo i piani, contractors americani di sicurezza schederebbero le famiglie di Gaza per consegnare loro gli aiuti, per evitare che vengano presi da Hamas. Intanto continuano febbrili i colloqui per trovare un accordo su tregua e liberazione ostaggi. [...]
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distribuzione cibo e medicine a gaza
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