
L’INFERNO DI GAZA – A RAFAH MIGLIAIA DI FAMIGLIE SENZA VIVERI DA 11 SETTIMANE ASSALTANO I DUE CENTRI PER LA DISTRIBUZIONE DEGLI AIUTI CONTROLLATI DALL’ESERCITO ISRAELIANO E DA PARAMILITARI AMERICANI - DURANTE IL MARASMA UN GIORNALISTA DELL’AP HA SENTITO DEGLI SPARI, DEI TESTIMONI HANNO VISTO PROIETTILI PROVENIRE DA UN TANK. 42 FERITI, QUASI TUTTI LIEVI – LE NAZIONI UNITE: “SCENE STRAZIANTI, L’ONU NON È COINVOLTA” “LE SUE CRITICHE SONO IL COLMO DELL’IPOCRISIA”, GLI RISPONDONO GLI USA - NETANYAHU HA UN PROBLEMA: WASHINGTON. L’INVIATO DI BIBI IN AMERICA PER SBLOCCARE LO STALLO SUGLI OSTAGGI E SULL’IRAN… - VIDEO
Fabio Tonacci per la Repubblica - Estratti
gaza assalto al centro di distribuzione degli aiuti a Rafah
Cosa poteva succedere se non questo? Undici settimane di blocco degli aiuti umanitari, due milioni di palestinesi che hanno fame, i forni chiusi, le pance vuote.
Come poteva andare diversamente il giorno uno del nuovo sistema, se prima a Gaza c’erano quattrocento punti dove prendere il pane e ora soltanto due?
Per giunta controllati dall’esercito israeliano e gestiti da una controversa fondazione americana dove i dirigenti si dimettono ancor prima di entrare in carica.
Due centri di distribuzione per due milioni di persone. È stato il caos. E non poteva essere altrimenti.
Donne, vecchi, bambini, padri di famiglie affamate, madri di figli malnutriti, a migliaia sono arrivati a piedi dopo chilometri nella polvere e hanno preso d’assalto il sito allestito nel quartiere Tal al Sultan, zona di Rafah. Disarmati, spinti dai morsi dello stomaco. «Di più, eravamo centinaia di migliaia», dice chi, nella bolgia, ha tentato fino all’ultimo di afferrare lo scatolone che contiene, sì e no, due giorni di sopravvivenza. Un’altra scena che umilia la dignità umana entra nella penosa galleria della guerra di Gaza.
gaza assalto al centro di distribuzione degli aiuti a Rafah
Nelle nuvole di sabbia alzate dalla disperazione si sono intravisti spintoni, fughe a mani vuote, adulti urlanti che stringevano barattoli di fagioli secchi, soldati che sparavano in aria, carri armati, un elicottero che sorvolava e sollevava ancora più polvere, i cancelli buttati giù.
(...) La stampa israeliana scrive che a controllare la consegna degli aiuti nel sud, quindi a collaborare con l’esercito, c’è una nuova milizia legata ad Yasser Abu Shabab, membro di una potente famiglia beduina, accusato di essere un fondamentalista e leader di una gang criminale.
gaza assalto al centro di distribuzione degli aiuti a Rafah
Durante il marasma un giornalista dell’Ap ha sentito degli spari, dei testimoni hanno visto proiettili provenire da un tank. Ci sarebbero 42 feriti, quasi tutti lievi, però la notizia ancora nella serata di ieri sera non trovava conferme.
«Ottomila pacchi sono stati distribuiti, ognuno sufficiente per 5,5 persone per 3,5 giorni, in tutto 462 mila pasti», comunica la Gaza Humanitarian Foundation. «Nel pomeriggio il volume delle persone era così alto che il nostro team si è dovuto ritirare per permettere a un piccolo gruppo di prendere gli aiuti e disperdersi».
Minimizzano quel che non si può minimizzare. Per la confusione ieri la distribuzione è stata sospesa. Ci prova anche l’esercito a ridimensionare, garantendo che i siti diventeranno quattro e che oggi tutto funzionerà regolarmente.
«Scene strazianti, l’Onu non è coinvolta», commenta il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.
«Le sue critiche sono il colmo dell’ipocrisia», gli risponde il portavoce del dipartimento di Stato americano, Tammy Bruce. Si litiga sulla fame di milioni di palestinesi. Stamani alle 9 il centro di Rafah riapre. Fuori dalla Striscia migliaia di tonnellate di cibo rimangono inutilizzate sui tir fermi.
gaza assalto al centro di distribuzione degli aiuti a Rafah
ANCORA STALLO SUGLI OSTAGGI, L’INVIATO DI BIBI IN AMERICA
Gabriella Colarusso per la Repubblica - Estratti
Netanyahu ha un problema: Washington. Il suo fidato ministro per gli affari strategici, Ron Dermer, è volato alla Casa Bianca due giorni fa per cercare una strategia comune su due fronti che rischiano di infiammare i rapporti tra i due storici alleati: Gaza e l’Iran.
gaza assalto al centro di distribuzione degli aiuti a Rafah
I negoziati sul cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi sono finiti su un binario morto. Hamas ha respinto il piano dell’inviato Usa per il Medio Oriente Witkoff che prevedeva una tregua solo parziale per consentire la liberazione di una parte dei rapiti e la permanenza dell’esercito israeliano nella Striscia. Witkoff e il responsabile Usa per gli ostaggi Adam Buehler hanno promesso sviluppi in breve tempo, ma ancora nulla si è mosso.
E ora i parenti degli ostaggi vogliono le dimissioni di Dermer, giudicato incapace di portare avanti una trattativa efficace senza seguire interessi di parte. Anche la pressione europea sul governo Netanyahu cresce, e per l’amministrazione Trump, che si era presentata come la presidenza della “pace”, Gaza sta diventando un altro rompicapo difficile da risolvere insieme a quello russo- ucraino. Non solo. Il giornale Axios racconta che Trump e Netanyahu hanno avuto una discussione accesa la scorsa settimana anche sull’Iran. Il presidente Usa avrebbe chiesto al premier israeliano di non fare nulla che metta a repentaglio i negoziati sul nucleare con Teheran.
ASSALTO AL CENTRO DI DISTRIBUZIONE AIUTI DI RAFAH
Da tempo Israele si prepara a una operazione militare contro i siti nucleari iraniani, Trump e altri alti funzionari statunitensi sono preoccupati che possa agire sabotando la diplomazia e aprendo un nuovo fronte di guerra. Con Dermer negli Stati Uniti c’è anche il capo del Mossad, David Barnea, i due hanno incontrato il vicepresidente Vance, Witkoff e il direttore della Cia John Ratcliffe. Nel frattempo il governo di ultradestra di Netanyahu prosegue nell’offensiva pure sulla Cisgiordania e ha approvato la creazione di 22 nuovi insediamenti illegali nei territori occupati
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benjamin netanyahu e donald trump nello studio ovale
ASSALTO AL CENTRO DI DISTRIBUZIONE AIUTI DI RAFAH
ASSALTO AL CENTRO DI DISTRIBUZIONE AIUTI DI RAFAH