VAFFANCINA! CHE SVEGLIA PER L’ITALIA E L’EUROPA: DOPO AVER SPALANCATO LE PORTE AI CAPITALI CINESI CON IL PRETESTO DELLA GLOBALIZZAZIONE, CI SIAMO ACCORTI CHE NON ERA UNA GRANDE IDEA REGALARE PEZZI DI INDUSTRIE STRATEGICHE A UNA DITTATURA CHE LOTTA CONTRO L’OCCIDENTE – C’È IL CASO SNAM, ESCLUSA DA UN APPALTO PER I LEGAMI CON IL DRAGONE (CHE DETENGONO UNA QUOTA DI CDP RETI, AZIONISTA DI MAGGIORANZA RELATIVA). CI SONO I GUAI PER PIRELLI IN AMERICA, E LE BEGHE PER LA PROPRIETÀ DI FERRETTI. L’UNICA SOLUZIONE È FAR TORNARE A CASA I PADRON-CINI. SEMPRE CHE NON SIA TROPPO TARDI...
Estratto dell’articolo di Giovanni Pons per “la Repubblica”
antonio costa - xi jinping - ursula von der leyen
La presenza di capitali cinesi nelle aziende europee, facilitata nel secondo decennio degli anni Duemila dal vento della globalizzazione, oggi rappresenta un problema. Tanto grave da spingere la Commissione europea a studiare una legislazione comune per regolamentare gli investimenti diretti di paesi extra Ue in aziende europee, con lo scopo di riequilibrare, secondo i principi della "reciprocità" e della "condizionalità" la situazione che si è creata.
Una sorta di golden power europeo, che peraltro oggi esiste già in 24 paesi sui 27 della Ue.
IMPRESE CINESI IN ITALIA PER SETTORE
[…] La questione […] riguarda da vicino anche l'Italia, dove si registrano almeno tre casi eclatanti.
Il primo ha a che fare con il settore energetico, la Cdp Reti che controlla tre società strategiche, Snam, Terna e Italgas.
Dal 2015 il colosso State Grid of China ha acquistato il 35% di Cdp Reti, quota che gli dà il diritto di essere presente nel suo cda con due consiglieri e in quelli della controllate con un consigliere. Posizioni da cui i funzionari cinesi sono informati in tempo reale sulle politiche energetiche dell'Italia.
Il nodo è venuto al pettine quando il governo Merz ha negato alla Snam l'ingresso nella rete tedesca proprio per la presenza dei cinesi nel suo capitale. Una decisione che limita la crescita di Snam, elemento che potrebbe essere lo spunto per un intervento del governo con il golden power.
l'arrivo di xi jinping a roma fiumicino 4
Il problema è sul tavolo già da tempo, come dimostra il fatto che il cda di Cdp Reti, scaduto nel 2023, non è stato rinnovato ed è in regime di prorogatio. Tra meno di un anno scade il patto di sindacato con i cinesi e quello potrebbe essere un altro momento di discussione, così come sarebbero allo studio anche soluzioni di finanza straordinaria per diluire la partecipazione di State Grid in Cdp Reti.
Il secondo caso italiano riguarda la Pirelli dove i cinesi di ChemChina sono entrati nel 2015 lanciando un'Opa insieme alla Camfin per portare la società fuori dalla Borsa e procedere a un riassetto delle attività. I problemi iniziano nell'aprile 2021 quando ChemChina, che era indipendente dalla Sasac (agenzia del partito comunista cinese), si fonde con Sinochem, un enorme conglomerato controllato dallo stato cinese.
Nel 2022 iniziano le interferenze nella gestione affidata fin dall'inizio agli italiani e nel giugno 2023 il governo italiano applica le misure del golden power per proteggere la tecnologia dell'azienda e l'autonomia della gestione.
Ma la situazione si ingarbuglia all'inizio del 2025 quando il Bureau of Industry and Security del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti vara una norma che vieta la vendita di veicoli connessi da parte di produttori di proprietà o controllati dalla Cina e di veicoli che utilizzano il loro software o componenti rilevanti.
MARCO TRONCHETTI PROVERA E I CINESI DI SINOCHEM
Un problema grave per Pirelli che utilizza una tecnologia per gli pneumatici di alta gamma centrale per i piani di crescita negli Stati Uniti che oggi rappresentano il 20% dei ricavi e il 40% a livello globale del segmento High Value.
Inoltre il Bureau of Industry ha fatto sapere che le misure imposte dal golden power del 2023 non sono sufficienti a proteggere l'azienda da possibili restrizioni negli Stati Uniti. Dunque è necessario o un nuovo intervento del governo, peraltro già promesso dal ministro Urso, oppure una riduzione della partecipazione di Sinochem in Pirelli dall'attuale 37% attuale fin sotto il 20%.
XU XINYU, PRESIDENTE DI FERRETTI YACHT
Il terzo caso eclatante riguarda la Ferretti, società produttrice di yacht di lusso che nel 2011 era stata salvata dai cinesi di Weichai Group, colosso statale con base a Weifang, nel Shandong.
Grazie a un coraggioso piano di ristrutturazione che ha salvaguardato le maestranze e ripetute iniezioni di capitale la Ferretti è stata rilanciata e ingrandita e oggi rappresenta un simbolo del made in Italy di lusso, con marchi iconici come Riva a trainare le vendite.
La società si è anche quotata in Borsa sia a Hong Kong sia a Milano, passo che ha ridimensionato la quota di controllo dei cinesi al 37,5%, sempre ben davanti ai soci italiani Piero Ferrari (4,56%) e Danilo Iervolino (5,28%).
A valle della quotazione in Borsa era stato deliberato un buyback di azioni volto a sostenere la quotazione del titolo ma le regole di Hong Kong hanno imposto un immediato annullamento delle stesse azioni con conseguente crescita nel capitale di tutti i soci. Ed è proprio questo obbligo regolamentare che ha fatto scattare una serie di problematiche tra il management dell'azienda e i soci di controllo.
xi jinping incontra manager e grandi imprenditori cinesi
La notifica obbligatoria ai sensi della legge sul golden power ha infatti spaventato i cinesi che hanno sospettato una manovra ai loro danni […]
E così all'ultimo minuto utile hanno ritirato la delibera sul buyback facendo cadere l'azienda in uno stallo che dura ormai da un anno e mezzo. Il redde rationem arriverà soltanto il prossimo aprile con il rinnovo del cda che si spera sblocchi una situazione che di fatto sta congelando i piani di sviluppo di un'azienda simbolo del made in Italy.
ChemChina Pirelli
yacht ferretti 2
IMPRESE CINESI IN ITALIA
xi jinping durante la videoconferenza con i leader europei
yacht ferretti 3
SINOCHEM
SINOCHEM
sinochem
UNIONE EUROPEA E CINA - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
