
MERZ DEVE RINGRAZIARE MUSK – IL CANCELLIERE TEDESCO SI ERA PREPARATO AL TRAPPOLONE ALLA CASA BIANCA, MA ALLA FINE TRUMP HA VOLUTO PARLARE SOLO DI QUESTIONI INTERNE: I GIORNALISTI AMERICANI NON SONO INTERESSATI ALL’EUROPA, E HANNO CHIESTO CONTO AL TYCOON DELLO SCAZZO CON ELON E DELL’AUTOPEN DI BIDEN – MERZ HA TENUTO IL PUNTO SULL’UCRAINA, RINGRAZIANDO CONTINUAMENTE TRUMP PER NON FARLO INCAZZARE – IL DONO DEL CERTIFICATO DI NASCITA DEL NONNO TEDESCO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO E IL SIPARIETTO SULLO SBARCO IN NORMANDIA: “NON È STATO UN GIORNO PIACEVOLE PER VOI”; “CI AVETE LIBERATI DALLA DITTATURA NAZISTA, SAPPIAMO BENE COSA VI DOBBIAMO…” – VIDEO
LE PROVE IN STUDIO, L’OMAGGIO AL NONNO IL CANCELLIERE SUPERA LA PROVA AMERICANA
Estratto dell’articolo di Mara Gergolet per il “Corriere della Sera”
friedrich merz e donald trump alla casa bianca foto lapresse 6
Allenamento, prove in studio con i collaboratori, dossier, e infine la saggia tattica di abbassare le aspettative: «Non mi attendo da un singolo incontro risultati decisivi».
Friedrich Merz si è preparato all’invito nello Studio Ovale, addestrandosi come a un duello tv tra candidati presidenziali Usa […], consapevole che contava una sola cosa: uscire indenne dalle fauci del Leone, dall’imboscata se Donald l’avesse preparata.
[…] La missione è riuscita: per quanto il «successo» significa che il cancelliere ha ascoltato per buona parte dei 40 minuti un monologo di Trump, tenendo il punto — gli va riconosciuto — su quel che gli premeva.
friedrich merz e donald trump alla casa bianca foto lapresse 2
[…] Merz ha portato in dono un facsimile del certificato di nascita del nonno di Trump, in tedesco e con la traduzione in inglese, in una ricca cornice dorata nello stile preferito del presidente. Guarda caso, il nonno partito da Bad Dürkheim a 16 anni si chiamava Friedrich. Trump apprezza il regalo, il gelo si scioglie.
Ma The Donald, si capisce subito, non affonderà, ha voglia invece di usare le telecamere per il suo pubblico americano. Definisce il cancelliere «grandioso», un «bravo uomo».
[…] Il cancelliere, che per 15 minuti non parla, segna due punti a suo favore.
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Quando ricorda che domani (oggi, ndr ) è il D-Day, e invita l’America a riprendere il ruolo che ha avuto nella Seconda guerra mondiale. Non è andata tanto bene per voi, lo stuzzica Trump, e Merz ha la risposta pronta: «Ma quel giorno siamo stati liberati anche noi dalla dittatura nazista».
La seconda è quando ribadisce fermo che «noi siamo dalla parte dell’Ucraina».
Insiste che Kiev ha colpito in Russia obiettivi militari, non i civili, né le infrastrutture. Invita Trump un’altra volta a esercitare il suo potere per porre fine alla «terribile guerra», «il più importante scopo di tutti».
alice weidel saluta elon musk al congresso di afd
La scelta delle parole è elementare, trumpiana. Infatti The Donald afferma — come non aveva fatto ancora — riguardo alla minacciata rappresaglia russa per l’attacco con i droni ai bombardieri, di aver chiesto a Putin di evitarla.
Mettere Trump al centro, tenerlo agganciato all’Europa: questa era la missione. Una prova d’equilibrio. I commentatori tedeschi su X dicono «meglio non poteva andare», « home run» come nel baseball, l’ha portata a casa, «chapeau», «ha tenuto il punto».
Quelli dell’AfD attaccano. Noemi Seibt, l’influencer 23enne che organizzò l’intervista tra Musk e Weidel, scrive: «Imbarazzante, dice di essere grato che il suo Paese sia stati “liberato” quando invece è stato conquistato. Zero patriottico», se ci fossero dubbi sul sempre più aperto revisionismo dell’estrema destra.
