
TRUMP NON PERDONA: TI USA FINCHÉ GLI SERVI, MA SE LO TRADISCI TI SCARICA – IL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO HA “PRESO ATTO” DELLE SCUSE DI ELON MUSK, MA NON SI È SPINTO MOLTO OLTRE: HA DETTO CHE ELON “È STATO MOLTO CARINO”, PARLANDO VAGAMENTE DI RICONCILIAZIONE, MA SENZA ENTUSIASMO – IL DANNO ORMAI È FATTO: MUSK, FORSE CON TROPPA KETAMINA IN CORPO, HA PASSATO IL SEGNO ACCUSANDO IL SUO EX “BEST BUDDY” DI PEDOFILIA (I FILE EPSTEIN) – AVREBBE DOVUTO FARE COME IL SUO EX SOCIO, PETER THIEL: MUOVERSI DIETRO LE QUINTE, E CONQUISTARE IL POTERE VERO, SENZA METTERSI IN COMPETIZIONE CON IL TYCOON...
1 - MUSK FA DIETROFRONT: « SCUSA DONALD , SONO ANDATO OLTRE»
Estratto dell’articolo di Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
donald trump e elon musk come frankenstein
Alla fine, dopo giorni di silenzio […], Elon Musk si scusa con Donald Trump per la raffica di accuse che gli ha scagliato contro la scorsa settimana: «Mi pento di alcuni dei miei post, sono andato troppo oltre».
Da giorni gli emissari […] cercavano di raffreddare uno scontro devastante: scambio di accuse feroci tra due personaggi abituati a non essere contraddetti, esploso sui canali istantanei e senza filtri della comunicazione digitale.
Musk, risentito per l’interruzione del suo rapporto col governo e per la revoca della nomina di un suo fedelissimo, Jared Isaacman, a capo della Nasa, era passato dai rilievi sulle politiche di bilancio del presidente, definite disastrose, agli attacchi personali al leader del quale si era definito best buddy : prima l’accusa a Trump di essere un ingrato, visto che senza l’aiuto di Elon avrebbe perso le elezioni.
LA LITE MUSK TRUMP NELLA PRIMA PAGINA DEL NEW YORK POST
Poi la bomba, definita così dallo stesso Musk: i file delle indagini su Jeffrey Epstein, il miliardario condannato per abusi sessuali e traffico di minorenni morto suicida in carcere nel 2019, mai pubblicati dal ministero della Giustizia perché in quei documenti si parla di Trump: praticamente un’accusa di pedofilia.
Apparso ad alcuni che lo hanno incontrato di recente in uno stato psicologico alterato — per l’abuso di droghe e farmaci antidepressivi o per mesi di stress estremo — Musk si era rimangiato subito una minaccia che sapeva di suicidio imprenditoriale: la disattivazione delle capsule spaziali Dragon usate dalla Nasa, l’unico veicolo a disposizione degli astronauti americani, dopo che Trump aveva ipotizzato la cancellazione dei contratti delle agenzie federali con SpaceX. Qualche giorno dopo Elon aveva cancellato anche il post sul caso Epstein.
DONALD TRUMP ELON MUSK JD VANCE
Non è bastato e allora ecco le scuse formali di Musk […]: parole che dovrebbero scongiurare la cancellazione di contratti governativi miliardari. Lunedì […] Musk ha telefonato a Trump su spinta sia del vicepresidente JD Vance, sia di Susie Wiles, capo dello staff alla Casa Bianca. Il presidente ha poi detto: «È stato molto carino da parte sua».
Ma questi contatti certo non porteranno a una vera ricucitura. Il danno Elon lo ha ormai fatto. A Trump ma anche a sé stesso: ancora a febbraio dichiarava il suo amore per un personaggio che già considerava un pedofilo e che sapeva deciso ad allargare spesa e debito pubblico.
elon musk riceve la chiave della casa bianca da donald trump
Fin dall’alba di internet i big della Silicon Valley hanno commesso l’errore di sottovalutare il ruolo del governo. Il primo pentito è stato il fondatore di Microsoft, Bill Gates.
