TESLA È MOLTO PIÙ DI UN’AZIENDA AUTOMOBILISTICA – LA SCOMMESSA DI ELON MUSK, SU CUI SI BASA ANCHE IL MEGA PIANO DI RETRIBUZIONE DA MILLE MILIARDI, È CHE LA SUA SOCIETÀ DIVENTI LA PIATTAFORMA PER LA PRIMA E PIÙ GRANDE “ARMATA COMMERCIALE DI ROBOT” DELLA TERRA. LE MACCHINE SERVONO SOLO PER RACCOGLIERE UNA QUANTITÀ MONUMENTALE DI DATI DALLE STRADE PER ALIMENTARE L’APPRENDIMENTO AUTOMATICO. SE RIUSCIRÀ A CREARE IL LEADER ASSOLUTO DI ROBOT E INTELLIGENZA ARTIFICIALE (COME SPACEX LO È DI LANCI SPAZIALI E SATELLITI), IL VALORE DI TESLA POTREBBE SCHIZZARE A CIFRE IMPENSABILI: FINO A 8500 MILIARDI DI DOLLARI. E UCCIDERE OGNI CONCORRENZA: SALUTAME A CHATGPT...
ALESSANDRO ARESU GEOPOLITICA DELL INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Estratto da “Geopolitica dell’intelligenza artificiale”, di Alessandro Aresu (ed. Feltrinelli)
[...] Nel 2018, SpaceX ha ormai raggiunto il suo obiettivo storico, la riusabilità del lanciatore, e Tesla ha inaugurato il suo primo veicolo di massa, la Model 3. Musk ha cambiato idea rispetto all'indipendenza di un'organizzazione di ricerca sull'intelligenza artificiale. Il motivo è semplice: ora lui dispone di una piattaforma, Tesla, in cui le tecnologie possono essere sperimentate su vasta scala, attraverso dati e prodotti con una dimensione commerciale per l'enorme mercato automobilistico; non ha più senso tenere le due dimensioni separate.
Il futuro di OpenAI è TeslaAI, ovvero Autopilot: un sistema di assistenza alla guida che indica l'orizzonte sempre prossimo della guida autonoma. Nella sua prima incarnazione del 2014 si basa su Mobileye, e poi si sposta su NVIDIA.
Anche in questo caso, si inserisce una corsa al talento: nel 2017 Andrej Karpathy lascia Open AI per occuparsi di intelligenza artificiale direttamente per Tesla. Tornerà a OpenAI nel 2023. In precedenza, Mira Murati, dopo gli studi in ingegneria meccanica e le prime esperienze lavorative in un'azienda aerospaziale, nel 2013 inizia a lavorare a Tesla, dove si occupa dello sviluppo della Model X.
Lascerà l'azienda di Musk per una start-up nel 2016, fino a entrare in Open Al nel 2018, dove diventerà direttrice della tecnologia. È Tesla il luogo in cui Murati si interessa veramente all'intelligenza artificiale, attraverso la realtà aumentata e la realtà virtuale, e dentro Tesla scopre, in modo simile ma in una scala più vasta rispetto a OpenAI, "l'elevata densità di persone di talento, intelligenti e appassionate di quello che fanno, quasi come una ricerca spirituale".
La sfida di Tesla, secondo Murati, è "trasformare un'intera industria".
Queste osservazioni ci aiutano a compiere un passaggio arduo ma necessario: prendere sul serio Elon Musk, Passaggio arduo, perché Musk è ormai divorato dal suo personaggio, che rende impossibile la formulazione un "giudizio equanime": l'elevazione mitologica dell'uomo più ricco del mondo, la "nebbia di guerra" di una presenza pubblica soverchiante attraverso Twitter/X.
Passaggio necessario, per l'ambizione e i risultati di SpaceX e Tesla nei mercati di riferimento. Mettendo da parte Marte e dintorni, SpaceX ha già cambiato la sua industria in modo radicale, e quindi ha cambiato le telecomunicazioni attraverso lo spazio, in scenari di pace e di guerra.
Tesla è una fabbrica di talenti, come ricorda Murati, ma è anche semplicemente una fabbrica di prodotti nell'industria cruciale per lo sviluppo del capitalismo del Novecento. Si pone nel grande contesto dell'elettronica avanzata per l'automobile, che interessa a Jensen e a Shashua, perché rappresenta un enorme mercato e un luogo di sperimentazioni attraverso una grandissima mole di dati.
La frontiera della guida autonoma viene spostata sempre più in là, certo, ma nel mentre è uno dei mezzi con cui apprendiamo e realizziamo ulteriori soluzioni tecnologiche.
Quello che fa Musk, inoltre, ha un'enorme forza culturale e politica, che non può essere eguagliata da nessuno dei suoi critici.
SpaceX e Tesla sono costantemente in cima alle preferenze degli studenti di ingegneria degli Stati Uniti: se l'America rimane un magnete di talenti, quei talenti corrono verso Elon Musk. E Musk ha dimostrato che il pendolo geografico del mondo può subire oscillazioni: in America è davvero possibile costruire qualcosa, la manifattura avanzata non è destinata esclusivamente e incontrovertibilmente al dominio asiatico.
