LA TRATTATIVA IN CORSO PER LA VENDITA DI ‘’LA REPUBBLICA’’ E ‘’LA STAMPA’’, GIORNO DOPO GIORNO, SI STA TRASFORMANDO IN UN BORDELLO DI PAROLE IN LIBERTÀ – DURANTE UNA RIUNIONE SINDACALE CON I GIORNALISTI DEL QUOTIDIANO TORINESE, AL PRESIDENTE DEL PIEMONTE ALBERTO CIRIO, CHE È ANCHE VICESEGRETARIO DI FORZA ITALIA, J’È PARTITO L’EMBOLO: TRA GLI ASPIRANTI ACQUIRENTI DE ‘’LA STAMPA’’, OLTRE AI VENETI DI ENRICO MARCHI E A UNA CORDATA DI IMPRENDITORI PIEMONTESI, CAPITANATI DAL COSTRUTTORE DOGLIANI, A GRANDE SORPRESA, CI SAREBBE ANCHE IL MITICO CALTAGIRONE - DAVANTI A UNA PLATEA ATTONITA, CIRIO HA RIVELATO ANCHE LA FONTE DELLA NOTIZIA: IL SOTTOSEGRETARIO ALL’EDITORIA BARACHINI, FORZISTA IN QUOTA GIANNI LETTA – SIAMO NELLA FANTASY PIÙ SFRENATA, ESSENDO "CALTARICCONE" GIÀ EDITORE DEL ‘’MESSAGGERO’’, DEL ‘’MATTINO’’ E DEL ‘’GAZZETTINO’’, E SECONDO LA NORMATIVA SULLE CONCENTRAZIONI EDITORIALI, NON POTRÀ MAI PERMETTERSI DI PRENDERSI ‘’LA STAMPA’’ - PER IL DOPO-TAJANI IN FORZA ITALIA, NON C'E' SOLO IL CALABRO OCCHIUTO: LE AMBIZIONI DI CIRIO...
“TRE CORDATE PER LA STAMPA: NEM (VENETI), DOGLIANI (PIEMONTESI) E CALTAGIRONE”
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - FOTO LAPRESSE
Sono tre le cordate interessate all’acquisto de La Stampa di Torino, messa in vendita dalla Gedi di John Elkann, assieme a Repubblica e a ciò che resta del Gruppo che fu di Caracciolo e Scalfari.
E una delle tre cordate, a grande sorpresa, è guidata da Francesco Gaetano Caltagirone, editore del Messaggero di Roma e uomo chiave delle scalate bancarie sostenute - secondo un’inchiesta giudiziaria - dal governo Meloni.
Le tre cordate sono state elencate davanti a una platea attonita, nel corso dell’assemblea del pomeriggio del 15 dicembre della redazione della Stampa, in via Lugaro a Torino, dal presidente della Regione Piemonte Cirio, che è anche vicesegretario di Forza Italia.
Dunque -secondo le parole di Cirio- ci sono innanzitutto i veneti della Nem di Enrico Marchi a cui Elkann ha già venduto alcune testate del Nord est, finora considerati in posizione dominante nella trattativa, soprattutto dopo che l’imprenditore greco Kyriakou si sarebbe dichiarato interessato a la Repubblica e alle tre radio del Gruppo, ma non alla Stampa.
Al secondo posto -secondo Cirio- c’è una cordata di imprenditori piemontesi, capitanati dal costruttore Matterino Dogliani, leader di un universo industriale che va dalle Langhe fino alle grandi opere del paese, passando per concessioni autostradali, viadotti, cantieri ospedalieri.
JOHN ELKANN IN VERSIONE CHIARA FERRAGNI - MEME
I Dogliani sono radicati a Narzole, piccolo centro del cuneese, ma con una proiezione nazionale e internazionale. Buoni rapporti con Salvini (c’è una loro possibile partecipazione ai lavori del Ponte sullo Stretto). Al fianco di papà Matterino c’è Claudio, il figlio, amministratore delegato del gruppo, giovane, ambizioso, si muove con un jet privato.
Il cuore del loro impero è Fininc, la holding di famiglia divisa in quattro macrosettori, dalle infrastrutture alle concessioni, dall’ingegneria alla finanza e alla produzione di vini.
Al terzo posto (non in ordine di importanza) Caltagirone, indagato a Milano con il Presidente di Luxottica e della holding lussemburghese Delfin, Francesco Milleri, e l’amministratore delegato di Monte dei Paschi di Siena, Luigi Lovaglio, per le ipotesi di reato di “aggiotaggio” e “ostacolo alle Autorità di vigilanza”.
matterino dogliani - gruppo fininc
Secondo gli investigatori, avrebbero concordato l’Offerta pubblica di scambio da 13,5 miliardi di euro che ha permesso a Mps, all’epoca partecipata in maggioranza dallo Stato, di prendere il controllo di Mediobanca tra gennaio e ottobre 2025.
Il governatore ha detto all’assemblea di essere in stretto contatto con il sottosegretario all’editoria Alberto Barachini, il quale gli avrebbe raccontato di queste tre manifestazioni di interesse per l’acquisizione del giornale.
