donald trump ali khamenei iran usa

TRUMP HA UN’ALTRA GRANA: DISINNESCARE LA BOMBA DELL’AYATOLLAH – IL “NEW YORK TIMES” RIVELA CHE IL TYCOON HA BLOCCATO GLI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO I SITI NUCLEARI IRANIANI, PERCHÉ LA SUA PRIORITA’ È TROVARE UN ACCORDO CON TEHERAN PER LIMITARE IL PROGRAMMA NUCLEARE – IL NUOVO ROUND DI COLLOQUI SI TERRÀ SABATO A ROMA, MENTRE JD VANCE SARÀ IN VISITA NELLA CAPITALE. UNA “COINCIDENZA” CHE HA INFASTIDITO GLI IRANIANI. PER QUESTO LA CASA BIANCA HA CHIARITO CHE IL VICEPRESIDENTE NON PARTECIPERA’ AL SUMMIT –L’ALLARME DEL DIRETTORE DELL’AIEA, RAFAEL GROSSI: “L'IRAN NON È LONTANO DAL POSSEDERE UNA BOMBA ATOMICA”

NYT, TRUMP FERMA ATTACCO ISRAELE A SITI NUCLEARI IRAN

benjamin netanyahu donald trump foto lapresse

(ANSA) - WASHINGTON, 16 APR - Israele aveva pianificato di colpire i siti nucleari iraniani già il mese prossimo, ma nelle ultime settimane è stato fermato da Donald Trump, che preferisce negoziare un accordo con Teheran per limitare il suo programma nucleare: lo rivela il New York Times citando dirigenti dell'amministrazione Usa e altre persone informate sulle discussioni.

 

Trump ha preso la sua decisione dopo mesi di dibattito interno sull'opportunità di perseguire la diplomazia o sostenere Israele nel tentativo di rallentare la capacità dell'Iran di costruire una bomba atomica, in un momento in cui Teheran è stato indebolito militarmente ed economicamente.

 

CENTRALE NUCLEARE IRAN

Il dibattito ha evidenziato le divergenze tra i membri storicamente 'falchi' del governo americano e altri collaboratori più scettici sul fatto che un attacco militare all'Iran possa distruggere le ambizioni nucleari del paese ed evitare una guerra più grande. Il risultato è stato un consenso, per ora, di massima contro l'azione militare, con Teheran che ha manifestato la volontà di negoziare.

 

I funzionari israeliani, secondo il Nyt, avevano recentemente elaborato piani per attaccare i siti nucleari iraniani a maggio. Erano pronti a realizzarli e, a tratti, si sono mostrati ottimisti sul fatto che gli Stati Uniti avrebbero dato il loro consenso. L'obiettivo delle proposte era quello di ritardare di un anno o più la capacità di Teheran di sviluppare un'arma nucleare. Quasi tutti i piani avrebbero richiesto l'aiuto degli Stati Uniti non solo per difendere Israele dalla rappresaglia iraniana, ma anche per garantire il successo di un attacco israeliano, rendendo gli Stati Uniti parte integrante dell'attacco stesso. Per ora, Trump ha preferito la diplomazia all'azione militare.

 

L'AIEA, 'L'IRAN NON È LONTANO DALLA BOMBA NUCLEARE'

donald trump e ali khamenei

(ANSA-AFP) - VIENNA, 16 APR - L'Iran "non è lontano" dal possedere una bomba atomica. E' l'avvertimento del direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, in un'intervista al quotidiano Le Monde pubblicata oggi, poche ore prima di una visita a Teheran.

 

"È come un puzzle: hanno i pezzi e forse un giorno potrebbero rimetterli insieme. C'è ancora molta strada da fare prima di arrivarci. Ma non sono lontani, dobbiamo ammetterlo", ha detto. "Non basta dire alla comunità internazionale 'non abbiamo armi nucleari' perché ci credano. Dobbiamo essere in grado di verificarlo", ha aggiunto.

 

IL NUOVO ROUND DI COLLOQUI USA-IRAN TORNA A ROMA

MISSILI IRAN

(di Cristina Ferrulli) (ANSA) - Dopo annunci e smentite iraniane, il dado è tratto: si svolgerà sabato a Roma il secondo round dei negoziati indiretti tra l'inviato Usa Steve Witkoff e il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi sul nucleare. A dare la conferma la tv di stato iraniana che spiega che sarà "il ministero degli Esteri dell'Oman ad ospitare i colloqui", probabilmente all'ambasciata di Muscat nella capitale.

 

Era stato proprio Araghchi a riportare il negoziato a Muscat nonostante le parti avessero concordato in un primo momento di vedersi a Roma alla vigilia di Pasqua. Una retromarcia che, secondo alcuni media iraniani, derivava dalla riluttanza di Teheran a tenere i colloqui mentre nella capitale italiana era presente anche il vicepresidente Usa JD Vance.

 

L ACCORDO SUL NUCLEARE TRA TRUMP E KHAMENEI VISTO DA CHATGPT

E infatti la decisione sul cambio di sede viene definita dal portavoce del ministero degli Esteri, Esmail Baghaei, come "una mossa che potrebbe essere considerata una mancanza di serietà e buona volontà" mentre "siamo ancora nella fase di sperimentazione".

