conclave papa cardinale carcdinali pietro parolin matteo maria zuppi pierbattista pizzaballa

E SE IL NUOVO PAPA FOSSE ITALIANO? TRA I PAPABILI PIETRO PAROLIN, MATTEO ZUPPI E PIERBATTISTA PIZZABALLA. IL SEGRETARIO DI STATO E’ L’UOMO DELL’ACCORDO CON I CINESI, IL CAPO DEI VESCOVI È PRETE DI STRADA, DI QUELLI CHE HANNO ADDOSSO L’ODORE DELLE PECORE, MA HA ANCHE QUATTRO QUARTI DI NOBILTÀ VATICANA. PIZZABALLA, PATRIARCA DI GERUSALEMME, È UN FRANCESCANO (OLTRE A ESSERE PARENTE DEL LEGGENDARIO PORTIERE DELL’ATALANTA) – CAZZULLO: "UN PONTEFICE ITALIANO MANCA DA 47 ANNI. MA IL CONCLAVE SI PREANNUNCIA APERTISSIMO. DOPO L’ARGENTINO BERGOGLIO SI POTREBBE ESSERE TENTATI DALL’ANDARE IN AFRICA O IN ASIA (OCCHIO A LUIS TAGLE, FILIPPINO). CIÒ CHE PIÙ CONTA È CHE..."

JD VANCE IN VATICANO CON PIETRO PAROLIN

Aldo Cazzullo per corriere.it - Estratti

 

Non è importante la nazionalità. L’importante è che sia un Francesco II: non tanto nel nome - anche se molti fedeli se l’aspettano - quanto nei fatti. Un vero erede di Bergoglio. Dopo di lui non si può tornare indietro. Ma proprio questo rende ancora più complesso individuare un successore.

 

Sarà un conclave apertissimo. Non c’è una figura dominante che si imponga, come accadde a Joseph Ratzinger. Non c’è neanche un papabile del conclave precedente che possa tornare, come accadde a Jorge Mario Bergoglio.

 

Le ultime volte si è andati in Europa, con il Papa polacco e con quello tedesco. Poi si è andati in Sud America, con il primo Papa latinoamericano. Ora si potrebbe essere tentati dall’andare in Africa o in Asia (e qui il primo nome che viene in mente è quello di Luis Tagle, filippino di madre cinese). Però torna anche la suggestione di un Papa italiano, che sarebbe un punto di tenuta in un mondo polarizzato e in una Chiesa divisa.

PIETRO PAROLIN - SERGIO MATTARELLA

 

Ovviamente, sono soltanto ipotesi. Fiati di vento. Eppure la speranza è già viva. Un Papa italiano manca da 47 anni: almeno due generazioni di fedeli non non l’hanno mai conosciuto.

 

I candidati naturali sono il segretario di Stato e il capo dei vescovi.

 

Numero due del Vaticano è Pietro Parolin (Schiavon, 1955), uomo dolcissimo, della stessa terra e della stessa pasta dell’ultimo Papa italiano, Giovanni Paolo I. «Parolin è uomo retto» diceva di lui Francesco, che ne apprezzava anche l’umiltà, la cortesia. Niente autoritarismo, tutto persuasione: Parolin è l’uomo dell’accordo con i cinesi; il motto evangelico - «siate candidi come colombe e accorti come serpenti» - sembra scritto per lui.

 

PAROLIN, FARRELL E PENA PARRA ANNUNCIANO LA MORTE DI PAPA FRANCESCO

Ma Francesco amava almeno altrettanto Matteo Zuppi (Roma, 1955). L’ha trovato parroco e lo lascia cardinale, arcivescovo di Bologna, presidente della conferenza episcopale italiana. Zuppi è prete di strada, di quelli che hanno addosso l’odore delle pecore, ma ha anche quattro quarti di nobiltà vaticana: il padre Enrico era direttore dell’edizione domenicale dell’Osservatore Romano; la madre Carla nipote - figlia della sorella - di Carlo Confalonieri, segretario di Papa Pio XI. Don Matteo, come lo chiamano, è il quinto di sei figli, i suoi fratelli furono battezzati come Giovanni, Luca, Marco, sua sorella Cecilia. Nacque poi un altro maschio, e siccome gli evangelisti erano finiti fu chiamato Paolo.

