
GLI ITALIANI NON MOLLANO LE “BIONDE” – IL NUMERO DI FUMATORI FATICA A DIMINUIRE NEL NOSTRO PAESE: NEL 2008 ERA IL 30% DELLA POPOLAZIONE, OGGI È IL 24% – SECONDO IL RAPPORTO 2025 DELL'EURISPES, IL 60% DEI FUMATORI INTERVISTATI NON HA MAI PROVATO A SMETTERE E IL 90% NON HA INTENZIONE DI PROVARCI A BREVE – SOLO IL 7,7% PENSA CHE LO STATO DOVREBBE AUMENTARE LA TASSAZIONE SU SIGARETTE E TABACCO...
(ANSA) - La percentuale di fumatori fatica a diminuire in Italia: nel 2008 rappresentavano il 30% della popolazione, mentre oggi sono il 24%. Si conferma inoltre la tendenza che vede ridursi il divario tra fumatrici e fumatori. Sono alcuni dei dati della scheda-sondaggio sui fumatori italiani pubblicata nel Rapporto 2025 dell'Eurispes realizzata anche grazie al contributo di Philip Morris Italia.
L'88,4% del campione ha iniziato fumando sigarette. Rimane limitato l'uso, come primo prodotto, dei prodotti a tabacco riscaldato con il 2,2%, anche se i fumatori di prodotti tradizionali manifestano un atteggiamento in larga parte positivo verso prodotti scientificamente riconosciuti come meno dannosi.
L'85% ritiene essenziale che i cittadini siano informati, in presenza di evidenze scientifiche sulla minore dannosità dei prodotti senza combustione. Inoltre, oltre la metà si dichiara favorevole a politiche fiscali e regolatorie differenziate tra prodotti tradizionali e alternativi.
La netta maggioranza del campione (67,5%) sostiene che i fumatori dovrebbero essere incoraggiati dallo Stato e dalle istituzioni sanitarie a considerare il passaggio a prodotti alternativi nel caso in cui fosse scientificamente provato che questi siano meno dannosi. Solo il 7.7 % ritiene che lo Stato dovrebbe aumentare la tassazione sui prodotti tradizionali da fumo.
La maggioranza dei fumatori intervistati (60,3%) non ha mai provato a smettere. Tra coloro che ci hanno provato, il 62,3% lo ha fatto da solo, mentre solo il 5,8% si è rivolto a un centro antifumo. Ben il 90% dei fumatori non manifesta alcuna intenzione concreta a smettere di fumare a breve termine. Soltanto un decimo degli intervistati (10,8%) dichiara di volerlo fare entro sei mesi, un dato rimasto stabile dal 2019.