
SI APRE UN NUOVO FRONTE NEL DISASTRATO MONDO DEL CALCIO ITALIANO - I CLUB ATTACCANO IL GOVERNO SULLA IPOTESI DI RIFORMA DEL SISTEMA DEI DIRITTI TV: “OSTEGGIAMO CON FERMEZZA IL PIANO CHE CI VA A SOTTRARRE ULTERIORI RISORSE” - LA BOZZA ABODI PREVEDE IL SUPERAMENTO DEL DIVIETO, INTRODOTTO NEL 2008 DALLA LEGGE MELANDRI, ALLA CONCENTRAZIONE NELLE MANI DI UN SOLO BROADCASTER DEI DIRITTI TV - IL PUNTO CHE FA INFURIARE I CLUB È IL PREVISTO INNALZAMENTO DELLA QUOTA DI MUTUALITÀ, CON CUI LA SERIE A SOSTIENE LE SERIE INFERIORI. OGGI IL 10% DEI RICAVI DA DIRITTI TV VENGONO TRASFERITI ALLE LEGHE INFERIORI - LA REPLICA DI ABODI
Franco Vanni per repubblica.it - Estratti
ezio simonelli foto mezzelani gmt 036
Il destino della panchina della Nazionale non è l’unico fronte aperto nel calcio italiano. Nemmeno il tempo di spegnere le fiamme seguite all’esonero di Spalletti da parte di Gravina, e un nuovo fuoco si accende: la Serie A, per una volta compatta, si oppone frontalmente all’ipotesi di riforma del sistema dei diritti tv. Contro la bozza del ministero allo Sport, redatta senza consultare i club, si scaglia la Lega. Con una nota ufficiale, firmata dal presidente Ezio Simonelli dopo la riunione del consiglio di Lega, le venti società osteggiano «con fermezza» il progetto di riforma e, in particolare, «qualsiasi forma di incremento della mutualità esterna».
La bozza Abodi prevede il superamento del divieto introdotto nel 2008 dalla legge Melandri alla concentrazione nelle mani di un solo broadcaster dei diritti tv. Questa è la parte della bozza che ai club piace, nella speranza che con un’esclusiva totale il prodotto-calcio possa apprezzarsi. Non hanno nulla da ridire nemmeno sul fatto che i diritti possano essere assegnati per periodi superiori al triennio, come avvenuto per l’ultima gara, che ha affidato a Dazn e Sky una concessione quinquennale, a partire dalla stagione appena conclusa. Il punto che li ha fatti infuriare è il previsto innalzamento della quota di mutualità, con cui la Serie A sostiene le serie inferiori.
giancarlo giorgetti ed andrea abodi foto mezzelani gmt 054
Oggi il 10 per cento dei ricavi da diritti tv vengono trasferiti alle leghe inferiori. La bozza Abodi prevede non solo l’innalzamento della percentuale, ma anche l’ampliamento della platea dei beneficiari: il testo punta a distribuire i soldi del calcio anche al basket. Un’ipotesi che ha provocato la sollevazione dei presidenti e dei manager, tanto che qualcuno è arrivato a invocare le dimissioni del ministro. A giustificare una reazione tanto energica è il fatto che i proventi dei diritti tv sono in calo. Nella stagione 2023/24, l’ultima assegnata con il vecchio bando, i club potevano dividersi 1,07 miliardi di euro. In quella appena conclusa, ci si è fermati a 900 milioni: 170 in meno.
La distribuzione dei soldi fra i club dipende in parte anche dal piazzamento in classifica. Ma a conti fatti, tutti hanno perso. Il Napoli, passato dal decimo posto allo scudetto, ha incrementato le entrate di pochissimo, da 67 a 69 milioni. Per il resto, un disastro: l’Inter ha perso 20 milioni, 19 Juve e Milan, 13 il Bologna, 10 la Roma, 6 l’Atalanta e così via.
Una situazione che spinge la Lega a esprimere «netta opposizione a qualsiasi forma di incremento della mutualità esterna che vada a sottrarre ulteriori risorse fondamentali allo sviluppo e alla sostenibilità della serie A». Il ministro Abodi replica: «C’è un equivoco. Non c’è nessun blitz. Si tratta solo di una prima bozza tecnica, condivisa per ora solo con i ministeri interessati. Il percorso è lungo, dura un anno».
malagò abodi meloni
andrea abodi e stefano mei foto mezzelani gmt020
andrea abodi e luciano buonfiglio foto mezzelani gmt022
ezio simonelli foto mezzelani gmt 035
giancarlo giorgetti ed andrea abodi foto mezzelani gmt 053