GLI EFFETTI DEI DAZI DI TRUMP: LA CINA CONQUISTA L'EUROPA - ESPORTARE NEGLI USA NON CONVIENE PIÙ ALLE AZIENDE DI PECHINO, CHE INONDANO IL VECCHIO CONTINENTE DI PRODOTTI-SPAZZATURA A BASSO COSTO - IN CINA L'ECONOMIA PROCEDE A RILENTO, MA RISOLLEVARLA CI PENSANO I CONSUMATORI EUROPEI CHE COMPRANO E REGALANO OGGETTI "MADE IN CHINA": NEGLI ULTIMI 10 ANNI, LE ESPORTAZIONI DI PECHINO VERSO L'UE SONO RADDOPPIATE - NEL 2025, LA CINA HA TOCCATO UN RECORD STORICO: IL SURPLUS COMMERCIALE HA SUPERATO I 1.000 MILIARDI DI DOLLARI - TUTTO CIÒ VIENE FACILITATO DA PIATTAFORME COME TIKTOK, CHE HA INTRODOTTO LA POSSIBILITA' DI COMPRARE MENTRE SI GUARDANO I VIDEO...
Estratto dell'articolo di Fabrizio Goria Lorenzo Lamperti per “la Stampa”
antonio costa - xi jinping - ursula von der leyen
Shoppertainment. Ovvero shopping più entertainment. Commercio e intrattenimento. Un concetto che è ben noto alle Big Tech cinesi. Quello che si sta avvicinando sarà il primo Natale europeo della sovracapacità produttiva cinese: non più soltanto pacchi sotto l'albero, ma un flusso ininterrotto di micro-spedizioni che attraversano l'Eurasia e arrivano nelle case degli europei, spinte da un motore nuovo, potente e poco regolato.
Quel motore è TikTok, che non è più soltanto una piattaforma di contenuti: è diventato un marketplace globale. Con un valore superiore a Ebay. I video non intrattengono soltanto, convertono. E proprio questa capacità di trasformare in modo immediato la visione in acquisto consente alla Cina di smaltire in Europa l'eccesso della propria produzione industriale tramite canali digitali rapidi, economici e difficili da controllare.
COLIN ZHENG HUANG - FONDATORE DI TEMU
Su TikTok il percorso è semplice: un prodotto appare in un video, l'utente lo seleziona, lo acquista senza uscire dall'app. Secondo Emarketer, TikTok Shop rappresenta già quasi un quinto del social commerce globale, con una crescita a doppia cifra prevista per i prossimi anni. [...]
L'Europa è diventata uno dei principali mercati di espansione: la base utenti è passata da 19 milioni a oltre 275 milioni in sei anni e alcuni Paesi – Germania, Francia, Italia – hanno visto lo sbarco ufficiale dello Shop nel 2025. Nielsen stima che un acquirente online tedesco su dieci abbia già comprato almeno un prodotto attraverso il social, posizionandolo tra i principali rivenditori digitali in pochi mesi. Un fenomeno sempre più massivo tra le nuove generazioni. Come è stato per il fast fashion un decennio fa, ma tramite uno schermo da 6 pollici. Quello dello smartphone.
È in questo contesto che la questione dell'overcapacity cinese assume centralità. Negli ultimi dieci anni (2014-2024) le esportazioni cinesi verso l'Unione Europea sono più che raddoppiate (+101,9%). La tendenza prosegue nel 2025, con un ulteriore aumento del 5,4%. L'industria cinese ha accumulato capacità produttiva superiore alla domanda interna, frenata da crisi immobiliare, consumi in rallentamento, disoccupazione giovanile elevata e dinamica demografica negativa.
Tuttavia, ridurre la produzione significherebbe esporre il governo a tensioni sociali. Per questo Pechino mantiene gli impianti attivi e cerca sbocchi esterni. Ed ecco come è stato possibile l'ultimo fenomeno. Nel 2025, la Cina ha toccato un record storico: il surplus commerciale ha superato i 1.000 miliardi di dollari.