ELON MUSK BALLA CON IL ROBOT OPTIMUS
Certo, la produttività delle fabbriche americane non è pari a quella delle fabbriche cinesi, ed è improbabile che Musk accetti la sindacalizzazione dei suoi dipendenti: non a caso, prima nei paesi scandinavi e poi altrove, combatte e combatterà contro i resti dell'equilibrio tra capitale e lavoro.
Musk, in questo senso, si muove nel solco dell'ingegnere per eccellenza della nostra epoca, Morris Chang, perché è ormai strutturalmente impossibile che il lavoro abbia la forza di opporsi al capitale, ma ciò non toglie la capacità di Musk di dimostrare effettivamente che in America si può essere "costruttori".
Questa presenza concreta, fatta di spazi e fornitori, di prototipi e di prodotti che devono rispondere a precisi standard di sicurezza per stare sul mercato, può fornire un vantaggio significativo per l'applicazione dell'intelligenza artificiale alla robotica, che non è solo la possibile ondata successiva ai grandi modelli linguistici, ma è anche il sogno più classico dell'intelligenza artificiale, percorso senza successo da Marvin Minsky e molti altri pionieri.
Con tutti i successi realizzati dopo l'uscita di Musk, OpenAl ha dovuto comunque compiere il suo "sacrificio", l’abbandono della robotica nel 2021. Per portare le simulazioni in un ambiente adeguato, c'è bisogno di lavorare a stretto contatto con una fabbrica.
Ed è quello che Tesla potrà sempre fare, in modo più efficace rispetto ad altri attori, mentre l'allargamento del mercato dei veicoli elettrici potrà garantire risorse di ricerca e sviluppo da reinvestire in modo funzionale. Morgan Stanley, utilizzando un'immagine cara a Fei-Fei e a Jensen, ha parlato della "prossima esplosione del Cambriano" in riferimento alla dimensione fisica dell'intelligenza artificiale, e ha indicato Tesla come vincitrice di questo processo per cui non viene più considerata un'azienda automobilistica, ma
"la più grande armata commerciale di robot che raccolgono una quantità monumentale di dati dalle nostre strade per l'elaborazione e l'apprendimento automatico'.
Queste previsioni sono senz'altro premature e criticabili, ma Musk vuole sicuramente puntare su prodotti robotici, anche perché sa benissimo che senza un apporto sostanziale dei robot non sarà possibile rendere l'umanità una specie multiplanetaria, rendere quasi abitabili luoghi che ci sono ostili.
elon musk alla rotonda del campidoglio per il giuramento di trump foto lapresse
Non è un caso che Musk ripeta che Tesla vada considerata non solo un'azienda automobilistica, ma un leader della robotica e dell'intelligenza artificiale. Lo dice sia per coprire le difficoltà nel mercato automobilistico, dove svanisce progressivamente l'effetto sorpresa di Tesla ed emerge sempre più la concorrenza cinese, sia perché vede veramente uno sbocco più ampio.
Già nel 1973 Emma Rothschild ha raccontato il "paradiso perduto"* dell'automobile e il suo declino in America, ma l'incerto abbraccio tra "l'industria delle industrie" e lo sviluppo tecnologico avanzato, più di cinquant'anni dopo, continua a segnare la nostra epoca con incognite e sorprese.
Nel 2024, mentre Apple getta la spugna dopo dieci anni sui progetti dell'auto elettrica", il cargo battente bandiera liberiana Explorer 1 del gigante automobilistico cinese BYD, dopo aver allungato il viaggio di dieci giorni passando per il Capo di Buona Speranza per evitare il Mar Rosso e gli houthi, scarica nei porti europei migliaia di veicoli dell'azienda cinese.
Dentro queste enormi trasformazioni, al di là del fattore umano nel rapporto con Page e gli altri protagonisti, le strade di Musk e di OpenAI si separano per due ragioni. In primo luogo, il concetto di "democratizzazione dell'intelligenza artificiale" cambia in base a chi lo impugna", quindi Musk, a seconda della posizione relativa e della forza di Tesla, diviene Davide oppure Golia.
In secondo luogo, l'idea dell'impresa di ricerca non profit deve comunque confrontarsi con una delle forze essenziali per la crescita delle potenzialità dell'intelligenza artificiale, ovvero la crescita continua della capacità di calcolo, ovvero la necessità di pagare Jensen e i suoi emuli: senza un aiuto fondamentale nella corsa dell'hardware, che richiede risorse superiori a "donazioni" pur molto cospicue, non è possibile competere.
Per questo OpenAI, senza più Musk, non può che bussare alla porta di uno degli altri giganti: Amazon, che pur essendo tra i donatori iniziali perde quest'occasione storica nel 2018", e Microsoft, con cui si concretizza nel 2019 l'accordo decisivo che cambia la natura stessa di OpenAI, da impresa non profit a impresa che deve continuare a raccontarsi come non profit ma è costretta, ovviamente, a garantire ritorni dell'investimento a Microsoft, che rende possibile il suo sviluppo infrastrutturale. [...]
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ELON MUSK
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ROBOT TESLA OPTIMUS
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ELON MUSK BALLA CON IL ROBOT OPTIMUS








