
REFERENDUM COLPITO AL QUORUM! DOPO LA DISFATTA DEI QUESITI SU LAVORO E CITTADINANZA PARTE IL PROCESSO ALL’ISTITUTO REFERENDARIO. SE SOLO UNA VOLTA IN TRENT’ANNI SI È RAGGIUNTO IL QUORUM UNA RAGIONE CI SARÀ. METÀ DEGLI ITALIANI NON VA A VOTARE. NON CI CREDE PIU'! I PICCOLI CENTRI SI SONO TENUTI LONTANO DAI SEGGI, IL SUD NON HA RISPOSTO, SU TUTTI LA CALABRIA - TAJANI: “ORA BISOGNA CAMBIARE LA LEGGE SULLA CONSULTAZIONE POPOLARE”. E IL CENTRODESTRA PREPARA IL BLITZ SULLE FIRME DA RACCOGLIERE, NON PIÙ 500MILA, MA UN MILIONE…
Concetto Vecchio per repubblica.it
elly schlein vota per i cinque referendum
Un seggio romano questa mattina. Caldo messicano. Sezione deserta. Scrutatori annoiati. Libri sul tavolo per ingannare il lungo tedio. E infatti accolgono l’elettore con lo sguardo di chi non ne vede arrivare uno da ore. Non stupisca che alla fine sia finita con un’affluenza intorno al trenta per cento.
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I cinque referendum su lavoro e cittadinanza rappresentano una dolorosa disfatta per chi ci aveva creduto. A cominciare dal leader Cgil Maurizio Landini, che un anno fa, depositando le firme stipate in 1036 scatoloni in Cassazione aveva annunciato: “Porteremo a votare 25 milioni di elettori per cambiare questo Paese, e rimettere al centro il lavoro”.
MEME SULL ASTENSIONE AL REFERENDUM DELL 8 E 9 GIUGNO 2025
L’esito infausto apre l’inevitabile processo al referendum. Ma per l’istituto referendario valgono le considerazioni che si fanno in queste ore per l’Italia di Spalletti: la sconfitta viene da lontano. Se solo una volta in trent’anni si è raggiunto il quorum una ragione ci sarà. Il dato di oggi ribadisce una tendenza ormai annosa. Metà degli italiani non va a votare. Non ci crede più. Anche stavolta hanno retto soltanto le grandi città, gli elettori con istruzione elevata, gli ultimi bastioni rossi, dalla Toscana all’Emilia. I piccoli centri invece si sono tenuti lontano dai seggi, il Sud non ha risposto, su tutti la Calabria, indifferenza sostanziale anche nelle isole. Perché?
Non erano quesiti concreti?
elly schlein vota al referendum - foto lapresse
Erano referendum sulla vita materiale dei lavoratori. Un mondo che in questo Paese assomiglia spesso a una giungla. È vero che la disoccupazione è scesa al sei per cento e che l’economia cerca lavoratori, ma a che condizioni? I talenti infatti emigrano. I salari medi diminuiscono invece che aumentare, caso unico in Europa. La precarietà è il pane quotidiano di troppi. Paghe in nero. E ogni giorno tre operai muoiono nei cantieri.
Eppure gli italiani in maggioranza sono andati al mare. La destra, che ha propugnato l’astensione, ha già gioco facile nel gridare vittoria. Il campo largo non è riuscito a includere altri ceti, a mobilitare i delusi della democrazia, gli astensionisti cronici, molti dei quali sono proprio le principali vittime di condizioni contrattuali inaccettabili. Com’è possibile?
Certo, il contesto ha giocato un ruolo nella sconfitta dei proponenti. La tv pubblica ha preferito, per lungo tempo, chiudere gli occhi, non parlandone. La drammatica cornice mondiale – dazi, guerre, la tragedia di Gaza – ha modificato l’agenda informativa. Ma alla fine la gente è intelligente, sa benissimo decidere da sola: nel ’91, quando Craxi invitò a starsene in spiaggia, disubbidì. Stavolta no.
elly schlein vota al referendum - foto lapresse
Ora il centrodestra prepara il blitz sulle firme da raccogliere, non più 500mila, ma un milione. La Cgil, un anno fa, aveva parlato di quattro milioni di firme consegnate, ma alla fine quelle validate dalla Cassazione sono state poco più di mezzo milione per ciascun quesito. Ora la riflessione verterà fatalmente sulla necessità di cambiare le regole. Il ministro Tajani è già uscito allo scoperto: “Bisogna cambiare la legge sui referendum”. C’è chi, come il politologo Roberto D’Alimonte, propone di abbassare la soglia del quorum al 40 per cento.
referendum 8 e 9 giugno
antonio tajani giorgia meloni
meloni tajani
giuseppe conte vota per i referendum
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