
MACRON E MELONI, NEMICI AMATISSIMI – HANNO BISOGNO L’UNO DELL’ALTRA PER NEUTRALIZZARE L’ESTREMA DESTRA DI LE PEN E SALVINI, E PER LA MAGGIOR PARTE DEI DOSSIER INTERNAZIONALI SONO SULLA STESSA LINEA - ACCANTONATA PER NECESSITÀ L’ANTIPATIA PERSONALE, RESTA IL DISACCORDO SUL SOSTEGNO MILITARE ALL’UCRAINA: LA FRANCIA, COME IL REGNO UNITO, NON ESCLUDE LA POSSIBILITÀ DI INVIARE TRUPPE, IPOTESI RESPINTA TOTALMENTE DALLA MELONI (PER PAURA CHE IL “PACIFISTA” SALVINI CI MONTI UNA CAMPAGNA…)
Estratto dell’articolo di Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
emmanuel macron giorgia meloni foto lapresse 8
La relazione tra Italia e Francia si poggia su un Trattato del Quirinale firmato il 26 novembre 2021 che ha ancora ampi margini di applicazione, per usare un eufemismo, e su una compenetrazione economica sottolineata due giorni fa da un consigliere dell’Eliseo con queste cifre: 98 miliardi di scambi di beni nel 2024, e 4000 imprese a cavallo tra i due Paesi che danno lavoro direttamente a 400 mila persone.
Questa è la base economica concreta, che incoraggia a valorizzare i punti di accordo e a provare a superare le divergenze politiche, che pure non mancano.
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Da parte francese, ma in fondo anche italiana, si tende a considerare che gli accordi sono più saldi e profondi dei disaccordi, che riguardano più che altro sfumature e metodo. Cominciamo dai primi, dai temi sui quali Italia e Francia hanno posizioni comuni
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Sull’Ucraina, entrambi i Paesi assicurano da sempre pieno sostegno all’Ucraina, attribuendo con chiarezza alla Russia il ruolo di aggressore e all’Ucraina quello di Paese aggredito, da sostenere e aiutare.
A cambiare sono i modi possibili, come vedremo, ma non c’è dubbio sul fatto che Parigi e Roma stiano dalla parte di Kiev. Il primo obiettivo comune è accentuare la pressione sulla Russia. Il secondo è fornire aiuto e assistenza all’Ucraina. Il terzo è riagganciare gli Stati Uniti, delusi dalla totale indisponibilità di Putin al negoziato.
VOLODYMYR ZELENSKY VLADIMIR PUTIN
Nel rapporto con gli Stati Uniti c’è una sostanziale identità di vedute, anche perché Donald Trump sembra non avere proseguito nella tentazione di costruire rapporti privilegiati con singoli Paesi europei. I dazi americani vengono minacciati contro tutta l’Unione europea, non ci sono Paesi favoriti né negoziati possibili Paese per Paese.
L’idea semmai è provare a riportare Washington nell’alveo della tradizionale alleanza con l’Europa, magari in vista del vertice in Canada di metà giugno.
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I disaccordi riguardano come aiutare l’Ucraina, posto che si vuole farlo. La Francia assieme al Regno Unito continua a non escludere la possibilità di inviare truppe in Ucraina una volta cessati i combattimenti, per garantire la pace.
L’Italia non lo esclude totalmente se questo avvenisse in ambito Onu, ma propone piuttosto di estendere all’Ucraina l’applicazione dell’articolo 5 della Nato, pur senza farla entrare nell’organizzazione.
La Francia non è contraria in linea di principio, ma pensa che Trump non accetterebbe mai questa soluzione, perché non vuole l’Ucraina nella Nato proprio per non metterla sotto la tutela dell’articolo 5 (che implica l’assistenza militare quasi automatica in caso di attacco).
benjamin netanyahu e donald trump nello studio ovale
Su Gaza, se Italia e Francia condannano la politica del premier Netanyahu, il presidente Macron sembra voler affrettare i tempi di un riconoscimento dello Stato palestinese da parte della Francia, come è stato già fatto da Spagna e Irlanda, senza attendere una posizione comune europea.
C’è poi la questione dell’autonomia strategica europea, che presuppone una grande collaborazione nella Difesa — aspetto che in effetti esiste, con un lavoro comune molto intenso tra i ministri Crosetto e Lecornu — ma anche un inevitabile ruolo preminente della Francia (unica potenza nucleare della Ue e disponibile a estendere il suo ombrello di deterrenza ad altri Paesi) che lascia piuttosto fredda l’Italia. Ci sono poi questioni di metodo e di differenti personalità, per le quali vengono appunto organizzati vertici come questo.
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