1- ASCOLTI BOMBASTICI! DALLE STIME, QUASI TRE MILIONI PER “SERVIZIO PUBBLICO” (11,78%) 2- È LA CORNICE CHE FA IL QUADRO: “QUELLO CHE FUNZIONAVA, IN “ANNOZERO”, NON ERA QUELLO CHE SANTORO DICEVA, MA IL FATTO CHE LO DICESSE SULLA RAI. ERA LA PROVOCAZIONE: IL FATTO DI FARE UNA TV PARTIGIANA SULLE RETI DI TUTTI” (SANTADECHÉ) 3- AGGIUNGERE CHE UN PROGRAMMA SENZA CONTRADDITTORIO È UN D’ALEMA SENZA BAFFI, UN BERLUSCONI SENZA BUNGA BUNGA, UNA BELEN SENZA SEX-TAPE, CON UN MICHELONE SEMPRE PIÙ PARACULOIDE SUFFRAGATO DA POTERI PARANORMALI: “CARO ENZO BIAGI, CARO INDRO MONTANELLI, SO CHE SIETE MOLTO IN APPRENSIONE PER ME, SO CHE SIAMO MOLTO DIVERSI, MA SO CHE CI STATE SEGUENDO IN QUESTO MOMENTO” 4- SI È TRATTATO DI UNA RIVOLUZIONE COL CERTIFICATO DI GARANZIA DELLO SCARPARO TOD’S, ORMAI “PERVESTITO” E IMBRACCIALETTATO COME IL PORTOS DEI TRE MOSCHETTIERI 5- ECCO, SE VI SIETE PERSI LA PRIMA PUNTATA NON VI SIETE PERSI NIENTE: PERCHÉ SEMBRAVA UNA CODA DI ‘ANNOZERO’, OPPURE ‘ANNOZERO’ ERA UN PROLOGO DI ‘SERVIZIO PUBBLICO’ (SANTORO HA DIMOSTRATO PERÒ CHE SI PUÒ FARE TV AL DI FUORI DEI GRANDI NETWORK)

1- SANTORO CONQUISTA IL WEB E SI LIBERA DELLA PAR CONDICIO - PARTE "SERVIZIO PUBBLICO" SENZA OSPITI DI CENTRODESTRA
Mattia Feltri per "La Stampa"

Che c'è di meglio di due santi borghesi, Enzo Biagi e Indro Montanelli, per il soffritto di questa stupenda ribollita? Quale più alta protezione, laicamente parlando, e pure per un fuoriclasse come Michele Santoro, arrampicato da ribelle in cima alla gru del giornalismo, era dato invocare?

La nuova avventura è partita ieri sera, dalle 21 in multipiattaforma - per usare la neolingua di Sandro Parenzo, il coproduttore - e cioè raggiungibile in network sul digitale terrestre, sul satellite di Sky, ai migliori indirizzi web, con l'ambizione un po' annunciata e non del tutto mantenuta, di una tv che è l'avanguardia dei movimenti o la sponda mediatica degli Indignati.

So che siete in apprensione per me, ha detto Santoro riferito alle due buonanime, e riservando ai primissimi secondi il colpo di teatro, se così lo si può definire. "Servizio Pubblico", che infatti è scritto con gli stessi caratteri con cui si scriveva "Annozero", e persino le musichette sono le medesime delle edizioni scorse, offre un sottosopra che si esalta con la comparsa di Vauro all'inizio, anziché alla fine: a piedi nudi, vestito da monaco poiché gli "girano i cordoni".

Sempre che non si voglia considerare una primizia uno studio privo di contraddittorio (e sempre che non si voglia considerare contraddittore l'eroico Franco Bechis, vicedirettore di Libero, comparso al minuto ottanta), ora che il timoniere, liberato dai vincoli del servizio pubblico, quello scritto minuscolo, non deve obbedire alla lagna della par condicio.

E' infatti un pochino una moda, e nemmeno tanto recente, quella di dirsi né di destra né di sinistra, persino se ci si chiama Santoro: "Né di destra né di sinistra, è una rivoluzione civile e democratica", ha detto il conduttore unico battezzando - ed era un vero sacramento - la sua creazione. Che bisogno c'è di dibattito? Qui c'è un punto di vista, finalmente liberato dalla burocrazia fatta norma.

E' un punto di vista secco, prendere o lasciare, la "balla della settimana" è la rubrica d'apertura di Marco Travaglio (si ringrazi il Fatto Quotidiano, capolavoro contemporaneo che nell'avventura santoriana ci ha messo parte dei denari che arrivano copiosi nella cassa del giornale), ieri dedito a un'amorosa difesa di Antonino Ingoia, il pm partigiano della Costituzione.

Per essere una rivoluzione (coraggiosa: anche Santoro e moglie ci hanno messo soldini veri) è partita un po' in discesa, un bel volo d'uccello sulla maledetta casta, i politici che non lavorano, i loro manicaretti a basso costo, le bocche sbrodolose, gli sbadigli in aula - come per altro già testimoniavano i cronisti di centocinquant'anni fa - certi asciugamani ricamati e deputati (deputati?) a carezzare le sole mani dei senatori.

E poi - a proposito di borghesia, e altissima - si è trattato di una rivoluzione col certificato di garanzia: Diego Della Valle, di solito così plumbeo quando si tratta di parlare di Silvio Berlusconi, finalmente sollevato e quasi sorridente alle facezie di Travaglio; e poi Paolo Mieli, l'ex direttore del Corriere della Sera, che da un altare non rivoluzionario pronostica la fine del governo, a giorni, o a settimane, o a mesi, comunque fine sarà.

