
SUL FINE VITA, SI MUOVE IL GOVERNO – MELONI SONDA LA MAGGIORANZA SU UN PROGETTO DI LEGGE-LIGHT BASATO SULLE CURE PALLIATIVE DA OFFRIRE AI MALATI TERMINALI - A DECIDERE SAREBBE UN COMITATO ETICO NOMINATO PER DECRETO - LA LEGA FRENA (“CON CALMA”, DICE SALVINI) . E ANCHE MELONI, CONSAPEVOLE DELLE DIVERSE SENSIBILITÀ INTERNE AL SUO STESSO PARTITO, SI MUOVE CON PRUDENZA - I PALETTI DEI "PRO VITA" SECONDO CUI LO STATO NON DEVE METTERE LA FIRMA SUL SUICIDIO ASSISTITO…
Estratti da lastampa.it
Stavolta, forse, ci siamo. L’Italia potrebbe “presto” dotarsi di una legge sulla morte volontaria medicalmente assistita. Un testo unitario della maggioranza, che però si annuncia orientato ideologicamente sulle posizioni della destra e attento a non scontentare l’universo pro-Vita. L’impostazione, emersa da una riunione a Palazzo Chigi, è chiara: tenere il più possibile lontani giudici e Servizio sanitario nazionale dalle decisioni sull’eutanasia, affidando i casi al vaglio di un Comitato etico nazionale, nominato direttamente dal governo tramite Decreto del Presidente del Consiglio.
All’incontro, oltre alla premier Giorgia Meloni e al sottosegretario Alfredo Mantovano, hanno partecipato i ministri Carlo Nordio (Giustizia) ed Eugenia Roccella (Famiglia), i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il presidente della Commissione Affari Sociali Franco Zaffini e il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi. Una cabina di regia ristretta per definire i contorni di una proposta che però, almeno per ora, non gode ancora di una sintesi compiuta.
A spingere per una linea rigorosa è Fratelli d’Italia, dove – spiega una fonte che preferisce restare anonima – è forte l’idea che lo Stato non debba «mettere la propria firma sul suicidio assistito». In questa visione, sostenuta dai meloniani vicini a Mantovano e Roccella, la sanità pubblica dovrebbe limitarsi a garantire cure palliative su tutto il territorio, senza finanziare alcuna struttura o percorso per il suicidio medicalmente assistito.
Una posizione che punta anche a concentrare nelle mani dell’esecutivo il controllo sulle valutazioni etiche, attraverso la nomina di esperti allineati.
alfredo mantovano giorgia meloni
Linea, quest’ultima, che trova l’appoggio del leader azzurro Tajani: «Una legge va fatta rispettando i dettami della Corte, ma ricordando che il suicidio assistito non esiste. Noi siamo per le cure palliative». Più cauto invece Salvini, che all’uscita dalla riunione a Palazzo Chigi si limita a un laconico «con calma…».
E ancor più prudente – secondo i presenti – è apparsa Meloni, consapevole delle diverse sensibilità interne al suo stesso partito. La premier ha infatti invitato a «evitare forzature ideologiche», sottolineando come la rotta debba restare quella tracciata dalla Corte costituzionale, che ha già indicato i limiti di non punibilità per l’aiuto al suicidio e sollecitato a più riprese il Parlamento a intervenire.
Nonostante i toni ottimistici, dunque, la legge non può ancora considerarsi cosa fatta. I nodi politici restano e, soprattutto, in questo momento manca un testo che possa dirsi totalmente condiviso. Ma i tempi stringono: l’obiettivo è portare la proposta al Senato il prossimo 17 luglio, rispettando la tabella di marcia dell’Aula di Palazzo Madama già calendarizzata nelle scorse settimane.
antonio tajani maurizio lupi assemblea nazionale di noi moderati foto lapresse
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