1. DONNE, NERI, LATINOS, ASIATICI, GIOVANI E POVERI HANNO RICONFERMATO OBAMA ALLA CASA BIANCA. MA IN USA C’E’ ANCORA UN VOTO CONTROLLATO DA UNA MAGGIORANZA DI UOMINI (77%), BIANCHI (94%) CON UN ETA’ MEDIA INTORNO AI 62 ANNI, ED E’ QUELLO DEGLI OSCAR 2. QUEST’ANNO, CON FILM COME "DJANGO UNCHAINED", "LINCOLN" E "ZERO DARK THIRTY", TITOLI CHE RIFLETTONO UNA CERTA VITALITA’ E COMPLESSITA’ DELLO ZEITGEIST, TUTTO FA PENSARE CHE SCEGLIERANNO LA “VECCHIA” STRADA DEL CINEMA RASSICURANTE: “ARGO” 3. BUONI SENTIMENTI, HAPPY ENDING IMPLAUSIBILI, PISTOLOTTI PSEUDOSPIRITUALI, POMPA AUTOCONGRATULATORIA E UN’INSOPPORTABILE ORTODOSSIA POLITICAMENTE CORRETTA SONO IL RITORNELLO DEL RITUALE SEMPRE PIU’ ANACRONISTICO DEGLI OSCAR

Giulia D'Agnolo Vallan per Dagospia

Donne, neri, latinos, asiatici, giovani e poveri hanno riconfermato trionfalmente Barack Obama alla Casa Bianca, il novembre scorso. Ma in USA c'e' ancora almeno un voto controllato esclusivamente da una maggioranza di uomini (77%), bianchi (94%) con un eta' media intorno ai sessantadue anni, ed e' quello degli Oscar.

La sconcertante composizione dell' Academy of Motion Pictures Arts and Sciences (6000 membri circa), riportata in un articolo del "Los Angeles Times" di circa un anno fa, non puo' essere cambiata molto nel giro di dodici mesi. Quindi sara' piu' o meno lo stesso gruppo demografico in via di estinzione a decidere a chi andranno le statuette di quest'anno.

Da tutti I pronostici di quello che succedera' durante le cerimonia di domenica sera, ironicamente per una comunita' essenzialmente liberal come quella hollywodiana, i risultati della premiazione faranno pensare piu' all'elettorato di Mitt Romney che a quello dell'attuale occupante della Casa bianca.

Buoni sentimenti, happy ending implausibili, pistolotti pseudospirituali, pompa autocongratulatoria e un'insopportabile ortodossia politicamente corretta sono il ritornello del rituale sempre piu' anacronistico degli Oscar.

Quest'anno, con film come Django Unchained, Lincoln e Zero Dark Thirty l'Academy aveva l'opportunita' se non proprio di mettersi al passo coi tempi almeno di premiare titoli che riflettessero una certa vitalita' e complessita' dello zeitgeist. Invece tutto fa pensare che sceglieranno la "vecchia" strada del cinema rassicurante - Argo, Silver Lining Playbooks, Life of Pi......

Non che Argo sia una cosa da vergognarsi, ma tra il fim di Ben Affleck e Zero Dark Thirty il rapporto e' come quello tra una sardina e Moby Dick. Certo, lo spettacolo della CIA che chiede aiuto a Hollywood per risolvere la crisi degli ostaggi in Iran (senza versare una goccia di sangue) e' piu' decoroso di quello della CIA che interroga con tecniche da macelleria medioevale per trovare Bin Laden.

E poi un film che fa un po' di pr per la propria industria non guasta. Dalla parte di Argo sta anche la semplice matematica: gli attori rappresentano il blocco di voto piu' numeroso dell'Academy e adorano il successo di un collega che passa dietro alla macchina da presa. Snobbato nella categoria di miglior regista, Affleck sara' celebrato lo stesso perche' Argo vincera' quella di miglior film.

L'Oscar lotta da anni contro il terrore di essere irrilevante, se non addirittura obsoleto, rispetto ai gusti del grande pubblico. In quel senso, per il 2012 puo' vantare buone notizie: quasi tuti I film nominati hanno totalizzato un box office superiore ai cento milioni di dollari (The Artist, miglior film agli Oscar dell'anno scorso, ne aveva incasssati solo 44. The Hurt Locker, con circa 12 milioni in biglietti venduti, probabilmente detiene il record di film statuetta meno visto della storia).

Ma i ratings della cerimonia TV sono calati parecchio rispetto ai tempi d'oro. Oggi la premiazione degli Academy Awards (vista l'anno scorso da 39.3 milioni di americani, contro i 57 del 1998) viene molto dopo il Superbowl (108 milioni di spettatori, due week end fa) ed e' incalzata dai Grammy (28.12 milioni).

Intesa a fermare l'inarrestabile corsa del tempo, quindi, anche la scelta del presentatore -dopo il ritorno da vaudeville di Billy Crystal, l'anno scorso (chiamato in extremis per sostitutire Eddie Murphy che era stato chiamato per riparare il danno della coppia James Franco/Anne Hathaway l'anno precedente). Seth McFarlane, che condurra' la serata, ha infatti costruito un impero a base di televisione divertente e volgarissima (sua la serie Family Guy).

Non guasta, sempre nella filosofia di cercare di riconquistare il grande pubblico, che il suo primo film da regista, Ted, stata la commedia piu' di successo dell'anno scorso. Erano esauriti gia' a dicembre gli spazi pubblicitari messi a disposizione dalla ABC durante l'interminabile serata. Costo dello spot da trenta secondi: 1.8 milioni di dollari.

Dopo quattro mesi non stop di un incessante martellamento da Awards (le associazioni dei critici, I sindacati, I Golden Globes, gli inglesi BAFTA...), che tiene ostaggio multiplex, pagine degli spettacoli e palinsesti televisivi, l'idea di sedersi davanti alla TV stasera, per guardare la cerimonia degli Oscar, e rivedere tutte le stesse facce (altroche' fascino elusivo di una star..) fa venire un po' di nausea.

Sono/siamo tutti stremati. E' un miracolo che i nominati, e gli entourage che li circondano come nuvole di mosche, riescano ancora stare in piedi sul tappeto rosso. Non parliamo poi di sorridere. Eppure, sorrideranno, nessuno crollera' al suolo con la bava alla bocca. Nessuno se ne stara' a casa come faceva regolarmente Woody Allen tanti anni fa. O mandera' un'indiana a rititare il suo premio come fece Brando.
E, tra otto mesi ripartiranno come se niente fosse.

 

 

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