1- BERNABÈ HA TROPPI PROBLEMI PER PERMETTERSI IL LUSSO DI ATTACCARE IL GOVERNO DEL CAVALIERE INFOJATO NÈ HA ALCUNA VOGLIA DI ENTRARE IN ROTTA DI COLLISIONE CON IL SUO PRIMO AZIONISTA DI TELECOM, CESAR ALIERTA, BOSS DI TELEFONICA 2- A SCORAGGIARE QUALSIASI INTENZIONE BELLIGERANTE CON IL SOCIO PIÙ IMPORTANTE DI TELCO, È LA NOTIZIA CHE BERLUSCONI SAREBBE PERSONALMENTE E PESANTEMENTE INTERVENUTO SU ALIERTA PER DISSUADERE BERNABÈ A INGAGGIARE MICHELE SANTORO NELLE FILE DE “LA7”, LA VERA ARMA (PUBBLICA E SEGRETA) DI BERNABÈ 3- IL CONTRATTO CON IL GIORNALISTA DI “ANNOZERO” ERA GIÀ PRONTO, MENTANA E IL “CANARO” STELLA SQUILLAVANO LE LORO TROMBE, MA NON AVEVANO FATTO I CONTI CON IL SIRE DI DI HARDCORE CHE HA TELEFONATO A MADRID PER STOPPARE L’OPERAZIONE

1- I PROBLEMI DI BERNABE'
Gli uscieri di TelecomItalia ritengono che Franchino Bernabè non abbia alcuna intenzione di aggiungersi alla "riserva indiana" dei banchieri e dei manager che si candidano a salvare la Patria con un governo tecnico.

E hanno ragione perché anche nella sua prima dichiarazione dopo le vacanze, pronunciata durante un convegno sulle telecomunicazioni, il manager di Vipiteno si è limitato a dire "i problemi sono serissimi e richiedono sacrifici enormi, c'è bisogno di senso di responsabilità e di grande amore per il Paese", poi ha aggiunto che le ricette devono arrivare dalla politica perché "non c'è un surrogato alla politica". Le uniche parole forti Franchino le ha pronunciate quando ha detto che "serve una mano ferma" e il ministro ex-Opus Dei, Paolo Romani, che assisteva al convegno, ha avuto un sussulto.

In realtà Bernabè ha troppi problemi per permettersi il lusso di attaccare il governo del Cavaliere birichino. Anche Telecom sta soffrendo la crisi della Borsa dove il titolo che in sei mesi ha perso quasi il 30% boccheggia intorno al valore di 0,78 ben lontano dalle attese degli azionisti e dei soci di Telco, la scatola delle banche che insieme a Generali e la spagnola Telefonica controlla la società.

A preoccupare i grandi soci sono le scadenze di 3 miliardi di debiti che dovranno essere pagati entro un anno ed è questa la ragione che li ha spinti (come ha scritto ieri il "Sole 24 Ore") a consegnare il 100% del capitale in pegno alle banche creditrici.

Per completare il quadro gli uscieri di Telecom, che invece delle montagne trentine hanno trascorso le vacanze a Copacabana insieme al mitico Luca Luciani, aggiungono il peso degli oneri che si scaricheranno su Telecom quando sarà finita la battaglia per l'assegnazione delle frequenze telefoniche. L'asta indetta a maggio dal Garante per le Comunicazioni con un valore iniziale di 2,4 miliardi si sta svolgendo a colpi di rilanci che vedono Telecom battersi contro Wind, Vodafone, 3G, e ieri sera era già stata raggiunta la quota di 2,9 miliardi.

Per l'azienda di Franchino è una battaglia vitale che serve a guadagnare spazio sul mercato della telefonia fissa e mobile dove Telecom ha perso colpi.

Si tratta di mettere mano al portafoglio, ma questo non sembra preoccupare più di tanto il bracciodestro Marco Patuano che a Cernobbio ha dichiarato la disponibilità di Telecom ad andare anche oltre il miliardo di spesa.

Per gli uscieri ciò equivale a un inevitabile sacrificio sugli investimenti futuri e rimandano alla notizia apparsa ieri sul "Corriere delle Comunicazioni" dove il governo inglese ha deciso di spostare di un anno l'asta delle frequenze per mettere fine alla bagarre tra i più grandi operatori.

Intanto da Madrid arriva la notizia che gli spagnoli di Telefonica non se la passano affatto bene e la Compagnia ha deciso una profonda ristrutturazione puntando tutto su nuovi business in America Latina con il risultato di pestare ancor di più i piedi alla crescita di Telecom su quella ricca area di mercato che ha portato sangue vivo agli ultimi bilanci dell'azienda.

Franchino comunque, oltre a non avere intenzione di scendere in politica, non ha alcuna voglia di entrare in rotta di collisione con Cesar Alierta, il boss 66enne che guida Telefonica. A scoraggiare qualsiasi intenzione belligerante con il socio più importante di Telco, è la notizia che Berlusconi sarebbe personalmente e pesantemente intervenuto su Alierta per dissuadere Bernabè a ingaggiare Michele Santoro nelle file de "La7", la vera arma (pubblica e segreta) del capo di Telecom.

Il contratto con il giornalista di "Annozero" era già pronto, Mentana e il "canaro" Stella squillavano le loro trombe, ma non avevano fatto i conti con il diavolaccio di Arcore che ha telefonato a Madrid per stoppare l'operazione.

2- RICICCIA SCAGLIA CON L'ACQUISIZIONE DEL 40,4% DI ELITE WORLD SA, LA CELEBRE AGENZIA DI MODELLE
Prima che lo arrestassero con l'accusa iperbolica di aver realizzato la più grande truffa del secolo, Silvio Scaglia era considerato uno dei manager più furbi e più ricchi al punto tale che la rivista "Forbes" l'aveva classificato tra i 1.000 uomini più facoltosi del mondo con un patrimonio di 1,2 miliardi di dollari.

La fortuna del 53enne manager nativo di Lucerna e protagonista di grandi imprese a Omnitel e Fastweb, è finita il 26 febbraio 2010 quando con un jet privato proveniente dalle Antille è sceso a Ciampino e i carabinieri lo hanno portato a Regina Coeli. Per un intero anno Scaglia è rimasto agli arresti che ha vissuto in gran parte nella sua villa alle pendici del Monte Bianco, e ancora oggi sta aspettando che la giustizia dica l'ultima parola sulla vicenda TelecomItalia Sparkle in cui è rimasto impigliato.

Chi lo frequenta rifiuta l'immagine di un uomo avvitato nel dolore e nell'immobilismo perché dopo aver lasciato la Valle d'Aosta si è ributtato negli affari facendo la spola con il suo quartier generale di Londra dove vive con la famiglia. I soldi non gli mancano perché il tesoretto di quasi 800 milioni costituito dalle plusvalenze realizzate con la vendita di Fastweb agli svizzeri di Swisscom, è stato collocato nella holding di famiglia Sms Finance SA con sede in Lussemburgo. In questa struttura opera il braccio destro di Scaglia, Massimo Armanini, un ex-banchiere Deutsche Bank che in passato è stato così vicino a Calisto Tanzi tanto da aver patteggiato una condanna a 1 anno e 9 mesi per il crac Parmalat.

Con Armanini la holding di Scaglia si è buttata nell'avventura di Babelgum, la web tv on demand che nel 2009 (poco prima dell'arresto) ha registrato una perdita di 71,5 milioni. Ma gli investimenti effettuati dal mago italo-svizzero hanno sempre guardato in altre direzioni. Nel 2007 Scaglia è diventato il principale azionista di Pacific Capital, un fondo di private equity e venture capital. Questo fondo ha acquisito il 30% di Mama Group, una holding multimediale del settore musicale dove la scatola di famiglia Sms Finance ha tentato alla fine 2009 un'Opa da 30 milioni di sterline che non è andata a buon fine.

