1. FRECCERO: “UNA PUNTATA RIUSCITISSIMA. DIVERTENTE. COMICA. CON BERLUSCONI CHE GIOCA LA CARTA DELLA PARODIA DI TRAVAGLIO E SCENATA FINALE DI SANTORO CHE, DA MATTATORE, HA CAPITO CHE UN ALTRO SHOWMAN GLI AVEVA RUBATO LA GUIDA DELLA TRASMISSIONE” 2. ‘’LA PRIMA ORA CON UN CAVALIERE GUARDINGO, NON A SUO AGIO QUINDI MAI AGGRESSIVO. CON IL SECONDO ATTO, QUELLO CHE CHIAMO ALLA TOTÒ E PEPPINO, IL PROGRAMMA CAMBIA, SI INSTAURA UN REGISTRO IRONICO, COMICO, CHE METTE LA TENSIONE TRA PARENTESI” 3. ‘’L’ULTIMA PARTE SI APRE CON L’INTERVENTO DI TRAVAGLIO, E BERLUSCONI RISPONDE CON LA LETTERA SULLE SUE CONDANNE CIVILI PER DIFFAMAZIONE, OCCUPANDO IL POSTO ALLA SCRIVANIA DI SANTORO SPODESTANDOLO COSÌ DALLA CONDUZIONE DEL PROGRAMMA” 4. ‘’E SANTORO, PER RECUPERARE IL CENTRO DELLA SCENA E PER DIFENDERE IL SUO TRAVAGLIO, SI INALBERA. FA UNA SCENATA MENTRE BERLUSCONI CONTINUA A SGHIGNAZZARE. E ALLA FINE LO SALUTA CON TONO IRRIVERENTE: “FACCIA BUONI ASCOLTI!”

VIDEO - http://video.corriere.it/berlusconi-santoro-lei-ha-fatto-scuole-serali/4b65f99a-5b76-11e2-b99a-09ab2491ad91


1. DAGOREPORT - FRECCERO: "UNO SHOW E DUE MATTATORI"

''Una puntata riuscitissima. Divertente. Comica. Con Berlusconi che gioca la carta della parodia di Travaglio e scenata finale di Santoro che, da mattatore, ha capito che un altro showman gli aveva rubato la conduzione.

Fino alle 23.48 il gran duello era tutto giocato di fioretto. Il prologo di Santoro, aperto sulle note di "Granada" di Claudio Villa, suonava un tema nuovo e diverso: non è più tempo di combattere, "Servizio pubblico" la casa di tutti, Berlusconi compreso. E per un'ora Berlusconi non si sente a casa sua, a suo agio, quindi non è mai aggressivo.

Dopo un'ora, si apre il secondo atto. Quello che chiamo alla Totò e Peppino, vedi il duetto tra Santoro e Ruotolo. Il programma cambia, si instaura un registro ironico, comico, che mette la tensione tra parentesi. Sei un falsificatore, apre le braccia Santoro. E l'altro mattatore che si giustifica di non essere capace a far il politico con la gabbia di certe regole istituzionali.

Il terzo atto si apre con l'intervento di Travaglio, il secondo soprattutto, e Berlusconi tira fuori la lettera con il curriculum delle condanne civili per diffamazione di Travaglio, prendendo il posto alla scrivania di Santoro spodestandolo così dalla conduzione del programma.

E Santoro, per recuperare il centro della scena e per difendere Travaglio, si inalbera. Fa una scenata mentre Berlusconi continua a sghignazzare: comprende di aver in mano il bandolo del programma e alla fine lo saluta con tono irriverente: "Faccia buoni ascolti!".''

2. SERVIZIO BERLUSCONI
Vittorio Nuti - Sole24ore.com

La baruffa arriva alla fine, con i fischi del pubblico, e Michele Santoro arrabbiato, con polemiche roventi in diretta sulla presunta «libertà di diffamare» dei giornalisti, dopo che Berlusconi ha letto una lunga lettera (scritta dai suoi collaboratori), in cui ripercorre le cause che hanno visto coinvolto Marco Travaglio.

Ma l'attesa puntata di "Servizio Pubblico", incentrata sul faccia a faccia tra il giornalista e l'"ospite unico" Silvio Berlusconi è soprattutto un concentrato degli argomenti ormai classici dell'ex premier - nessuna responsabilità del suo governo per la crisi, la magistratura ostaggio della sinistra - con tocchi di attualità legati all'Imu, tassa sbaglia "imposta" dal Professore e al ruolo anticrisi della Banca centrale europea.

