SI POTEVA EVITARE IL CROLLO DELLA TORRE DEI CONTI CHE, A ROMA, È COSTATO LA VITA A UN OPERAIO? - LA PROCURA INDAGA PER DISASTRO, OMICIDIO E LESIONI COLPOSE - CHE IL MONUMENTO FOSSE UN PERICOLO SI SAPEVA DA TEMPO: LO SCORSO MAGGIO, L'INGEGNERE CHE HA DATO IL VIA AI LAVORI HA SPECIFICATO CHE I SOLAI AVREBBERO RETTO NON PIÙ DI 400 CHILI - I TECNICI DEL COMUNE HANNO DEFINITO LA TORRE "PIENA DI CREPE E A RISCHIO DI DISSESTI", MA NON HANNO RISCONTRATO UN RISCHIO CROLLO - LA FRETTA PER NON PERDERE I FONDI DEL PNRR: "STIAMO CORRENDO COME TRENI PER CERCARE DI CHIUDERE TUTTO ENTRO GIUGNO 2026" - IL VIDEO, DI POCHI MESI FA, IN CUI IL SINDACO GUALTIERI ANNUNCIAVA CHE LA TORRE SAREBBE DOVUTA DIVENTARE UN AULA STUDIO...
1 - ORA LA TORRE DI ROMA RISCHIA DI CROLLARE I TECNICI DICEVANO: “VELOCI O ADDIO FONDI”
Estratto dell'articolo di Irene Famà e Vanessa Ricciardi per "la Stampa"
Non solo mettere in sicurezza la Torre dei Conti a Roma, a pochi passi dal Colosseo, ma anche e soprattutto l'area circostante. Dopo il crollo di lunedì scorso, il pericolo che la struttura collassi interamente è concreto e preoccupa non poco investigatori, inquirenti e istituzioni.
Non è solo questione di immagine, ma soprattutto di sicurezza: lì intorno ci sono bar, ristoranti, alberghi, palazzi eleganti con vista sui Fori imperiali. Alcune famiglie, con appartamenti proprio lì accanto, sono già state evacuate. E se i carabinieri, l'altro giorno, hanno messo l'area sotto sequestro, ieri pomeriggio i magistrati e la Sovrintendenza sono tornati per un nuovo sopralluogo così da capire come proteggere al meglio la zona da eventuali cedimenti. Parziali o totali. [...]
Insomma. Si lotta contro il tempo per proteggere l'area e consentire alle indagini di proseguire a trecentosessanta gradi. E tra le ipotesi discusse durante una riunione convocata in Prefettura con urgenza c'è stata anche quella di abbattere la Torre per poi ricostruirla.
Il crollo di lunedì scorso, con il cedimento dello sperone, del solaio, della scalinata internata, ha lasciato attonita la Capitale. Undici operai erano al lavoro per restaurare quel simbolo di storia, per metterlo a nuovo, realizzare un museo, un centro servizi per l'area archeologica, una sala conferenze, degli spazi espositivi, una caffetteria.
Chi passava da quelle parti osservava con il naso all'insù, proiettato al futuro. Poi il collasso. Il boato, la polvere che ha coperto addirittura il cielo. Un operaio rimasto ferito, un altro intrappolato sotto le macerie per undici ore. Un momento di speranza, quando i vigili del fuoco sono riusciti ad estrarlo e a caricarlo sull'ambulanza, cancellato dalla disperazione arrivata poco dopo un'ora: Octav Stroici, sessantasei anni, è morto in ospedale.
E ora si cerca di risalire alle cause del cedimento. In attesa che i periti possano accedere alla Torre, la procura di Roma, che indaga per disastro, omicidio e lesioni colpose, ha acquisito la documentazione relativa alle due ditte, Picalarga ed Edilerica, impegnate nei lavori. E chiamerà a testimoniare gli operai e i titolari delle società.
Particolare attenzione, poi, sull'iter procedurale che ha portato al via libera del cantiere. Il Comune approva il progetto, finanziato con fondi Pnrr, nel 2022. Poi si susseguono una lunga serie di questioni tecniche e burocratiche e si inizia a lavorare a inizio del giugno scorso.
Che la Torre, abbandonata dal 2007, fosse instabile, pericolante, pare fosse cosa nota. Ne parla anche l'architetto Federico Gigli chiamato a intervenire come esperto a una commissione comunale speciale sul Pnrr dieci mesi fa. [...]
Una parete liscia, mentre quel fianco, come gli altri tre, era costituito da una serie di contrafforti murari piuttosto imponenti». Diciotto anni fa, poi, la Torre viene dichiarata inagibile a causa di «grossissime problematiche strutturali dovute sia al peso dei solai sia al carico che quella invasione ottocentesca ha portato sulle strutture medievali». Gigli illustra alcuni lavori e sottolinea come sia necessaria la cautela: si temono «ulteriori dissesti che già ce ne sono stati parecchi».