Da parte sua, il governatore auspica una soluzione che salvaguardi il carattere territoriale, e dunque regionale, del quotidiano di via Lugaro: “Sollecitiamo il territorio, senza invasioni di campo, affinché il Piemonte non perda questo patrimonio culturale e di conoscenze”.
JOHN ELKANN IN REDAZIONE A LA STAMPA DOPO L ASSALTO DEI PRO PAL
La Stampa resta un’azienda pesante, tipografia fuori mercato, oltre 170 giornalisti, perdite annuali stimate intorno ai 12 milioni, per la quale Elkann ha chiesto una cifra un po’ alta, tra i 50 e i 60 milioni.
In questi giorni la linea del quotidiano torinese è molto cauta, mantiene grande attenzione nei confronti di Elkann senza affondare il colpo: difendere l’orgoglio di testata, ma non attaccando l’editore che lascia la nave.
Il Comitato di redazione il 15 dicembre ha scritto: “Sabato scorso John Elkann ha respinto l’offerta di acquisto della Juventus con un video messaggio e la precisazione che ‘la squadra, la nostra storia e i nostri valori non sono in vendita’.
Vale per il calcio, ma non per il nostro giornale e i suoi oltre 150 anni di storia. Storia che si può serenamente svendere, senza nemmeno curarsi di capire a chi. Lo scorso 30 novembre, dopo l’assalto alla nostra redazione, anche John Elkann ha portato la sua solidarietà. Si è rivolto ai colleghi e alle colleghe parlando alla prima persona plurale, con l’inteso che proprietà, direzione e redazione fossero un tutt’uno. Menzogne.
Nemmeno quindici giorni dopo è arrivata la dichiarazione ufficiale di Exor e la conferma della volontà di uscire dal settore dell’editoria. Gedi ceduta a un investitore greco, La Stampa chissà. Alla delusione si aggiungono amarezza, sconcerto e preoccupazione per i destini di lavoratori e lavoratrici.
Non solo giornaliste e giornalisti, ma personale poligrafico e tecnico, amministrativo e collaboratori tutti. Posti di lavoro e vite di cui temiamo il governo non abbia troppa intenzione di farsi carico, almeno a giudicare dal palco di Atreju di ieri.
La vendita del gruppo Gedi è stata menzionata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni giusto il tempo di polemizzare con i suoi avversari politici, senza dare rassicurazioni sulle sorti di 1300 lavoratori e lavoratrici”.
EDITORIA: BARACHINI, TRATTATIVA CESSIONE GEDI IN CORSO, ORA SERVE RISERVATEZZA
alberto barachini foto di bacco
(Agenzia Nova) - La trattativa per la ventilata cessione del gruppo GEDI "e' in corso, noi abbiamo ricevuto i vertici dell'azienda per chiedere elementi informativi; abbiamo chiesto all'azienda di essere informati passo a passo per questa delicata vicenda e credo che serva anche grande riservatezza in questa fase, ovviamente lavorando a tutela dei livelli occupazionali e dell'indipendenza delle testate".
Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'Informazione e all'Editoria, Alberto Barachini, a margine del Premio Sacharov 2025, in corso a Roma.
LE MIRE DI CIRIO IN FORZA ITALIA E LE ALTRE PILLOLE DEL GIORNO
Estratto da www.lettera43.it
Roberto Occhiuto, rampante governatore della Calabria, ha cercato di minimizzare: «Quella del 17 dicembre è solo un’iniziativa per discutere insieme su come rendere Forza Italia e il centrodestra un po’ più liberali», ha assicurato dopo il suo intervento ad Atreju, smentendo di fatto eventuali mire alla leadership di Forza Italia. Insomma, il convegno-corrente-evento In libertà che si terrà a Palazzo Grazioli non vuole essere un guanto di sfida gettato ad Antonio Tajani.
Vero, quelle «facce e idee nuove» che Pier Silvio vede nel futuro del partito di famiglia ancora non si scorgono. Ma in pochi scommettono che la faccia di Occhiuto sia la soluzione.
Più felpato del collega calabrese, ma comunque attento manovratore delle faccende azzurre, è il presidente piemontese Alberto Cirio.
Del resto i due vicesegretari sono tra i tanti berluscones andati in pellegrinaggio da Marina B a Milano nelle scorse settimane. Bene, secondo Lo Spiffero, Cirio starebbe pensando per se stesso a un ruolo più pesante, senza ovviamente pestare troppo i piedi a Tajani.
Forza Italia ha quattro vice – oltre a Occhiuto e Cirio, Deborah Bergamini e Stefano Benigni – ruoli più di facciata che di sostanza, a cui si aggiungono una serie di altre cariche per lo più onorifiche.
Perché allora non ambire al ruolo di coordinatore nazionale? Vero è che la regione del buon Cirio non lo sta aiutando. Mentre da Arcore si chiedevano freschezza ed energia, il ministro della PA e coordinatore piemontese Paolo Zangrillo festeggiava il ritorno in Forza Italia di Daniele Cantore. [...]
noccioleto di alberto cirio
GIORGIA MELONI JOHN ELKANN
francesco gaetano caltagirone - giorgia meloni
silvio berlusconi alberto cirio
JOHN ELKANN CON LA STAMPA