Che, pure, voleva le mani libere da regole, ma non pensava di sostituirsi al governo. Oggi, con le tecnologie digitali penetrate ovunque nelle nostre vite e con l’intelligenza artificiale, molti imprenditori digitali pensano a un loro crescente ruolo anche politico.
Ma, mentre tycoon come Peter Thiel e Marc Andreessen si muovono dietro le quinte per conquistare fette di potere reale, Musk ha voluto le luci della ribalta arrivando addirittura a dividere il palcoscenico col presidente. Che lo ha a lungo assecondato, ignorando gli allarmi dei suoi consiglieri, convinti che quella storia non sarebbe finita bene.
donald trump peter thiel tim cook
Trump sapeva di dovere un trattamento speciale a un grande imprenditore che lo ha sostenuto con un enorme impegno personale e finanziario. Ma alla fine ha seguito il suo vecchio istinto: ti uso fin quando mi servi.
Quando Elon e il suo Doge hanno perso popolarità nei sondaggi e un candidato repubblicano alla Corte suprema del Wisconsin, sostenuto attivamente da Musk, è stato battuto, per l’imprenditore è suonata la campana dell’ultimo giro.
elon musk donald trump jd vance
La pietra tombale se l’è tirata addosso lo stesso Musk arrivando allo scontro fisico col ministro del Tesoro, Scott Bessent, quasi sotto gli occhi del presidente e insultando pesantemente un consigliere molto vicino a Trump come Peter Navarro.
Ora Musk deve cercare di salvare Tesla e rilanciare SpaceX e Starlink sperando che Trump non gli metta i bastoni tra le ruote. Ieri il miliardario gli ha offerto un altro pegno: a un follower che su X ha scritto che il suo impegno nel governo gli è costato 113 miliardi di dollari, un quarto del suo patrimonio, Elon ha risposto «Ne è valsa pena».
2 - LE SCUSE DI MUSK A DONALD "SONO PENTITO, HO ESAGERATO"
Estratto dell’articolo di Anna Lombardi per “la Repubblica”
Elon Musk va a Canossa. E chiede scusa a Donald Trump via social, che poi è l'unico modo in cui l'uomo più ricco del mondo e quello più potente si sono confrontati di recente (o meglio: si sono scontrati).
«Mi pento di alcuni miei post sul presidente. Sono andato troppo oltre» ha dunque scritto all'alba di ieri l'imprenditore di origine sudafricana su quello stesso X da dove, pure, solo una settimana fa aveva dichiarato guerra all'inquilino della Casa Bianca.
[…] Quanto […] l'accettazione delle scuse corrisponda a perdono è difficile da stabilire: «Non sono contento delle sue parole. Credo stia molto male» aveva d'altronde detto Trump parlando del fattaccio al tabloid New York Post.
«La mia priorità è rimettere in sesto il Paese» aveva poi ribadito, pur senza escludere la possibilità di ricucire i rapporti. «Gli auguro solo il meglio» aveva aggiunto. Poco dopo, Musk gli aveva risposto: «Anche io».
Difficile è anche capire quanto la tregua possa trasformarsi in una pace duratura: «Non sono stupidi. Sanno che la guerra aperta danneggia entrambi» ci aveva detto l'esperto di politiche tecnologiche Alec Ross notando che Musk già al primo giorno di contenzioso aveva visto crollare le azioni di Tesla di un ulteriore 14 per cento.
E Trump rischiava di perdere i giovani sostenitori maschi portatigli dall'imprenditore: «Senza una tregua la distruzione reciproca è assicurata. Anche se non torneranno a fidarsi l'uno dell'altro, potrebbero ristabilire una qualche forma d'alleanza più ponderata e a distanza di quella avuta finora». Almeno fino alla prossima pillola di quella ketamina che fa volare su Marte il lunatico Mister Musk.
trump e musk in versione studio ghibli
peter thiel donald trump
donald trump e Peter Thiel
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