
TANTI SALUTI ALLA SIDERURGIA ITALIANA – AL CAOS DELL’EX ILVA DI TARANTO SI AGGIUNGE QUELLO DELL’ACCIAERIA DI PIOMBINO, DOVE LA FAMIGLIA INDIANA JINDAL NON VUOLE PIÙ INVESTIRE: PIÙ DI MILLE DIPENDENTI RISCHIANO DI FINIRE SENZA UN IMPIEGO – A TARANTO ACCIAIERIE D’ITALIA HA CHIESTO LA CASSA INTEGRAZIONE PER 4MILA LAVORATORI, DOPO CHE LA MAGISTRATURA HA ORDINATO IL SEQUESTRO DELL’ALTOFORNO 1. E GLI AZERI DI BAKU STEEL RIMETTONO IN DISCUSSIONE L’ACCORDO CON IL GOVERNO
altoforno 1 - stabilimento ex ilva di taranto
1. ACCIAIO, ADESSO TREMA ANCHE PIOMBINO LA CRISI INFINITA DELLA SIDERURGIA ITALIANA
Estratto dell’articolo di Pino Di Blasio per “La Stampa”
La siderurgia italiana rivive il suo "Giorno della marmotta" da anni. Al mattino si sveglia, vede proiettata la sua ombra e immagina che l'inverno stia per finire.
A mezzogiorno mette su carta progetti di rilancio, ascolta le strategie di magnati indiani, imprenditori ucraini e cordate italiane e leva i calici verso un futuro di rilancio.
A sera ritorna nella tana della cassa integrazione per migliaia di lavoratori, dei progetti che vengono affossati dalla marcia indietro delle multinazionali, da una burocrazia elefantiaca, da fallimenti inattesi.
Sta succedendo a Taranto con l'ex Ilva: Acciaierie d'Italia, la società che gestisce l'impianto, ha chiesto la cassa integrazione per 4mila lavoratori, di cui circa 3.500 in quello pugliese.
La produzione è dimezzata dopo il sequestro dell'altoforno 1, deciso dalla procura di Taranto dopo l'incendio del 7 maggio, verificatosi per un'improvvisa anomalia al sistema di raffreddamento.
A Taranto funziona solo l'altoforno numero 4, l'incendio ha raddoppiato il numero dei cassintegrati chiesto da Acciaierie d'Italia. Avrebbero dovuto essere meno di duemila, stando all'accordo con il governo del 4 marzo. Due mesi dopo l'intesa è saltata.
documento di acciaierie d italia sul sequestro dell altoforno a taranto
Acciaierie d'Italia è al 68% della multinazionale franco-indiana ArcelorMittal, per il 32% è dello Stato. Da febbraio è in amministrazione straordinaria, il governo ha benedetto l'acquisizione da parte degli azeri di Baku Steel, ma le iniziative della magistratura hanno rimesso tutto in forse. […]
Da Taranto a Piombino, la situazione è la stessa. I sindacati hanno indetto uno sciopero per il 23 maggio alla Jsw Steel e alla Liberty Magona, per cercare di arginare una crisi che sembra irreversibile.
Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, resterà commissario straordinario per Piombino fino al 31 dicembre 2025, dopo il decreto di proroga. Dovrebbe essere la garanzia per i 1.326 dipendenti superstiti delle acciaierie di Piombino: 450 impiegati dagli indiani di Jsw Steel, altri 700 dagli ucraini di Metinvest, quando metteranno in funzione i loro impianti green.
Dovrebbero iniziare a produrre acciaio nel 2028, scadenza che sarà sancita dall'accordo con il governo da firmare il 22 maggio al Ministero delle Imprese.
[…] C'è poi il caos di Liberty Magona, lo stabilimento che produce laminati piani e che impiega 500 addetti più 75 interinali. La proprietà inglese Liberty Steel da ottobre ha manifestato l'intenzione di vendere. Per colpa del crac del gigante finanziario Greensill Capital. E gli ammortizzatori scadono a luglio.
[…] Magona potrebbe lavorare fino a 600mila tonnellate di coils prodotti da Metinvest.
Per quanto riguarda Jsw, il presidente Marco Carrai è pronto al passo indietro. È evidente che Jindal non vuole investire su Piombino, con Jsw ci saranno solo debiti e non rotaie. Non è più tollerabile. Da dodici anni siamo allo stesso punto».
2. EX ILVA, IL CASO URSO-MAGISTRATI AZERI VERSO UN’OFFERTA DIMEZZATA
Estratto dell’articolo di An.Duc. per il “Corriere della Sera”
altoforno 1 - stabilimento ex ilva di taranto
Il destino dell’ex Ilva e di ciò che resta dell’acciaio italiano torna a fare irruzione nell’agenda politica, con tanto di scontro tra governo e magistratura. A complicare la vicenda sul futuro del polo siderurgico di Taranto sono anche le conseguenze dell’incendio che ha bloccato un altoforno, dimezzando la capacità produttiva e, probabilmente, anche l’offerta del consorzio azero […].
Nell’immediato il governo ha convocato i sindacati per il prossimo 21 maggio a Palazzo Chigi, con l’intento di aggiornare le parti sociali e di affrontare l’avvio della cassa integrazione dopo l’incidente del 7 maggio scorso.
[…] a tenere banco è soprattutto l’ennesima frizione tra l’esecutivo e i giudici, innescata da reciproche accuse sulla gestione dell’emergenza nelle ore seguenti all’incendio che ha messo fuori uso l’altoforno 1.
Secondo il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, la procura di Taranto ha sequestrato l’impianto senza però autorizzare gli interventi indispensabili per evitare danni permanenti agli impianti.
Non a caso nelle ultime ore è tornato ad attaccare:«Non ci può essere chi costruisce e chi ostruisce», alimentando così lo scontro con la magistratura. A replicare è stata la giunta esecutiva dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) di Lecce.
«Le autorizzazioni sono state rilasciate in 22 ore, ben prima dei termini fissati. Accuse di falsità e inerzia sono gravi e infondate», spiegano i magistrati. Resta che il blocco dell’altoforno 1 avrà effetti pesanti sull’occupazione. «È chiaro — ammette Urso — che essendosi fermato un altoforno, e non potendo ripartire con la produzione, avremo una produzione dimezzata rispetto a quanto era stata pianificata e concordata anche con i sindacati, con l’accordo raggiunto con loro sulla gestione della cassa integrazione. E metà produzione, significa metà occupati rispetto a quanto programmato».