1. E’ ROTTURA TRA FLEBUCCIO DE BORTOLI E I REDATTORI DEL “CORRIERE DELLA SERA” 2. UN BRUTTO COLPO PER IL DIRETTORE DEL QUOTIDIANO MILANESE CHE ORA SI TROVA A UN BIVIO DECISIVO E TREMENDO: INCASSARE IL “NO” DEI COLLEGHI O GIRARE I TACCHI 3. IL DUPLEX GIULIO ANSELMI E MARIOPIO CALABRESI PIACE TANTO AL NUOVO ASSE PORTANTE DEL “PATTO”, ALBERTO NAGEL (MEDIOBANCA) E JOHN ELKANN (FIAT). E NELLE ULTIME ORE PURE ABRAMO BAZOLI (BANCA INTESA) AVREBBE DATO IL VIA LIBERA AL RICAMBIO 4. SONO RIPRESE A CIRCOLARE LE VOCI SU UN POSSIBILE INGRESSO DI UN SOCIO FORTE IN RCS CHE POTREBBE PARLARE TEDESCO (SPRINGER) PER FAR FRONTE AL MILIARDO DI DEBITI CHE RISCHIANO DI TRASCINARE L’AZIENDA VERSO IL FALLIMENTO CONCORDATO

DAGOREPORT

Sia pure con toni garbati, i giornalisti del Corriere lasciano cadere nel vuoto la "supplica" che Flebuccio de Bortoli gli aveva rivolto l'altro giorno nel pieno della riunione del "patto di sindacato" dell'Rcs Mediagroup.

Un brutto colpo per il direttore del quotidiano milanese che ora, come ha già osservato Dagospia, si trova a un bivio decisivo e tremendo: incassare il "no" dei colleghi ai quali si era rivolto "a cuore aperto" o trarre le conseguenze dalla spaccatura che si è creata in via Solferino tra lui e il Comitato di redazione.

"Facciamo presente che stiamo percorrendo altre strade...", replicano a Flebuccio i suoi colleghi. Percorsi ben distanti (e diversi) da quelli contenuti nella sua lettera-supplica che, in buona sostanza, sposava - con quale riserva di bandiera - , la linea tutta lacrime & sangue del progetto dell'ad Pietro Scott Jovane.

Un piano che prevede la decimazione in redazione (uno su tre sbattuto fuori dal giornale), il taglio dei benefit che da sempre rappresentano una voce della busta paga e non una regalia; il trasloco forzoso da via Solferino alla periferia di Crescenzago. Di suo, Flebuccio De Bortoli, ci aveva aggiunto una sorta di "obolo" (prestiti infruttiferi) a favore dei Poteri marci da rimborsare in futuro ai donatori. Incredibile, ma vero.

Dunque, da oggi le strade tra i redattori, che domani mattina hanno indetto un'assemblea, e la direzione si separano. Una frattura impensabile fino a qualche settimana fa anche per la mitezza con cui la redazione aveva seguito la direzione non facendo mancare il giornale nelle edicole nelle settimane dell'elezione del nuovo Papa.

Il Cdr nella sua lettera di risposta al direttore fa sapere che essa intende percorrere altre vie da quelle da lui suggerite nella supplica. Proposte che, si legge nella replica, "non prevedono riduzioni di stipendi" con l'accetta.

Ora resta da capire cosa farà Flebuccio de Bortoli dopo che i giornalisti del Corriere gli hanno voltato le spalle non senza aver visto nella sua "supplica" (aziendalista) una sorta di tradimento del corpo redazionale. Dagospia, senza ricevere smentite, già le settimane scorse aveva parlato di un direttore sull'orlo delle dimissioni. E su una possibile sostituzione con il duplex Giulio Anselmi e Mariopio Calabresi.

Un'accoppiata che piace tanto al nuovo asse portante del "patto", Alberto Nagel (Mediobanca) e John Elkann (Fiat). E nelle ultime ore pure Abramo Bazoli (Banca Intesa) che ieri non ha partecipato alla riunione dei pattisti avrebbe dato il via libera al ricambio direzionale in via Solferino.