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Come si era ripromesso all’inizio, Merz ha parlato poco, s’è sforzato di star seduto rilassato, ha osservato molto come Trump usava il tempo per parlare dell’Autopen di Biden e liquidare Elon Musk. Un buon attore secondario di uno show che era destinato ad altro, e che avrebbe infatti dato altri titoli. E anche questo dice, forse, quanto in alto Trump metta le relazioni con l’Europa nella sua agenda.
ELOGI E FERMEZZA MERZ ALZA IL MURO NELLA CASA BIANCA
Estratto dell’rticolo di Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
PER UN EFFETTO OTTICO, AL CONGRESSO DI AFD COMPAIONO I BAFFETTI SUL VOLTO DI ELON MUSK
[…] Più tardi, a conclusione di una giornata andata oltre ogni rosea aspettativa, e alla fine di altre due ore di faccia a faccia a porte chiuse, Merz annuncia che Trump ha accettato il suo invito in Germania e twitta che «gli Usa e la Germania hanno lo stesso dna».
All’Ard, il cancelliere consegna parole ancora più esplicite: con Trump ha stabilito un ottimo rapporto «personale». Ma nel faccia a faccia emergono anche le distanze con gli europei e Merz è costretto un paio di volte a correggere il capo della Casa Bianca, soprattutto sulla guerra in Ucraina. Lo fa, però, addolcendo talmente la pillola che Trump non sembra accorgersi delle puntualizzazioni.
donald trump e friedrich merz alla casa bianca foto lapresse 1
La prima visita di Merz negli Usa, in realtà, comincia sotto i peggiori auspici. I tedeschi diffondono l’agenda dell’incontro già mercoledì, e risulta che i due si vedranno con i giornalisti dopo il tete-a-tete. Quando arriva la notizia che l’incontro nello Studio Ovale si terrà prima del pranzo - dunque prima che Merz eTrump possano appianare eventuali differenze - tra gli sherpa è panico.
E dalla cancelliera filtra un messaggio: se il presidente lo provocherà ad esempio sull’Afd - il capo della Cdu gli risponderà per le rime.
Prima di entrare nello Studio Ovale, Merz prova dunque a preparare il terreno: lusinga Trump, lo definisce «l’unica chiave» per terminare la guerra in Ucraina. E quando il presidente mescola le carte davanti ai giornalisti, derubricando il conflitto a una rissa tra due “ragazzi” - Putin e Zelensky - il cancelliere prima svicola, poi parla di un obiettivo comune, «finire la guerra», infine puntualizza che c’è una differenza sostanziale: «La Russia bombarda i civili, l’Ucraina obiettivi militari».
VOLODYMYR ZELENSKY VLADIMIR PUTIN
E aggiunge che «la Germania è dalla parte dell’Ucraina». Un altro abisso rispetto all’equidistanza dell’americano.
Merz insiste anche un paio di volte su un obiettivo fondamentale: «Lei deve aumentare la pressione su Putin perché la guerra finisca», lo incalza. È uno dei capisaldi della sua missione a Washington.
E poi c’è il profluvio di ringraziamenti, sempre per scongiurare accessi di ira del presidente: piovono i “thank you”, per l’ospitalità, per l’incontro, per il 6 giugno, anniversario dello sbarco in Normandia.
Trump gli dà di gomito e prova a fare una battuta di pessimo gusto - «non è stato un giorno piacevole per voi». E ancora una volta Merz gli tiene testa e lo contraddice, fermo ma con garbo - «ci avete liberati dalla dittatura nazista, sappiamo bene cosa vi dobbiamo».
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In dote, per ammansirlo, il capo dei conservatori tedeschi ha portato al presidente Maga l’impegno a far impennare la spesa militare fino al 5% del Pil. E anche questa novità diventa l’occasione per un siparietto. Trump cita il generale Mac Arthur che aveva detto «non lasciate mai che la Germania si riarmi», ma risolve il dilemma a favore di Berlino.
«È una cosa buona o cattiva che la Germania si riarmi? Io penso sia una cosa buona. Cioè, fino a un certo punto, poi gli dirò, basta, non armatevi più», altra risata, altra sonora pacca sul ginocchio del cancelliere. Merz, ormai rilassato, sorride beato. E tace. Saggiamente.
elon musk intervista alice weidel su x 1
friedrich merz donald trump
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