
LA SLAVINA DEL RISIKO STA DIVENTANDO UNA VALANGA – GIANCARLO GIORGETTI MINACCIA LE DIMISSIONI SE VENISSE TOCCATO IL GOLDEN POWER SULL’OPERAZIONE UNICREDIT-BPM, E I DEPUTATI DEL CARROCCIO SI SPINGONO OLTRE: “FAREMO DI TUTTO PER DIFENDERE IL BANCO, SIAMO DISPOSTI ANCHE A FAR CADERE IL GOVERNO” – GIORGIA MELONI È DISPOSTA A FARE ALCUNE CONCESSIONI ALLA BANCA DI ORCEL (E ACCONTENTARE TAJANI), IN PARTICOLARE SULLO SLITTAMENTO DEI TEMPI DI ADDIO ALLA RUSSIA. MA LA LEGA INSISTE E NON SI VEDE VIA D’USCITA…
DAGOREPORT - IL GARBUGLIO DEL SUPER RISIKO BANCARIO SPACCA NON SOLO LA FINANZA MILANESE (DUELLO UNICREDIT-INTESA) MA STA FACENDO DERAGLIARE ANCHE IL GOVERNO DI DESTRA-CENTRO - GONG! È ANDATO IN SCENA UN PESANTISSIMO SHOWDOWN TRA MELONI, CHE È FAVOREVOLE AD APERTURE SUL GOLDEN POWER A UNICREDIT SULL’OPERAZIONE BANCO BPM CON TAJANI SOSTENITORE INDEFESSO DEL LIBERO MERCATO, E LA LEGA DI SALVINI CHE È PRONTA A FAR CADERE IL GOVERNO PUR DI NON MOLLARE IL “SUO” BANCO BPM A UNICREDIT - ARMATO DI BAZOOKA, È SCESO IN CAMPO IL MINISTRO DELL’ECONOMIA, GIANCARLO GIORGETTI: “SE CI FOSSE IL MINIMO DISALLINEAMENTO (CON MELONI), NON CI SAREBBE UNA MINACCIA DI DIMISSIONI, MA LE DIMISSIONI STESSE. NON SI ANNUNCIANO LE DIMISSIONI, LE SI DANNO…”
GOLDEN CAOS
Estratto dell’articolo di Luca Monticelli per “la Stampa”
Il risiko bancario ha scatenato accuse e veleni nel centrodestra: sul Golden power si sta consumando uno scontro durissimo nel governo. A più di un mese dal Consiglio dei ministri che ha messo i paletti all'offerta pubblica di sottoscrizione di Unicredit a Banco Bpm, il vicepremier Antonio Tajani ribadisce l'esigenza di rivedere le prescrizioni sull'acquisizione lanciata da Andrea Orcel.
La Lega fa muro e considera il Dpcm intoccabile mentre non è chiara la posizione di Palazzo Chigi, ma sembra che Giorgia Meloni sia disposta a immaginare qualche piccolo ritocco per accontentare Tajani e magari mettersi al riparo da eventuali richiami di Bruxelles.
giorgia meloni e giancarlo giorgetti - question time alla camera
Ieri il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha spiegato che su questa materia il Mef sta lavorando «in assoluto coordinamento con Palazzo Chigi ed è così fin dal primo giorno».
Se invece «ci fosse un minimo di disallineamento non troverete l'annuncio delle dimissioni, troverete le dimissioni perché le dimissioni non si annunciano, si fanno».
Con una presa di posizione così forte Giorgetti stoppa qualsiasi ipotesi di asse tra Meloni e Tajani per ammorbidire il Golden power sul caso Unicredit-Banco Bpm. Il ministro ricorda che il decreto sull'Ops prevede «un monitoraggio che è stato avviato. Nell'ambito della procedura, Unicredit e Banco Bpm hanno fatto le loro osservazioni, noi dovremo dare una risposta a queste osservazioni».
giancarlo giorgetti e matteo salvini ancona
Nel frattempo, prosegue Giorgetti parlando in Transatlantico in Senato, «hanno deciso di andare in tribunale, vanno tutti in tribunale in questo Paese, è un loro diritto, la causa non si nega a nessuno, e la cosa si incasina. Noi andremo avanti nel monitoraggio e daremo le risposte che dovremo dare, in assoluto coordinamento tra Mef e Palazzo Chigi», insiste.
Al Consiglio dei ministri del 18 aprile Tajani, che era contrario a utilizzare i poteri speciali su questa operazione bancaria […], era comunque riuscito a far cambiare la quarta prescrizione che imponeva a Unicredit di abbandonare immediatamente la Russia, ottenendo nove mesi a favore dell'istituto di piazza Gae Aulenti per cessare le attività a Mosca.
Giuseppe Castagna - PRIMA DELLA SCALA 2024
Ieri, però, il capo della Farnesina è tornato a dire di essere «assolutamente favorevole a rivedere le prescrizioni sulla Russia», indicando la necessità che i nove mesi siano «effettivi», visto che un mese è già passato e l'Ops è ferma.
Tajani spiega la sua posizione in difesa delle 270 aziende italiane presenti in Russia: «Su questo non faccio marcia indietro di fronte a nessuno, è una priorità come ministro degli Esteri, se si va nella direzione di fare un danno alle imprese si troverà la nostra opposizione fermissima».
A Giorgetti che evoca le dimissioni qualora venisse sconfessata la sua linea sul Golden power per Unicredit, il leader di Forza Italia risponde duramente: «Come ho sempre detto ho delle riserve sulla base giuridica del Golden power sull'offerta di Unicredit a Bpm, secondo me non è in ballo la sicurezza nazionale». Tajani si dice pronto a tornare in Consiglio dei ministri per rettificare i tempi dell'uscita di Unicredit dalla Russia: «O sono nove mesi effettivi o non voto».
Le dichiarazioni sono fumo negli occhi dei leghisti che faranno di tutto per difendere Banco Bpm, un istituto con una forte presenza in Lombardia: «Addirittura far cadere il governo», sostiene un deputato del Carroccio che vuole rimanere anonimo.
Secondo una fonte vicina al dossier, Palazzo Chigi sarebbe disposto a valutare un ulteriore slittamento della prescrizione che impone a Unicredit di abbandonare la Russia e di rivedere anche quella sul rapporto tra impieghi e depositi in Italia. Tuttavia, al momento il Dpcm «quello è e quello rimane», insiste la Lega, ma il caos nel governo è tale che la partita è destinata ad andare avanti nei prossimi giorni. […]
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SEDE DI BANCO BPM A PIAZZA MEDA - MILANO
ANDREA ORCEL - FOTO LAPRESSE
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I TRE FRONTI DI UNICREDIT
matteo salvini giancarlo giorgetti voto di fiducia sulla manovra 2024 foto lapresse
andrea orcel