In quando in grande movimento tra gli azionisti di Rcs, l'unica cosa certa è che stavolta le carte sono distribuite da Nagel e Elkann. Tant'è che sono riprese a circolare le voci, anticipate da Dagospia, su un possibile ingresso di un socio forte in Rcs Mediagroup. Un cavaliere bianco che potrebbe però parlare tedesco (Springer). O qualche altro gruppo (pesante) con i denari contanti per far fronte alla montagna di debiti (oltre un miliardo) che rischiano di trascinare l'azienda verso il fallimento concordato.

2. COMUNICATO DEL CDR DEL CORRIERE
Care colleghe e cari colleghi,
come sapete in queste ore stiamo mettendo a punto una piattaforma per rispondere al piano industriale dell'azienda.

Prendiamo atto dei suggerimenti contenuti nella lettera del direttore, che vi abbiamo oggi girato. Rimarchiamo che il direttore concorda sulla matrice "spagnola" della crisi e sull'urgenza di un adeguato aumento di capitale. Ringraziamo il direttore per l'apprezzamento espresso nei nostri confronti e consideriamo con attenzione il suo sforzo per mettere in campo proposte di mediazione.

Tuttavia, nella nostra autonomia, facciamo presente che stiamo percorrendo altre strade, che non prevedono riduzioni di stipendio per i colleghi, né ipotesi di "prestiti infruttiferi" (o di altro tipo) all'azienda. Contiamo comunque di elaborare un piano di risparmi, sulla base della corretta analisi dei conti del Corriere della Sera, da noi effettuata con l'ausilio di qualificati analisti indipendenti.

In ogni caso, è necessario chiarire che il cdr del Corriere della Sera non può essere indicato come l'ostacolo principale sulla strada della ricapitalizzazione di Rcs Mediagroup. Questa tesi grottesca è sostenuta nel documento a firma Rsu pubblicato oggi con rilievo a pagina 20 del giornale.

Un comunicato tanto grave quanto strampalato, che stabilisce un nuovo record, una cosa mai vista al Corriere della Sera: una componente sindacale che interviene a gamba tesa nella trattativa condotta da un'altra rappresentanza, pretendendo di dettare i tempi e di suggerire i modi per arrivare al risultato.

Tra l'altro questo stesso comunicato è stato falsamente spacciato per unitario, come dimostra la palese dissociazione dei lavoratori poligrafici della Fistel-Cisl Corsera, che vi alleghiamo per conoscenza.
Un caro saluto
Il cdr

3. FIAT E MEDIOBANCA PREPARANO L'INGRESSO DI UN SOCIO FORTE?
Riceviamo e pubblichiamo:

Caro Dago, alcuni grandi azionisti di Rcs, convenuti ieri sera per la riunione del patto di sindacato per deliberare sull'aumento di capitale da 400 milioni di euro, ieri sono usciti dalla lunghissima riunione presieduta da Giampiero Pesenti con più di un dubbio.

Perché John Elkann, numero uno di Fiat azionista-pattista al 13,6% ha assunto un atteggiamento così forte sulla ricapitalizzazione dicendosi pronto a sottoscrivere, oltre la quota di pertinenza di Torino, anche le quote di altri pattisti che eventualmente non aderissero all'operazione (per ora gli unici che hanno già detto di no sono il gruppo Merloni e i Benetton col 5%, ma non pattisti)?

E perché Renato Pagliaro, presidente di Mediobanca, azionista-pattista al 10,2%, ha assunto invece un atteggiamento"morbido" sui tempi della ricapitalizzazione, consentendo ai pattisti di esprimersi per il sì o per il no non subito, ma soltanto in prossimità dell'operazione che dovrebbe partire a luglio?

E perché, oltre a Fiat e Mediobanca, anche Intesa (azionista-pattista al 4,9%) è pronta a subentrare a pattisti che non volessero sborsare?

La sensazione è che Fiat e Mediobanca, che hanno spinto fin dall'inizio per l'aumento di capitale, si riservino di giocare la carta di un nuovo socio forte, probabilmente estero, quando saranno più chiari i termini dell'aumento di capitale che, se verrà confermato il prezzo di emissione dei nuovi titoli fra 0,20 e 0,30 euro, comporterà in caso di non adesione una sostanziale diluizione dei soci non aderenti. E l'ingresso di un nuovo azionista a prezzi di favore.
Con simpatia.

Andrea

 

 

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