Un altro nome forte è quello di Pierbattista Pizzaballa (Cologno al Serio), nominato nel 2020 patriarca di Gerusalemme dopo essere stato per oltre dodici anni custode del Santo Sepolcro. Francescano, bergamasco: è davvero parente del leggendario portiere dell’Atalanta, cugino di suo padre. Pizzaballa guida una chiesa composta da arabi palestinesi, ma ha sempre tenuto aperto il dialogo con il mondo ebraico e con Israele. Ha un solo difetto: è troppo giovane. Ha compiuto sessant’anni il 21 aprile, il giorno della morte di Francesco.

 

Matteo Maria Zuppi Foto Mezzelani GMT - 3

I cardinali sono santi uomini, ma sono appunto uomini: farebbero fatica a eleggere un Papa che avesse davanti a sé trent’anni, il che significherebbe condannarsi a non partecipare a un altro conclave (è vero che Wojtyla divenne Giovanni Paolo II a 58 anni, ma era il secondo conclave in due mesi, ed era Wojtyla).

 

Ragionamento che vale per un’altra «beautiful mind»: José Tolentino De Mendonça, portoghese, poeta, figlio di pescatori, cui Francesco ha affidato due ministeri, la cultura e l’istruzione, e che ha solo 59 anni; proprio come Mauro Gambetti, che da custode della tomba di san Francesco è diventato arciprete di San Pietro. Poi ovviamente il gioco dei nomi può portare lontanissimi, dal capo dei vescovi francesi Aveline (che però parla un italiano stentato) agli altri quattro continenti.

Matteo Maria Zuppi Foto Mezzelani GMT - 1

 

Resta da ribadire un punto: la Chiesa italiana c’è. Non soltanto l’Italia resta il Paese con più cardinali elettori, diciannove. Anche uomini che non andranno in conclave avranno un peso.

 

A cominciare da Giovanni Battista Re, camuno di Borno, 91 anni, il decano del sacro collegio. Nella Sistina si sentirà anche l’eco del magistero del cardinale brianzolo Gianfranco Ravasi (Merate, 1942). E sta per uscire il libro autobiografico di Angelo Scola (Malgrate, 1941), che nel 2013 appariva il candidato naturale alla successione di Ratzinger.

 

Da notare che tutti e tre sono cardinali lombardi: cattolici manzoniani. Senza dimenticare l’emiliano Camillo Ruini, wojtyliano di ferro, cui più d’un cardinale, anche straniero, prima di entrare in conclave farà una telefonata.

 

pierbattista pizzaballa

L’autorevole candidatura di Scola nelle prime votazioni ebbe parecchi più consensi di quanti gliene attribuirono in seguito. A frenarlo furono le divisioni tra i cardinali italiani: Scola era inviso a molti, cominciare dal segretario di Stato Bertone; «se non lo votano gli altri italiani, perché dovremmo votarlo noi?» si chiese qualcuno.

 

Ma la vera questione era un’altra. Scola era un ratzingeriano, seppure aperto alla modernità. Ed era soprattutto un intellettuale.

 

papa francesco e il cardinale Luis Antonio Tagle

La sua candidatura avrebbe potuto decollare nel caso in cui il papato di Ratzinger si fosse concluso con successo. Cosa che purtroppo non si poteva dire. Da qui una scelta dirompente come quella di Bergoglio, che certo è andato molto oltre il mandato ricevuto dai grandi elettori. Questo potrebbe consigliare stavolta ulteriore prudenza. Difficile attendersi un nuovo Bergoglio, né del resto si intravede nel collegio cardinalizio una figura come la sua.

 

Una cosa è certa: nelle prossime settimane Roma tornerà il centro del mondo.

Matteo Maria Zuppi Foto Mezzelani GMT - 2Pierbattista Pizzaballa antonio tajani e matteo maria zuppi al raduno degli scout a verona aldo cazzulloAL BANO Pierbattista Pizzaballamatteo maria zuppi foto mezzelani gmt9matteo maria zuppi foto mezzelani gmt7MATTEO ZUPPI

(…)

Ultimi Dagoreport

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA