“NON CAPISCO A COSA SERVA L’EMENDAMENTO SULL’ORO ALLO STATO” – SALVATORE ROSSI, EX DIRETTORE GENERALE DI BANKITALIA, STRONCA LA PROPOSTA DI FRATELLI D’ITALIA SULLE RISERVE AUREE: “QUALORA DIVENTASSE LEGGE, SI SCONTREREBBE INEVITABILMENTE CON IL DIRITTO EUROPEO. I TRATTATI AFFERMANO CHE LE RISERVE AUREE SONO DI PROPRIETÀ DELLE BANCHE CENTRALI E NE VIETANO L’UTILIZZO NEL BILANCIO PUBBLICO. MI DOMANDO PERCHÉ INNESCARE QUESTO CONFLITTO PER AFFERMARE UN PRINCIPIO DI FATTO GIÀ RISPETTATO: È OVVIO CHE LE RISERVE AUREE APPARTENGANO AL POPOLO, PERCHÉ UNA BANCA CENTRALE È UN ENTE PUBBLICO…”
Estratto dell’articolo di Raffaele Crocitti per “MF”
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«Vi racconto la Banca d’Italia» è il titolo del libro appena uscito, edito da Laterza, nel quale Salvatore Rossi, ex direttore generale di Banca d’Italia, analizza il ruolo svolto dall’istituto centrale negli ultimi cinquant’anni.
Domanda. Salvatore Rossi, quali sono stati i momenti chiave in cui l’intervento di Bankitalia è stato decisivo che lei evidenzia nel suo libro?
Risposta. Ne racconto tre. Il primo riguarda gli anni Ottanta. Ciampi, che diventò governatore della Banca d’Italia in una fase drammatica, con il suo predecessore Baffi dimissionario e l’inflazione oltre il 20%, riuscì a ridurla al 5-6% grazie a un netto cambio di marcia della politica monetaria.
Gli strumenti furono il divorzio tra la Banca d’Italia e il Tesoro, avvenuto con lo scambio di lettere tra Ciampi e Andreatta, e l’uso dei tassi di cambio, solo in parte ingabbiati nello Sme, come arma per contenere l’inflazione: ricordo la sua dura opposizione al governo nel 1980 in merito alla svalutazione della lira.
Un'altra data importante è il 1992, ma in negativo: in un momento di grande crisi politica e valutaria, l’appello di Ciampi all’austerità fiscale non fu ascoltato e l’Italia uscì dallo Sme. Fu una sconfitta per tutti.
Da ultimo, la crisi dei debiti sovrani europei del 2010-2012 che portò, più che a un’unione bancaria, all’uniformazione delle vigilanze bancarie prevalentemente al modello tedesco. Si introdusse il principio del bail-in: le banche non potevano più essere salvate con soldi pubblici e neanche privati. Fu un momento complicatissimo per l’Italia.
[…] D. È stato dichiarato ammissibile l’emendamento 1.1 della manovra. Questo, in merito alle riserve auree di Bankitalia, recita: «appartengono allo Stato in nome del popolo italiano». Cosa ne pensa?
R. Non capisco a cosa serva e a cosa miri. L’emendamento, qualora diventasse norma di legge, si scontrerebbe inevitabilmente con il diritto europeo.
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I Trattati europei affermano che le riserve auree sono di proprietà delle banche centrali e ne vietano l’utilizzo nel bilancio pubblico. Mi domando perché innescare questo conflitto con l’Europa per affermare un principio di fatto già rispettato: a ben vedere, nella pratica è ovvio che le riserve auree appartengano al popolo, perché una banca centrale è un ente pubblico, detiene e gestisce l’oro nell’interesse dei cittadini.
D. Se diventasse legge, quale reazione bisogna aspettarsi dall’Europa?
R. L’Europa reagirà come il diritto europeo prevede. Mi aspetto una reazione istituzionale, più che politica. Insomma, se questo emendamento divenisse una norma dell’ordinamento italiano, mi aspetto abbia vita difficile.
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