DAGOREPORT! FRANCESCO MILLERI NON CI STA. SE GLI OTTO EREDI DEL PATRIARCA LEONARDO DEL VECCHIO INTENDONO LIQUIDARE LE PARTECIPAZIONI FINANZIARIE DELLA DELFIN (MPS, GENERALI, UNICREDIT, ECC.), IL CEO DELLA HOLDING AVREBBE MINACCIATO DI GIRARE I TACCHI E ANDARSENE ENTRO UN ANNO - IN SOLDONI, LA RISPOSTA DI MILLERI AGLI OTTO SOCI IN EBOLLIZIONE CONTINUA, CHE DA OLTRE TRE ANNI NON TROVANO UNO STRACCIO DI ACCORDO SULL’IMMENSA EREDITÀ RICEVUTA (CHE OGGI VALE 50 MILIARDI), SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: SICCOME IL DEFUNTO FONDATORE DEL COLOSSO LUXOTTICA INVESTÌ IN TALI PARTECIPAZIONI, IO CONTINUO A PORTARE RISPETTO AL SUO LAVORO E NON INTENDO TRADIRE LE SUE VOLONTÀ - SECONDO QUANTO RISULTA A ''REPUBBLICA'' LUNEDÌ 17 NOVEMBRE È STATA CONVOCATA UN'ASSEMBLEA DELLA DELFIN SU RICHIESTA DI DUE SOCI CHE HANNO INTENZIONE DI TRASFERIRE TUTTA O PARTE DELLA PROPRIA PARTECIPAZIONE DEL 12,5% A UNA LORO SOCIETÀ - LA GUERRA CONTINUA...
DAGOREPORT
Francesco Milleri non ci sta. Se gli otto eredi del patriarca Leonardo Del Vecchio intendono liquidare le partecipazioni finanziarie della Delfin (Mps-Mediobanca, Generali ed Unicredit), il Ceo della holding avrebbe minacciato di girare i tacchi e andarsene entro un anno, mollandoli al loro destino.
In soldoni, la risposta di Milleri agli otto soci in ebollizione continua, che da oltre tre anni non trovano uno straccio di accordo sull’immensa eredità ricevuta, si può sintetizzare così: siccome il defunto fondatore del colosso Luxottica investì in tali partecipazioni, io continuo a portare rispetto al suo lavoro e non intendo tradire le sue volontà.
LA GALASSIA DI PARTECIPAZIONI DELLA HOLDING DELFIN
Quindi: al di là delle querelle innescata dall’erede Rocco Basilico che vuole trasferire parte delle sue in una sua società lussemburghese, il vero nodo da sciogliere è la successione testamentaria e la volontà della maggioranza degli eredi di rimpinguare i loro conti: se volete fare cassa sbarazzandovi delle quote in Mps, Unicredit e Generali, mantenendo unicamente il core business degli occhiali, a quel punto, sostiene Milleri, la holding Delfin non esiste più e io me ne vado. Fine dei giochi.
I GIUDICI DEL LUSSEMBURGO LA CHIAVE PER SBLOCCARE LA SUCCESSIONE DEL VECCHIO
Giovanni Pons per “la Repubblica”
La vicenda della successione a Leonardo Del Vecchio si arricchisce di nuovi elementi. Secondo quanto risulta a Repubblica lunedì 17 novembre è stata convocata un'assemblea della Delfin - la holding lussemburghese che controlla il 32% di Essilux, il 28% di Covivio, il 10% di Generali, il 17% di Mps, il 2,7% di Unicredit - su richiesta di due soci che hanno intenzione di trasferire tutta o parte della propria partecipazione del 12,5% a una loro società.
Lo statuto della società prevede che il trasferimento debba essere approvato all'unanimità dagli 8 soci, la maggioranza prevista per le operazioni straordinarie. Se venisse approvato allora scatterebbe il diritto di prelazione per gli altri soci che volessero aumentare la propria partecipazione. Ma se la delibera non passasse, in realtà la questione non si ferma lì.
Come Repubblica ha potuto ricostruire, infatti, dopo la definizione dello statuto Delfin, nel 2016, la legge lussemburghese ha stabilito che non si può impedire a vita a un socio di non vendere la propria partecipazione.