Su questo fronte, Berlusconi dà ragione ad una imprenditrice, che in un passaggio che riaggancia la trasmissione all'attualità della crisi economica denuncia il dramma dei piccoli imprenditori del Nord Est costretti al suicidio dalla crisi economica. «Noi imprenditori siamo in difficoltà, spiega, e il governo pensa solo ad aiutare le banche». Dopo Monti la soluzione, aggiunge, sarebbe molto semplice: «riprenderci la sovranità che ci hanno tolto. Non potremmo mai più crescere senza fare prima questo» .

«La banca centrale europea deve diventare una banca vera, sottolinea il Cav., che garantisca il debito pubblico, se no paesi come l'Italia, il Portogallo, la Grecia e l'Irlanda saranno costretti a tornare alla moneta nazionale, con la possibilità di procedere alla svalutazioni competitiva. Una cosa disastrosa perché sarebbe al crisi dell'Europa che è il nostro futuro».

In precedenza, in risposta all'obiezione che sotto i suoi governi il debito é cresciuto, il Cav. ricorda che «il debito é sempre cresciuto perché i governi non hanno strumenti di operare e non possono fermare la spesa. Non dobbiamo ridurre annualmente come voleva Merkel - afferma l'ex premier alzando ancora la voce - col patto fiscale di 50 miliardi all'anno il nostro debito pubblico, dobbiamo farlo di soli 15 miliardi cosa assolutamente sostenibile».

«I ristoranti sono pieni, si fatica a trovare un posto sugli aerei, i centri di vacanza sono affollati». Rilanciate in un servizio in apertura di puntata, le parole pronunciate dall'ex premier nel 2009 per minimizzare la recessione italiana vengono confermate parola per parola dall'ex premier: «non annetto nessuna responsabilità al mio governo». La colpa è della crisi venuta dopo, spiega, nel 2011, e della cura anticrisi del "Governo dei Professori".

Anche sul nodo delle tasse, il Cavaliere respinge il pressing del giornalista: «L'Imu doveva essere una imposta complessiva della tassazione locale, che doveva colpire anche la casa ma salvando la prima casa, che consideriamo sacra, il pilastro su cui ogni famiglia deve poter costruire il proprio futuro. Doveva essere un compendio di tasse locali per pagare i servizi locali. Il Governo Monti ha preso un'altra direzione, imponendo una imposta anche sulla prima casa. Noi abbiamo provato a cambiare le cose».

Uno dei temi "caldi" della puntata sembra essere prioprio l'Imu, che torna in primo piano quando Santoro accusa il centrodestra di aver di fatto assecondato la tassazione della casa. Berlusconi arriva ad alzare la voce, accusando il governo Monti di aver operato uno «spostamento a sinistra». L'Imu «non potevamo non votarla - osserva Berlusconi - perché avremmo fatto cadere il governo. Dovemmo approvarla e decidemmo di presentare una variazione dando indicazioni per trovare i 4 miliardi necessari ma il governo ci disse che non era possibile e allora siamo arrivati al disaccordo totale che ha portato a farci toglire la fiducia».

La puntata prosegue con i due protagonisti attenti a non dare un vantaggio dialettico all'avversario. La tensione, che non è comunque altissima, si stempera quando il Cav scherza e ricorda a Santoro: «Lei é il leader della trasmissione, é lei che guadagna i dindi, io sono ospite». «Io ho tanto bisogno di guadagnare perché ogni giorno devo dare a una signora che é stata mia moglie, mi esprimo ancora in lire, 200 milioni di lire al giorno». Il conduttore osserva, riprendendo l'accusa rivolta dall'ex premier alle "giudicesse" della causa di separazione: «Erano giudici comuniste...», osserva. «Lo ha detto lei... Alla fine l'ha imparato», chiosa Berlusconi.

Spaio anche alla selezione dei candidati Pdl, che in alcuni casi preesenta qualche zona grigia. «Nell'ultimo Parlamento avevo 400 tra senatori e deputati e se qualcuno non è stato il massimo della probità e dell'onestà non si può pretendere e imputare colpe a chi deve giudicare». Così Silvio Berlusconi replica a Marco Travaglio, dopo che il giornalista ha letto un lungo elenco di persone che - elette nel Pdl - sono state coinvolte chi più chi meno in vicende giudiziarie. Il leader del Pdl spiega che situazioni del genere sono dovute «alla natura umana» e avere onestà totale è impossibile: «non si può fare con i sacerdoti, non si può fare con i carabinieri. Si può essere ingannati».

In chiusura, Berlusconi abbandona ogni cautela: «Io ogni volta che mi sono presentato sono sempre stato votato da 11-13 milioni di italiani. Tutti coglioni?», chiede a Santoro dopo che il conduttore è tornato a lamentarsi per il monologo dai tempi poco televisivi che il leader del Pdl ha fatto contro Travaglio. Poco prima, il Cav si era definito «buono e onesto», provocando la replica di Santoro «Non è importante l'opinione che si ha di noi stessi ma quella che hanno gli altri di noi».

 

 

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