Ecco, se vi siete persi la prima puntata non vi siete persi niente: non perché non meritasse, ma perché sembrava una coda di Annozero, oppure Annozero era un prologo di Servizio Pubblico. C'erano le intercettazioni telefoniche, qualche bella intervista in esclusiva, Mieli che nega di essere il complottatore capo (accusa di Giuliano Ferrara), un millenaristico Luigi De Magistris che dichiara morto il capitalismo, un sondaggio a cui rispondono in 48 mila, e si sottolinei 48 mila. Giulebbe, giulebbe: la rivoluzione ha (o è, dipende dai gusti) un mattone.

2- IL RITORNO DI SANTORO: MODERNO, A RITMO LENTO
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"

Santoro è tornato, con passo lento e solenne, deciso a durare. Vecchio nella struttura (il celebrante di una messa laica), ma nuovo nella distribuzione multipiattaforma, là dove tv-web-radio allegramente convergono. «Centomila persone hanno accesso le luci di stasera». Centomila persone hanno versato dieci euro di sottoscrizione per il progetto «Servizio pubblico». Più il supporto ideologico ed economico del «Fatto», più la rete di tv locali di Sandro Parenzo e ieri sera Michele Santoro ha dimostrato che si può fare tv al di fuori dei grandi network. Il medium è il messaggio, diceva qualcuno.

Santoro è sempre Santoro, in Rai come su Sky o su TeleNorba. È fazioso, populista, presuntuoso («Madame tv c'est moi!»), ma la televisione la sa fare. Ragion per cui la Rai avrebbe fatto bene a tenerselo. L'incongrua espulsione e il costringerlo a ruolo del reietto lo hanno caricato ancora di più. Così, nel nome di Biagi e Montanelli, suffragata da poteri paranormali («So che siamo molto diversi, ma so che ci seguite»), è iniziata la «piccola rivoluzione civile e pacifica» della tv italiana.

Lo studio 3 di Cinecittà richiama la piazza di «Raiperunanotte» e soprattutto «Tuttinpiedi»: niente tavolo con schermo stile «Annozero», ma due grandi maxischermi sulle gradinate in metallo. I ritmi sono lenti, troppo lenti, ma qui non ci sono problemi di tempo. Travaglio massacra i privilegi dei parlamentari, fingendo di essere uno di loro e non c'è nemmeno una Santanchè a contraddirlo. La tira un po' alla lunga e perde in efficacia. Gli ospiti sono di lusso, da Paolo Mieli (parla del «senso morale relativo» di molti parlamentari) a Diego Della Valle (forse è in overdose di visibilità, non può andare a farsi prendere in giro da Crozza e subito dopo da Santoro), da Luigi de Magistris (vuole trasformare l'indignazione in rivoluzione, nientemeno) a Franco Bechis (un agnellino nella fossa dei leoni), da Stella a Rizzo.

Da un programma così i Lavitola, gli Scilipoti, gli Scajola ne escono stritolati, ma forse si sono già stritolati da soli, almeno per i fan di Santoro. Oggi controlleremo gli ascolti (ieri sera in concorrenza c'erano «Piazzapulita», «La versione di Banfi», «Mi manda Raitre», l'impressione è che «Don Matteo» faccia incetta di spettatori), ma ormai «Servizio pubblico» è a tutti gli effetti un appuntamento del giovedì. In genere, i talk politici riparano agli errori degli altri scambiando i medesimi con una loro verità. Perciò, per ora, la rivoluzione può attendere.


3- SANTANCHÉ: «INELEGANTE E NOIOSO: HA PERSO FORZA»
Francesca Schianchi per "La Stampa"

«Sulle tv private si trovano trasmissioni molto più interessanti. Questa la trovo financo un po' noiosa».

Addirittura noiosa, sottosegretario Santanchè?
«Ha perso tutta la sua forza. Quello che funzionava, in "Annozero", non era quello che Santoro diceva, ma il fatto che lo dicesse sulla Rai. Era la provocazione: il fatto di fare una tv partigiana sulle reti di tutti. E poi ho fatto una riflessione su quello che ha detto».

Cosa?

«Ha iniziato il programma dicendo che la tv pubblica è spenta sulla crisi, dopodiché ha proposto Travaglio che parla dell'amico Ingroia, Lavitola e i servizi segreti, Scilipoti, la casa di Scajola: tutto legittimo, ma che c'azzecca con la crisi? E poi ha portato a testimoni del fatto che lui è libero Montanelli e Biagi, giornalisti morti, non mi sembra elegante. Siamo agli effetti paranormali».

Non le è piaciuta, insomma. Ad «Annozero» lei è stata spesso ospite: andrebbe anche a «Servizio pubblico»?
«Certo, se m'invitano perché non dovrei andare? Non avrei nessun problema, ma non credo voglia invitare un esponente del centrodestra, considerando il parterre di stasera».

Sottolinea che c'è uno di voi?
«Si chiama "Servizio pubblico", sarebbe grave se lo fosse, visto che non è rappresentata la maggioranza di questo Paese. Ma siccome è un servizio privato, fa benissimo a invitare i suoi amici. Su una tv privata è legittimo: l'importante è che un programma così di parte non sia sulla Tv che paghiamo tutti».

Che ne dice della proposta di Ferrara al posto di Santoro il giovedì sera?
«Benissimo. Abbiamo Floris, la Gabanelli; Ferrara è un ottimo giornalista».

Non rischia di essere di parte pure lui?
«Come Santoro la vedo difficile: è insuperabile».

 

SANTORO A SERVIZIO PUBBLICOMICHELE SANTORO TravaglioVauro SenesiDella Vallede magistrisSantoro durante Servizio PubblicoLUISELLA COSTAMAGNA santancheValter LavitolaSCILIPOTI

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?