Se l'assemblea della società non lo consente allora il socio può andare dal giudice lussemburghese a chiedere il trasferimento delle sue azioni, che viene consentito facendo scattare prima il diritto di prelazione e poi il diritto di riscatto delle azioni da parte della stessa società. Il prezzo del trasferimento o lo decidono le parti di comune accordo o lo decide il Tribunale.
E quindi, a tre anni e mezzo di distanza dalla scomparsa del fondatore della Luxottica, con vari tentativi falliti di modifica della governance, ecco che il malcontento di alcuni soci verso le regole di gestione della Delfin sta prendendo la strada del rimescolamento dell'azionariato.
Un primo assaggio si è già avuto giovedì 13, quando gli 8 soci Delfin riuniti in assemblea su richiesta del socio Rocco Basilico (il figlio del primo marito di Nicoletta Zampillo, vedova Del Vecchio) si son dovuti esprimere sulla sua richiesta di trasferire uno 0,4% della sua partecipazione da sé medesimo a una sua società.
La richiesta è stata approvata da cinque soci e bocciata dagli altri tre (Leonardo Maria Del Vecchio, Marisa Del Vecchio e Claudio Del Vecchio) ma Basilico, nonostante la bocciatura, potrebbe ora rivolgersi al tribunale lussemburghese per procedere al trasferimento e quindi alla vendita, alla stessa Delfin o a qualcun'altro, di quello 0,4% di Delfin.
ROCCO BASILICO E LEONARDO MARIA DEL VECCHIO
E lunedì si ripeterà la stessa procedura in una nuova assemblea dove almeno due soci (si dice possano essere i figli giovani Luca e Clemente) chiederanno di trasferire tutto o parte del 12,5% di Delfin a ognuno di loro già intestato quando il padre Leonardo Del Vecchio era in vita.
E bisognerà vedere quanti soci saranno a favore e quanti no, sapendo comunque che i richiedenti potranno a loro volta rivolgersi al giudice lussemburghese per procedere in ogni caso al trasferimento.
La strada della vendita che alcuni soci Delfin potrebbero intraprendere sembra sia dettata dal malcontento per essere stati esclusi completamente dalle decisioni della holding, che assegna tutti i poteri a un board di cinque persone, presieduto da Francesco Milleri, eletto a vita.
Una governance che era stata decisa dallo stesso Leonardo Del Vecchio insieme ai suoi legali lussemburghesi. E che alcuni eredi non vogliono assolutamente cambiare. I tentativi di modificare la governance sono infatti svaniti a causa di veti incrociati.
Lo scorso 31 luglio una bozza di accordo tra i soci sulla distribuzione delle partecipazioni in portafoglio a Delfin non è stata neanche messa in discussione dal presidente Milleri. Le divisioni hanno portato anche a una distribuzione minima dei ricchi dividendi Delfin ridotta, pari al 10% previsto dallo statuto.
Ma ora, complice anche il fatto che occorre pagare le tasse sulla successione, che sono state rateizzate ma che comunque pesano, alcuni soci stanno esplorando la strada della vendita, anche parziale, della propria quota in Delfin sfruttando la legge lussemburghese.
FRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIO
Il valore delle azioni, in base alle quotazioni di Borsa raggiunte dalle società in portafoglio, ha raggiunto vette mai viste prima, intorno ai 50 miliardi a cui bisogna sottrarre circa 3 miliardi di debiti.
Dunque non sarà facile trovare acquirenti per pacchetti azionari così consistenti e bisognerà vedere se la società avrà interesse a ricomprarsele con gli utili prodotti in questi anni, procedendo a una sorta di buy back di una società non quotata in Borsa.
Le prossime mosse dei soci Delfin, inoltre, potrebbero avere delle ripercussioni sul portafoglio partecipazioni che è stato al centro del risiko bancario dell'ultimo anno. Delfin è infatti il primo azionista di Mps, che controlla Mediobanca, la quale ha una partecipazione del 13% in Generali che si somma al 10% già posseduto direttamente.
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DELFIN - DIVISIONE QUOTE E STRUTTURA EREDITARIA
LEONARDO MARIA DEL VECCHIO CON IL FRATELLO CLAUDIO - FOTO DI MARIA SILVIA SACCHI PER THE PLATFORM GROUP
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