
ROMA È IL CENTRO GEOGRAFICO MA NON POLITICO – GIORGIA MELONI, ESTROMESSA DALLA FOTO STORICA CON MACRON, ZELENSKY, STARMER E TRUMP, A SAN PIETRO, RICEVE UN’ALTRA DOCCIA GELATA DA URSULA – VON DER LEYEN HA CHIARITO ALLA PREMIER CHE IL TANTO AGOGNATO (DALLA DUCETTA) VERTICE TRA USA E UE SUI DAZI NON SARÀ IN ITALIA – CI SONO GIÀ UNA SERIE DI SUMMIT IN PROGRAMMA A CUI AGGANCIARE LA VISITA DI TRUMP, E POI CI SONO FORTI RESISTENZE DA PARTE DI DIVERSE ALTRE CANCELLERIE (SPAGNA, POLONIA, FRANCIA)
1. MELONI, CONTATTI CON URSULA PER RICUCIRE CON L’EUROPA. LA PREMIER TENTA UN ASSE CON STARMER
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
GIORGIA MELONI - URSULA VON DER LEYEN
Una telefonata. Di cortesia, visto che sabato mattina Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen si erano salutate solo fugacemente in piazza San Pietro.
Per discutere delle «questioni di interesse comune, tra cui il sostegno all’Ucraina e i temi commerciali». Vale a dire: cessate il fuoco e dazi.
Il progetto italiano dichiarato durante la missione alla Casa Bianca, d’altra parte, era organizzare un vertice tra Europa e Stati Uniti, ospitandolo a Roma. L’idea suggerita resta in piedi, perché la presidente della Commissione – deliberatamente ignorata dal tycoon nei primi cento giorni della sua amministrazione - preme molto per organizzare il summit. Quasi certamente, hanno però preso atto, non si terrà a Roma.
STRETTA DI MANO TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP - FUNERALE DI PAPA FRANCESCO
A pesare sono alcuni dati di realtà […]. Il primo: sono già in programma una serie di summit internazionali a cui potrebbe agganciarsi un’eventuale visita di Trump: il vertice Nato all’Aja o un summit a Bruxelles (senza trascurare l’ipotesi che sia Ursula a recarsi a Washington).
Inoltre, esistono forti resistenze […] da parte di diverse altre cancellerie continentali. Quelle della Spagna di Pedro Sanchez e della Polonia di Donald Tusk. Ma soprattutto, quella di Emmanuel Macron.
La battaglia diplomatica tra Roma e Parigi, culminata l’altro ieri nel caso della fotografia in Vaticano senza Meloni, dura da un paio di mesi. E il solco si è allargato attorno all’idea dei “volenterosi” anglo-francesi di inviare truppe sul terreno. Scegliendo di contestare pubblicamente quella impostazione, la premier ha sostanzialmente abbandonato il gruppo di lavoro che continua a riunirsi tra Parigi e Londra.
L’opzione elaborata da Macron e Starmer continua ovviamente a camminare sulle proprie gambe. Ma ha parzialmente ridefinito alcuni obiettivi, creando un terreno di potenziale convergenza futura con i più scettici. Adesso, ad esempio, i “volenterosi” progettano l’invio di istruttori militari per formare l’esercito ucraino.
Un dettaglio su cui Palazzo Chigi faticherebbe in futuro a dire no. E le strade tra Roma e Parigi potrebbero riavvicinarsi, anche grazie alla relazione che Meloni mantiene con Starmer, attorno a un’altra richiesta presente nella controproposta ucraina: quella di una qualche forma di garanzia di sicurezza degli americani.
[…] La sfida, per Meloni, è semmai quella di costruire un percorso per rientrare in questo gioco diplomatico, dopo la rottura netta con gli anglofrancesi. […]
2. VERTICE UE-USA SUI DAZI, TRUMP LO VUOLE A GIUGNO MA NON SARÀ A ROMA
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “La Stampa”
DONALD TRUMP URSULA VON DER LEYEN
[…] Von der Leyen e soprattutto il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, spingono per organizzare l’incontro a Bruxelles o a L’Aia. Una controproposta che dà un dispiacere a Meloni, ma che trova consenso tra diversi leader. Sicuramente Emmanuel Macron e Pedro Sanchez, in questo momento i più distanti dalla premier.
Non lo ammetterà mai pubblicamente, ma se la convinzione dei suoi fedelissimi rispecchia il suo pensiero, Meloni intravede un po’ anche lo zampino del francese nelle resistenze a organizzare il confronto Usa-Ue a Roma. C’è da dire che a Palazzo Chigi hanno cominciato a vedere assottigliarsi le proprie speranze, quando hanno letto che l’agenda del leader americano non prevedeva la tappa italiana né all’andata né al ritorno dalla missione in Arabia Saudita, prevista per metà maggio.
La morte di papa Francesco ha fatto il resto. L’arrivo di Trump nella capitale italiana, i funerali che si trasformano nel palcoscenico di incontri tra i leader, informali ma di grande rilevanza diplomatica, il faccia a faccia tra l’americano e il presidente Volodymyr Zelensky nella Basilica di San Pietro: quella manciata di ore in Vaticano ha prodotto come la sensazione che Roma abbia già consumato le proprie chance.
Il sogno di portare qui, allo stesso tavolo, Trump e i Ventisette, forse troppo prematuramente annunciato dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, potrebbe ridimensionarsi in un comunque importante bilaterale – se ci sarà - tra il tycoon e Meloni.
FUNERALE DI PAPA FRANCESCO - INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY NELLA BASILICA DI SAN PIETRO
In queste settimane la premier avrà anche il tempo e l’opportunità di ricalibrare il proprio posizionamento con gli alleati europei, non tanto sui dazi quanto sull’Ucraina, in modo da non trovarsi completamente disallineata. L’esclusione dalla foto a quattro, tra Zelensky, Trump, Macron e il britannico Keir Starmer, è diventato un piccolo caso e ha subito reso necessaria una riflessione sulla strategia fin qui adottata rispetto al progetto dei Volenterosi.
Giorgia Meloni si è tenuta, fino a ieri, ai margini dei lavori sulla missione europea che i leader di Parigi e Londra stanno definendo per garantire la sicurezza futura dell’Ucraina contro le mire della Russia. Ora che il piano sta assumendo una forma diversa, e che soprattutto si concretizzando il sostegno di Washington, la premier comincia ad appare meno scettica.
volodymyr zelensky emmanuel macron keir starmer foto lapresse
Nel lungo colloquio avuto con Zelensky, l’ucraino le ha illustrato lo stato dei negoziati tra Usa e Mosca sul cessate il fuoco. Nella proposta presentata da Kiev ai negoziatori di Trump si prevede uno scudo (il “backstop”) degli americani - come sperava Meloni - a copertura delle truppe europee, dove grande spazio sarà dato all’addestramento dei soldati ucraini, specificità in cui i militari italiani sono protagonisti nel mondo. Sono due fattori che mandano in crisi le certezze di Meloni e che potrebbero spingerla, prima o dopo, a non tenere completamente fuori l’Italia dalla missione.
MEME SULL INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY A SAN PIETRO BY EMAN RUS
ursula von der leyen - antonio costa - 24 febbraio 2025
GIORGIA MELONI TRA DONALD TRUMP E URSULA VON DER LEYEN - VIGNETTA DI GIANNELLI