Il punto di svolta è arrivato il 2 aprile 2025, con i dazi statunitensi del cosiddetto "Liberation Day", che hanno reso meno conveniente esportare verso gli Stati Uniti. Molti flussi si sono quindi spostati in Europa, dove le barriere sono più contenute e dove il modello direct-to-consumer – reso possibile da piattaforme come TikTok – consente di aggirare buona parte dei costi dei canali distributivi tradizionali.
La logistica, in questo quadro, è un elemento chiave. Miliardi di pacchi arrivano ogni anno nel mercato europeo con valore dichiarato inferiore ai 150 euro, soglia oltre la quale scattano dazi e controlli più rigidi. Le spedizioni sono leggere, poco voluminose, spesso sovvenzionate, organizzate in modo sistemico da piattaforme che integrano produzione, marketing e consegna. Motivo per cui si è deciso un giro di vite questa settimana. [...]
Il linguaggio visivo dei social è parte integrante del processo. Da aprile, al culmine delle tensioni commerciali tra Washington e Pechino, i feed occidentali sono stati inondati da video girati all'interno di fabbriche o magazzini in Cina: venditori che mostrano montagne di prodotti e promettono sconti estremi.
In alcuni casi si tratta di merce autentica venduta tramite accordi con la piattaforma; più spesso sono repliche o prodotti non originali, soprattutto nel beauty. La pressione della contraffazione ha indotto diverse boutique di lusso a collaborare con TikTok, accettando commissioni importanti (in media circa l'8% secondo Bloomberg) pur di avere maggiore controllo sulla filiera digitale e proteggere il marchio.
L'ascesa del luxury su TikTok ha anche favorito l'espansione di società di autenticazione del second-hand, un mercato che cresce rapidamente tra le generazioni più giovani. Parallelamente, l'ecosistema cinese si estende con Shein e Wish, che propongono rispettivamente fast fashion iper-veloce e shopping "divertente" di prodotti a basso costo.
Il modello è identico: eliminazione degli intermediari, evasione delle economie di scala, uso della raccomandazione algoritmica come leva commerciale. Una filiera integrata che unisce fabbrica, marketing, distribuzione e vendita in un unico circuito digitale.
Le implicazioni geopolitiche sono profonde. L'Europa importa una quantità crescente di beni di consumo a prezzi difficili da eguagliare, mentre vede erodersi segmenti della propria industria manifatturiera. TikTok, pur essendo soggetta alla legislazione cinese tramite ByteDance, sta diventando un'infrastruttura commerciale critica: controlla flussi di dati, preferenze dei consumatori e una parte crescente del traffico di e-commerce. La dipendenza non riguarda più soltanto i prodotti cinesi, ma il canale stesso attraverso cui tali prodotti entrano nel mercato europeo. È un nuovo tipo di vulnerabilità, che intreccia politica industriale, concorrenza, sicurezza economica e potere tecnologico.
Per le imprese europee il terreno competitivo si fa complesso: da un lato devono fronteggiare un sistema orientato alla massimizzazione dei volumi e alla compressione dei costi; dall'altro devono adattarsi a un mercato in cui la componente contenutistica è ormai inseparabile dal processo di vendita.
Come ricordano gli analisti di Rand, qualsiasi risposta politica – dalle regole doganali alla regolazione delle piattaforme, fino agli incentivi alla produzione locale – richiederà una strategia integrata, capace di affrontare simultaneamente gli aspetti commerciali, industriali e digitali.
E così, mentre le festività si avvicinano, questo primo Natale europeo dell'overcapacity cinese racconta molto più dei consumi stagionali. Narra l'arrivo diretto nelle case degli europei dell'eccesso produttivo di un gigante industriale, trasportato da reti logistiche iper-efficienti e veicolato dai social network. È il segnale di una trasformazione strutturale nei rapporti economici tra Europa e Cina. E mostra come, nell'economia connessa, anche il Natale possa diventare un indicatore di potere.







