DAGOREPORT – MENTRE ORCEL STRINGE SU BPER E CIMBRI PREPARA L’ARROCCO (AVREBBE BUSSATO ALLA PORTA DI CARLO MESSINA, CEO DI INTESA), CHE FINE HA FATTO LA CONTESA TRA ITALIA E COMMISSIONE EUROPEA SUL GOLDEN POWER CHE HA MESSO LA PAROLA FINE ALLA SCALATA DI UNICREDIT SU BANCO BPM? COME MAI LA FORMALIZZAZIONE DELLA PROCEDURA DI INFRAZIONE DELLE REGOLE COMUNITARIE AL GOVERNO MELONI NON È PARTITA DA BRUXELLES? URSULA VON DER LEYEN HA DECISO DI TEMPOREGGIARE, TENERLO NEL CASSETTO, NON VUOLE DESTABILIZZARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI IMPEGNATISSIMA NELLA CAMPAGNA ELETTORALE, MA SOPRATTUTTO, CON LA SUA MAGGIORANZA TRABALLANTE, AVERE UNA CAMBIALE A CREDITO DA FRATELLI D’ITALIA UN DOMANI PUÒ FAR MOLTO COMODO - LA SMENTITA DI UNICREDIT: "NESSUNA DISCUSSIONE CON BPER PER FUSIONE"
Unicredit, nessuna discussione con Bper per fusione
(ANSA) - "Non apprezziamo le continue speculazioni e indiscrezioni che circolano e che non portano alcun beneficio alle parti menzionate. Abbiamo un ottimo rapporto con Unipol e Bper e intratteniamo regolarmente conversazioni a livello di business su numerosi argomenti, ma non vi sono discussioni in merito a una fusione tra i due gruppi e queste indiscrezioni sono del tutto infondate". Così un portavoce di Unicredit in merito a quanto riportato da La Stampa che indica una stretta del gruppo di Piazza Gae Aulenti su Bper che ha appena rilevato Sondrio. "Le voci che circolano in più direzioni sembrano avere lo scopo principale di alimentare le speculazioni", sottolineano poi fonti.
DAGOREPORT
lettera della commissione ue sul golden power unicredit bpm 1
Scusate, ma che fine ha fatto la contesa tra Italia e Commissione europea sul Golden power che ha messo la parola fine alla scalata di Unicredit su Banco Bpm?
Come del resto, da mesi siamo in trepida attesa della chiusura delle indagini dei Pm della Procura di Milano, diretta da Mario Viola, sulla vendita del 15% di Mps da parte del Mef finita – guarda che coincidenza! – nelle mani di Caltariccone e compagni.
Era ottobre quando Bruxelles inviò due lettere di contestazione al governo italiano. Una intimava, in base all'art 21 comma 4 del regolamento sulla Concorrenza, di ritirare il Dpcm del 18 aprile, con cui il governo italiano ha dato il via libera alle prescrizioni all'operazione, che vietavano a Unicredit di ridurre l'operatività in Italia, ponendo vincoli sulla clientela e chiedeva l'uscita della banca guidata da Andrea Orcell dalla Russia entro nove mesi.
ursula von der leyen giorgia meloni conferenza sulla ricostruzione dell ucraina. foto lapresse
Il Golden Power inflitto a Unicredit era stato considerato dai funzionari europei ai servizi finanziari sproporzionato rispetto alle eccezioni previste dall'art 21/4, che ammette deroghe soltanto per motivi di sicurezza pubblica.
Cioè in un ambito molto ristretto, che non comprende, per esempio, la tutela del risparmio nazionale. Ma la replica di Giorgetti, ribadiva che le prescrizioni rientrano nel perimetro della protezione della sicurezza nazionale e quindi è consentito agli Stati membri intervenire.
La seconda lettera faceva riferimento invece a una procedura di infrazione delle regole comunitarie.
Con Maria Albuquerque che, all’Ecofin del 10 ottobre scorso, aveva tuonato: “Siamo pronti ad agire se c'è l'intenzione di impedire lo sviluppo del mercato unico. Pertanto, affronteremo tutte le questioni che possono impedire l'attuazione corretta delle regole concordate: quelle che bloccano la prestazione transfrontaliera di servizi, le fusioni e così via”.
A quel punto, il governo Meloni, attraverso il ministro del Mef Giancarlo Giorgetti, si era precipitato a chiedere alla presidente della Commissione, Maria Albuquerque, un rinvio della formalizzazione della procedura di infrazione, con la scusa che avrebbero modificato le norme della legge sulla ‘’sicurezza nazionale’’.
Ad oggi, la formalizzazione della procedura di infrazione delle regole comunitarie al governo Meloni non è partita da Bruxelles. Come mai, visto che alla posizione di condanna della commissaria europea ai servizi finanziari Maria Albuquerque si è aggiunta la voce della vicepresidente di Ursula von der Leyen, Teresa Ribeira?
Quest’ultima ha pure sottolineato il seguente fatto: se il governo Meloni chiede il rinvio della procedura di infrazione poiché intende modificare la legge sul Golden Power, perché intanto non ritira il Dpcm del 18 aprile anti Unicredit?
GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
Ma Ursula von der Leyen ha deciso di temporeggiare, tenerlo nel cassetto e magari tirarlo fuori nei giorni a seguire il voto regionale in Italia.
Intanto, la presidente della Commissione europea non vuole destabilizzare gli otoliti di Giorgia Meloni impegnatissima nella campagna elettorale, ma soprattutto, con la sua maggioranza traballante, avere una cambiale a credito da Fratelli d’Italia un domani può far sempre comodo…
UNICREDIT STRINGE SU BPER, CIMBRI PREPARA L’ARROCCO
Giuliano Balestreri per www.lastampa.it
Da Milano a Modena. Da Banco Bpm a Bper. Le mire di Unicredit si sarebbero spostate verso est, sulla banca guidata da Gianni Franco Papa che ha appena incassato il via libera alla fusione con la Popolare di Sondrio. Un gruppo che capitalizza circa 20 miliardi di euro - come la banca di Piazza Meda - con il quale le sovrapposizioni territoriali sarebbero ridotte al minimo e che permetterebbe a Unicredit di crescere nel segmento delle Pmi.
Oltre ad aumentare la propria presenza in un’area, dall’Emilia Romagna al Veneto, particolarmente ricca. Di più: negli ultimi giorni il titolo di Bper ha perso più di quello Unicredit. Abbastanza perché l’osservazione di Andrea Orcel sul dossier si sia fatta giorno dopo giorno più attenta.
L’operazione sarebbe cara, servirebbe un premio importante, ma è un dato di fatto che Bper in questa fase di integrazione sia più vulnerabile. E che per il titolo ci sia spazio di crescita. Un po’ come successo in Germania con Commerzbank.
A complicare la situazione, per Unicredit, è l’azionariato di Bper che vede Unipol vicina al 20% del capitale a cui si aggiunge un altro 4,7% in derivati. A fianco del gruppo guidato da Carlo Cimbri c’è poi la Fondazione di Sardegna con il 7,4% e la stessa Bper ha comprato, sempre in derivati, il 9,9% del proprio capitale.
Una struttura che potrebbe blindare il controllo del gruppo bancario, ma che Orcel non dispera di poter aggirare. Anche perché da Bruxelles, dove Cimbri e l’amministratore delegato del gruppo assicurativo Matteo Laterza hanno inaugurato la nuova sede istituzionale, i manager hanno confermato che le azioni sottostanti il 4,7% del capitale oggetto di share swap su Bper sono custodite dalla controparte del derivato; tuttavia nessuno dei due ha voluto svelare se il meccanismo valga anche per il 9,9% della banca emiliana. Come a dire che l’arrocco pensato per ridurre il flottante e ostacolare scalate ostili potrebbe non essere così solido.
ursula von der leyen giorgia meloni conferenza sulla ricostruzione dell ucraina foto lapresse
E Cimbri avrebbe fiutato il pericolo di una mossa ostile da parte di Unicredit. Con quest’ultima i discorsi per un’eventuale partnership sul fronte della banca assicurazione non sono mai decollati. Anche se il presidente della compagnia bolognese ha detto: «Noi andiamo avanti per la nostra strada, poi nel futuro tutto è possibile. Abbiamo la nostra strategia e su questa cercheremo di portare i migliori risultati possibili».
Nel frattempo, però, il manager non sarebbe rimasto fermo in attesa di una mossa di Orcel e avrebbe bussato alla porta dell’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina per cercare di dare un segnale al mercato.
Secondo quanto ricostruito da La Stampa, Cimbri potrebbe aver parlato con il banchiere anche di un patto su Arca, la sgr parte del gruppo Bper dal 2019. L’obiettivo sarebbe stato quello di coinvolgere Intesa per frenare le tentazioni di Unicredit, ma Messina, dall’inizio del risiko bancario è sempre stato lineare.
Alla presentazione dei conti dei nove mesi, il banchiere aveva spiegato di non aspettarsi «mosse significative nei prossimi mesi: nel 2026 vedremo cosa può succedere ai nostri concorrenti che non hanno chiuso operazioni nel 2025» sottolineando che «in ogni caso Intesa Sanpaolo non sarà parte di alcun tipo di consolidamento nel settore bancario e assicurativo».
Anche perché il banchiere, in attesa del nuovo piano industriale, è convinto del «forte potenziale di crescita organica della banca» e per il 2025 si aspetta un «utile netto oltre i 9 miliardi di euro, sostenuto dal contributo equilibrato di tutte le aree di business».
Sullo sfondo di un’eventuale mossa ostile da parte di Orcel resta il governo. Difficilmente, però, l’esecutivo potrebbe utilizzare contro una scalata su Bper le stesse armi del Golden power messe in campo per difendere Banco Bpm. Su cui pende ancora il giudizio dell’Unione europea e il ricorso al Consiglio di Stato promosso da Unicredit contro la sentenza del Tar che non aveva cancellato il Golden power. Inoltre, politicamente, Bper, nonostante la conquista di Sondrio, resta meno rappresentativa per la Lega e gli stessi Fratelli d’Italia.
LETTERA DEL MEF A UNICREDIT SUL GOLDEN POWER - 30 MAGGIO 2025
ANDREA ORCEL UNICREDIT