Il ricco manager è sempre stato convinto della bontà dei business nelle aree dell'entertainment, ed è questa la ragione che lo ha spinto ad acquisire il 40,4% di Elite World SA, la celebre agenzia fondata da John Casablancas che gestisce in tutto il mondo oltre 800 modelle. Secondo alcune indiscrezioni l'interesse per la struttura che ha gestito le gambe delle donne più belle starebbe spingendo Scaglia ad acquisire un altro 15% di Elite World, mentre altri investimenti sono stati fatti in India in aziende che producono celle fotovoltaiche al silicio.

3- QUI NEW YORK! MENTRE I FUNZIONARI DELL'ICE SOFFRONO SARÀ LA CONSOLESSA QUINTAVALLE A DARE IL BENVENUTO A BOCELLI CHE È STATO INGAGGIATO DALLA "BARILLA" PER UN MEGACONCERTO A CENTRAL PARK
In una strada di new york c'è un palazzotto lussuoso dove un gruppo di italiani sta soffrendo.

All'incrocio tra 33 East e la 67esima si trova la sede dell'Ice ed è qui che il direttore Agnello Musella insieme ai suoi collaboratori Smargiassi, Lucarelli, Del Vecchio, Fusara e Servini, sta aspettando di traslocare dopo la decisione del governo di sopprimere l'Istituto per la promozione del made in Italy.

Alcuni anni fa il palazzotto è stato comprato a peso d'oro, ma oggi con la crisi del mercato immobiliare rischia di essere svenduto, e svenduti si sentono i funzionari dell'Ice che, dopo le ultime decisioni del governo, dovranno operare all'interno del Consolato italiano a New York. Qui alla fine di giugno è arrivato il nuovo console, anzi la consolessa Natalia Quintavalle, un diplomatico nativo di Pietrasanta che pur avendo lavorato all'Onu per 3 anni non è considerata di alto profilo.

Per conquistare la poltrona di console c'è stata una battaglia durissima che si è conclusa con la vittoria della Quintavalle appoggiata dal ministro Frattini. Dopo la nomina la consolessa si è mossa con discrezione e solo in questa settimana ha fatto il suo esordio sociale. Così mentre i funzionari dell'Ice soffrono sarà lei a dare il benvenuto al cantante Bocelli che è stato ingaggiato dalla "Barilla" per un megaconcerto a Central Park.

4- QUIZ UNICREDIT: IL DIRETTORE PER LE RELAZIONI ESTERNE, MAURIZIO BERETTA, MANTERRÀ LA DECISIONE DI DIMETTERSI DALLA PRESIDENZA DELLA LEGA CALCIO (COME HA PROMESSO IN UN'INTERVISTA AL "SOLE 24 ORE").
Unicredit quiz: "I 120mila dipendenti di Unicredit sparsi in 55 paesi aspettano con ansia il vertice di venerdì prossimo quando a piazza Cordusio Ghizzoni e gli altri top manager dovranno prendere decisioni importanti.

I dipendenti della banca non danno molto credito alle voci che corrono nella City di Londra secondo le quali Unicredit dovrà procedere a un aumento di capitale di 10 miliardi. A loro interessa soprattutto sapere se il direttore per le relazioni esterne, Maurizio Beretta, manterrà la decisione di dimettersi dalla presidenza della Lega Calcio (come ha promesso in un'intervista al "Sole 24 Ore").

Inoltre i 120mila dipendenti cercheranno di capire una volta per tutte l'identità dell'alto dirigente che si fa chiamare "ministro" e che pare dotato di una bellissima segretaria di nome Barbara. Per adesso l'indagine ha portato a capire che il funzionario è di origini salernitane, si chiama Giuseppe, ed è in prestito dal ministero degli Esteri. Corre voce che la sua esperienza diplomatica sarà presto utilizzata da Ghizzoni che pare intenzionato a spedirlo in Cina o in una delle più lontane province di Unicredit nell'Est europeo".

 

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