La commissione viene convocata il 24 febbraio. E il tempo è tiranno: «Stiamo correndo come treni per chiudere entro giugno 2026 che è il termine dei finanziamenti Pnrr». Il 30 maggio, su delega del comune di Roma, un professionista esterno stila una relazione e la consegna agli uffici capitolini. Nel documento, ora al vaglio degli inquirenti, si certifica la sicurezza della Torre dei Conti. Non ci sarebbe nessuno rischio di crollo.
2- L'ALLARME IGNORATO SULLA TORRE "CREPE E RISCHIO DI DISSESTI"
Estratto dell'articolo di Lorenzo D'albergo e Andrea Ossino per “la Repubblica”
Una serie di perizie piene di criticità. L'improvvisa necessità di accelerare per non perdere i fondi del Pnrr. Quindi l'avvio dei lavori nonostante le incognite. Quelle messe nero su bianco negli atti allegati al progetto di restauro della Torre dei Conti e poi ribadite a voce dall'architetto Federico Gigli, responsabile del procedimento della Sovrintendenza capitolina: «Stiamo cercando le fondamenta. Abbiamo il timore che ci siano ulteriori dissesti».
crollo torre dei conti roma 2.
Il crollo, lunedì, del monumento medievale in cui ha perso la vita l'operaio Octav Stroici — e che ora rischia di collassare costringendo ad evacuare le strutture circostanti — è arrivato dopo due anni di allarmi, segnalazioni, rassicurazioni e raccomandazioni. L'ultima, lo scorso 30 maggio, quando l'ingegnere chiamato a effettuare le prove di carico ha dato il via libera ai lavori, con una prescrizione: i solai avrebbero retto al massimo un peso di 400 chili.
Rimettendo in fila i fatti, appare tutto più lineare. Riascoltate ora, impressionano le considerazioni affidate da Gigli ai consiglieri del Campidoglio durante una commissione dello scorso 24 febbraio. Quel giorno l'intervento veniva definito «uno dei più critici del piano Caput Mundi», finanziato con i fondi del Pnrr.
Documenti alla mano, è facile individuare i motivi dietro l'ammissione dell'architetto. La relazione sul progetto di restauro, datata 8 agosto 2023, è accompagnata da foto di fenditure, crepe e ferite anche di cinque centimetri sulle pareti. L'edificio è provato da «numerosi fenomeni fessurativi, di diversa gravità», si legge nella perizia.
Poi ci sono i solai, quelli che i progettisti prevedevano di rimuovere e che sono venuti giù nel secondo crollo di lunedì. La relazione ne sottolinea la «scarsa resistenza» e lo stato di «dissesto». Segue un elenco di cedimenti. «Il crollo di alcuni controsoffitti moderni» e «l'ammaloramento degli infissi», nonché le «infiltrazioni causate dal continuo ristagno di acqua».
Quindi le «prime indicazioni di progetto». L'avviso è chiaro: «Il monumento presenta gravi carenze strutturali e degrado diffuso a gran parte degli elementi, fattori che non assicurano la sicurezza necessaria alla sua rifunzionalizzazione e apertura al pubblico», recita il report. Ma, nella frase successiva, il giudizio si ribalta: «All'istanza conservativa dovrà coniugarsi quella dell'apertura al pubblico in sicurezza».
Un'operazione complessa, da completare in tempi record. «Stiamo correndo come treni per cercare di chiudere tutto entro giugno 2026, il termine dei finanziamenti del Pnrr», spiegava l'architetto Gigli a febbraio. Fissando come primo obiettivo l'inaugurazione della caffetteria collegata al futuro terrazzo, sopra al museo e al polo civico [...]
Non è finita qui. Prima del crollo c'è stato anche un «disguido tecnico» sul bando. L'intervento da 6,9 milioni di euro era stato escluso dall'accordo quadro con Invitalia (359 milioni). Poi era passato in gestione alla società Giubileo. Colpa, precisa Gigli, di «un problema informatico» che ha costretto la Sovrintendenza a trasferire l'iter sulla piattaforma del Giubileo, procedendo in parte con affidamenti diretti. Dopo il crollo, la Sovrintendenza ha comunque sottolineato che «non c'è stato alcun ricorso al criterio del massimo ribasso né ad appalti a cascata».
Restano le altre criticità. E l'inchiesta dei carabinieri coordinati dai procuratori aggiunti Antonino Di Maio e Giovanni Conzo. Chi indaga ha acquisito tutti gli atti e analizza le procedure per verificare eventuali errori amministrativi. Magari commessi durante la corsa contro il tempo per restaurare nonostante le incognite.
«Stiamo facendo indagini per capire se, sotto il piano strada di via Cavour, troviamo le fondazioni della Torre», spiegava l'architetto Gigli. Per poi sollevare dubbi sui lavori per collegare l'edificio al vicino Templum Pacis: «Abbiamo il timore che, toccando la fondazione, possano verificarsi ulteriori dissesti». [...]