 

Il ministro degli esteri Antonio Tajani aveva confermato sin da subito la disponibilità del governo italiano ad ospitare i colloqui a Roma: "Abbiamo ricevuto la richiesta delle parti interessate e dell'Oman, che svolge il ruolo di mediatore, e abbiamo dato una risposta positiva", aveva detto.

 

Il responsabile della Farnesina, a quanto si apprende, nelle ultime ore ha avuto contatti con tutti i protagonisti del negoziato e ha anche tenuto informati i partner europei e dei paesi del Golfo, come Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, sulla continua disponibilità italiana ad offrire qualsiasi tipo di supporto alla mediazione Iran-Usa.

 

DONALD TRUMP JD VANCE

"L'Italia vuole semplicemente essere un ponte di pace, non abbiamo ambizioni di nessun tipo", aveva spiegato Tajani. Il primo incontro tra Witkoff e Araghchi, che si erano scambiati dieci messaggi attraverso il ministro degli Esteri omanita Badr Albusaidi, si era chiuso senza alcun reale passo avanti, nonostante alla fine dei colloqui indiretti a Muscat una settimana fa c'era stato un brevissimo faccia a faccia, un primo contatto diretto dopo molto tempo.

 

E anche il nuovo round negoziale parte con linee rosse ben demarcate da entrambi le parti e in un clima di diffidenza reciproca. "Siamo pronti a costruire fiducia rispetto a possibili preoccupazioni riguardo al nostro programma nucleare ma la questione dell'arricchimento dell'uranio non è negoziabile", ha chiarito Araghchi.

 

donald trump benjamin netanyahu foto lapresse1

In un'intervista a Fox News, Witkoff ha lasciato intendere che l'obiettivo degli Usa è impedire agli ayatollah di dotarsi dell'arma nucleare, tollerando tuttavia un certo margine di arricchimento dell'uranio (al 3,67% come prevedeva l'accordo Jpcoa del 2015 poi abbandonato da Trump, contro l'attuale 60%). Salvo poi chiarire su X che "l'Iran deve interrompere ed eliminare il suo programma di arricchimento nucleare e di armamento".

 

La richiesta degli Usa, secondo il Guardian, sarebbe quella di trasferire le scorte di uranio arricchito accumulate finora in un Paese terzo, come la Russia. Proposta alla quale però Teheran si oppone. In questa situazione è arrivato a Teheran il direttore dell'Aiea Rafael Mariano Grossi per incontrare Araghchi e il capo dell'Organizzazione per l'Energia Atomica dell'Iran, Mohammad Eslami.

 

BENJAMIN NETANYAHU ALL ONU DENUNCIA IL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO

Una missione accompagnata da un nuovo avvertimento del capo dell'Agenzia: l'Iran "non è lontano" dal possedere una bomba atomica. "È come un puzzle: hanno i pezzi e forse un giorno potrebbero rimetterli insieme. C'è ancora molta strada da fare prima di arrivarci.

 

Ma non sono lontani, dobbiamo ammetterlo", ha affermato in un'intervista a Le Monde. "Non basta dire alla comunità internazionale 'non abbiamo armi nucleari' perché ci credano. Dobbiamo essere in grado di verificarlo", è la richiesta rivolta a Teheran da Grossi.

 

I COLLOQUI TRA USA E IRAN FISSATI PER SABATO A ROMA MA VANCE NON CI SARÀ

Estratto dell’articolo di Lorenzo De Cicco per "la Repubblica"

 

khamenei vs trump

Contrordine, il secondo round di colloqui Usa-Iran si terrà a Roma, dopodomani. Da quanto è in grado di ricostruire Repubblica , lo ha confermato il ministro degli Esteri dell’Oman, Paese che gioca da mediatore in questa complicata partita sul nucleare, sentendo il vicepremier Antonio Tajani.

 

[...]  È stata soprattutto la Casa Bianca a premere perché il secondo giro di colloqui – indiretti, avverranno in due stanze separate, con gli omaniti a fare da spola, esattamente come a Muscat – si tenesse proprio a Roma. Nonostante l’irritazione che sarebbe filtrata dai Paesi dell’E3, dunque Regno Unito, Germania e Francia, interessati alle dinamiche della regione. Iraniani e omaniti non avrebbero gradito la presenza in città, in concomitanza con il summit, del vicepresidente americano, J.D. Vance, per questo avrebbero chiesto di restare a Muscat.

 

JD VANCE

L’altro ieri Trump ha chiamato il sultano dell’Oman. La situazione si è sbloccata. Ai due Paesi è stato assicurato che il vice-Donald non prenderà parte in alcun modo al confronto: venerdì vedrà la premier Giorgia Meloni, poi sarà a Castel Sant’Angelo, mentre sabato si dividerà tra il Vaticano (dovrebbe incontrare il Papa) e il Colosseo.

 

La Farnesina non avrà un ruolo diretto nel negoziato, che dovrebbe tenersi nell’ambasciata omanita sulla Camilluccia, Roma Nord. Ma Tajani, che in queste ore ha interloquito con Riad e Abu Dhabi, dovrebbe incontrare proprio Witkoff, Al Busaidi e l’iraniano Araghchi. Il titolare degli Esteri sabato vedrà pure il capo dell’agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, che ieri avvertiva: l’Iran «non è lontano» dalla bomba atomica. [...]

sito nucleare di natanz in iran

Ultimi Dagoreport

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)