
IL PESCE PIÙ È PICCOLO, MENO FA MALE - LO DICE LA SCIENZA: SARDINE, SGOMBRI E ACCIUGHE TENDONO AD ACCUMULARE MINORI QUANTITÀ DI MERCURIO RISPETTO AGLI ESEMPLARI PIÙ GRANDI E LONGEVI, COME IL PESCE SPADA O IL TONNO - PER LA PROPRIA SALUTE È MEGLIO SCEGLIERE TROTE O SALMONI SELVAGGI, PROVENIENTI DA ACQUE PULITE E DA FONTI SOSTENIBILI, OPPURE MERLUZZO O PLATESSA, PROVENIENTI DA AREE CERTIFICATE E CONTROLLATE...
Estratto dell'articolo di Valter Longo per www.corriere.it
Il cibo può essere una medicina, ma può anche contribuire a malattie. Infatti, nella dieta della longevità si consiglia agli adulti fino a 65 anni di età di consumare pesce 2-3 volte alla settimana, facendo attenzione a evitare quello potenzialmente tossico. Metalli come il mercurio e l’arsenico possono danneggiare il sistema nervoso, alterare o indebolire la risposta immunitaria e aumentare il rischio di sviluppare tumori.
Il mercurio o l’arsenico non sono i soli pericoli associati al pesce e ai frutti di mare. Esiste anche il rischio di contaminazione dovuta alla presenza di microbi come la Salmonella. Questo fenomeno è più comune nel pesce fresco, che grazie ad un alto contenuto di acqua e proteine è un terreno ideale per la proliferazione dei microbi. Il rischio rimane, però, contenuto se si adottano adeguate pratiche di conservazione, cottura e igiene.
Un altro problema emergente è l’abuso di antibiotici negli allevamenti marini, che ha lo scopo di prevenire malattie nei pesci, ma può favorire lo sviluppo di microrganismi patogeni insensibili ai farmaci. Tra questi microrganismi resistenti ai farmaci c’è lo Staphylococcus aureus, che può essere trasmesso dal pesce contaminato all’uomo e provocare intossicazioni alimentari anche gravi. [...]
I pesci ingeriscono microplastiche sia attivamente, mentre le cercano come cibo, sia passivamente, mentre nuotano. Questo può portare a ostruzioni intestinali, rilasci di sostanze tossiche e infiammazioni. Il pesce può continuare a essere parte di una dieta ideale, purché vengano seguite alcune linee guida per minimizzare i pericoli legati alla contaminazione.
1 Scegliere pesci a basso contenuto di metalli pesanti, cioè pesci più piccoli e a vita breve, come sardine, sgombri e acciughe, che tendono ad accumulare minori quantità di mercurio rispetto ai pesci più grandi e longevi, come tonno e spada.
2 Preferire pesce proveniente da acque pulite e da fonti sostenibili, come trota, salmone selvaggio o allevato responsabilmente, merluzzo o platessa, provenienti da aree certificate o controllate: quelle con certificazione MSC (Marine Stewardship Council) per la pesca sostenibile in mare aperto o ASC (Aquaculture Stewardship Council) per l’acquacoltura responsabile.
3 Mangiare ogni tipo di pesce non più di una volta a settimana e mangiare quelli contenenti alti livelli di mercurio ecc. non più di una volta ogni 2-3 settimane.
4 Conservare il pesce a basse temperature e consumarlo entro pochi giorni dalla pesca o dall’acquisto.
5 Educazione e monitoraggio: informarsi sui livelli di contaminazione nei pesci locali e seguire le raccomandazioni delle autorità sanitarie riguardo ai rischi di contaminazione in specifiche aree geografiche.
Hanno contribuito Romina Cervigni e Cristina Villa
CORSA DELLE SARDINE
platessa ricco di vitamina b
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