
UN ALTRO GRANDE FLOP DI NORDIO – LA DURATA DEI PROCESSI CIVILI IN ITALIA È AUMENTATA, NONOSTANTE I MILIARDI DI FONDI EUROPEI INVESTITI PER VELOCIZZARLA: NEL 2024 IN PRIMO GRADO È STATA IN MEDIA DI 488 GIORNI, CONTRO I 486 DEL 2023 – L’OBIETTIVO DEL PNRR, CHE IMPONE DI ABBATTERE LA DURATA DEI PROCEDIMENTI DEL 40% ENTRO LA METÀ DEL 2026, ORMAI È QUASI IMPOSSIBILE DA CENTRARE. LO CERTIFICA IL MONITORAGGIO DEL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA – L’ACCUMULO DI FASCICOLI (+12,4%) RIGUARDA SOPRATTUTTO I CASI SULLA CITTADINANZA E…
Estratto dell’articolo di Paolo Frosina per “il Fatto Quotidiano”
carlo nordio alla camera - foto lapresse
Nonostante i miliardi europei investiti per velocizzarla, la durata dei processi civili in Italia ha smesso di diminuire. Anzi, in primo grado è addirittura tornata a crescere: nel 2024 è stata in media di 488 giorni, contro i 486 del 2023.
E l’obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che impone di abbatterla del 40% entro la metà del 2026, ormai è quasi impossibile da centrare. A dirlo è il monitoraggio statistico aggiornato al 31 dicembre dello scorso anno, pubblicato a inizio aprile dal ministero della Giustizia guidato da Carlo Nordio [...]
Il dato di partenza (baseline) adottato dal Pnrr è quello del 2019, quando per un verdetto definitivo servivano 2.512 giorni, quasi sette anni. Una lunghezza monstre che il governo si è impegnato ridurre del 40% entro il 30 giugno dell’anno prossimo, portandola almeno a 1.507 giorni (quattro anni circa).
Nell’arco degli ultimi 12 mesi, però, la corsa si è impantanata: dopo aver segnato un -11,8% nel 2022 e un -17,4% nel 2023, nel 2024 il disposition time è calato di pochissimo, da 2.075 a 2.008 giorni (cinque anni e mezzo), appena il 20,1% in meno rispetto alla baseline.
CARLO NORDIO CON UNO SPRITZ - MEME
Ne consegue, ammette lo stesso ministero nella relazione, che “il raggiungimento dell’obiettivo richiederebbe un ulteriore decremento del 19,9% da conseguirsi in un anno e mezzo“: in sostanza, in soli 18 mesi bisognerebbe raddoppiare il risultato raggiunto dal 2019 a oggi. Un’impresa disperata o quasi. Il secondo semestre del 2024, peraltro, ha peggiorato sensibilmente il risultato del primo: al 30 giugno, infatti, risultava una riduzione pari al 22,9%, con una durata media scesa a 1.936 giorni.
Dalla tabella riportata nel documento emerge che a fare da “zavorra” sono stati soprattutto i processi di primo grado. Lo scorso anno, infatti, i Tribunali non sono riusciti a ridurre nemmeno di un giorno il loro disposition time, che al contrario è aumentato dello 0,4% (due giorni) rispetto al 2023, assestandosi al -12,2% rispetto al 2019.
Male anche le Corti d’Appello – gli uffici di secondo grado – che nel 2024 hanno accorciato di soli dieci giorni la durata media dei processi, arrivando appena al -11,8% rispetto alla baseline. A trainare invece è la Cassazione con il suo -27,5%: senza il contributo della Corte Suprema, la riduzione negli ultimi 12 mesi sarebbe stata praticamente nulla.
Secondo la relazione del ministero, il mancato progresso nei Tribunali è causato da un accumulo di fascicoli: nel 2024 infatti c’è stato un notevole aumento delle cause iscritte, +12,4%, per un totale di 102.313 in più rispetto al 2023. Un’impennata che ha riguardato soprattutto i procedimenti in materia di protezione internazionale (+65,7%) e cittadinanza (addirittura +89%). [...]
A causa di questo sovraccarico di lavoro è stato formalmente mancato anche un altro importante obiettivo del Pnrr, lo smaltimento del 95% dell’arretrato accumulato al 2019 dai Tribunali: al 31 dicembre dell’anno scorso, scadenza intermedia concordata con l’Europa, la riduzione si è fermata al 93,2%, con quattro sedi sotto la soglia dell’80%. [...]