1. IL GOVERNINO DI LETTAENRICO METTE MANO AL FINANZIAMENTO DEI PARTITI, MA C’È UN BARBATRUCCO: CONTINUERANNO A INCASSARE 90 MLN € PER I PROSSIMI QUATTRO ANNI. DAL 2014, I CITTADINI DETRARRANNO DALLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI LE DONAZIONI AI PARTITI E POI SCATTERÀ IL 2 PER MILLE DA VERSARE ALLA FORZA POLITICA PREFERITA 2. A 15 ANNI DALLA FAMOSA PRIVATIZZAZIONE, I PRIVATI HANNO SPOLPATO TELECOM: ORA NON HANNO I SOLDI PER INVESTIRE E TENTANO DI SEPARARE LA RETE DA TUTTO IL RESTO 3. IL SOCIO PRESCELTO, CON L’OK DELLA POLITICA, È LA CDP. OVVERO I RISPARMI POSTALI 4. IN QUALUNQUE PAESE DEL MONDO VI SAREBBE UN INFUOCATO DIBATTITO MA DA NOI ZERO 5. IL SENATÙR SISTEMA BOBO MARONI: “SOLO POLTRONE E BUROCRAZIA, NIENTE PIÙ IDEALI”

1 - IL BARBATRUCCO DEL FINANZIAMENTO AI PARTITI
Il governino di Lettaenrico programma un lento maquillage del meccanismo di finanziamento dei partiti e i compagni del Piddì giocano la carta più odiosa: la minaccia di mettere in cassa integrazione i dipendenti. Che in un Paese senza lavoro, e dove la cassa integrazione è ormai vista da molti come un mezzo privilegio, non è neppure il massimo dell'arma dialettica.

La verità è che i partiti continueranno a incassare 90 milioni di euro per i prossimi quattro anni. In compenso, a partire dal 2014, i cittadini potranno detrarre dalla dichiarazione dei redditi le donazioni ai partiti e poi scatterà il meccanismo del 2 per mille da versare alla forza politica preferita.

Se e quando passerà questa riforma, saremo tutti ovviamente chiamati a battere le mani al "coraggio" di Aspen Letta, uno che sul finanziamento della politica ha sicuramente da tempo idee innovative. Basta vedere la ridda di aziende pubbliche o concessionarie dello Stato che hanno finanziato VeDrò in tutti questi anni. E ora vediamo come l'hanno messa i giornaloni di Lor signori.

Repubblica: "Tagli ai fondi, ora i partiti tremano e il tesoriere Pd avverte i dipendenti: ‘Cassa integrazione inevitabile'. Il Pdl congela i contratti ai precari e attende Berlusconi" (p. 8). Il tesoriere dei democratici romba e tuona dalle colonne del Corrierone: "L'ira di Sposetti: l'esecutivo sbaglia. ‘Così resterà a casa chi fa le pulizie o risponde al telefono e guadagna 1.000 euro. Io adoro la democrazia e difendo i partiti: se gli togliamo i soldi, a poter fare politica saranno solo i ricchi e quelli che già possiedono tv e giornali" (p. 8).

Dura la Stampa di Torino: "L'ultimo braccio di ferro tra Letta e i partiti. L'addio al finanziamento pubblico a regime nel 2017, ma i tesorieri piangono miseria e ottengono modifiche" (p. 3). Ci casca il Messaggero, nell'ansia di compiacere il governino: "Partiti, linea dura di Letta: non avranno soldi pubblici" (p. 3). E ci casca anche il Giornale di Feltrusconi: "Si tira la cinghia. Via i soldi ai partiti e ora il Pd licenzia. Trovato l'accordo, addio finanziamento pubblico. E i democratici annunciano 180 esuberi. Sventata la trappola anti-Pdl nella bozza di legge sui rimborsi: si obbligava i partiti a congressi e primarie" (p. 1). Non sia mai che anche a destra la gente si scelga i candidati! Comanda il Cainano e basta. Del resto è anche quello che paga.

2 - ROTTAMIAMO ANCHE LETTAENRICO?
La notizia è che ieri non l'ha menato, ma solo spettinato. Matteo Renzi va avanti con metodo nella sua guerra per ottenere la candidatura a premier e lavora ai fianchi Lettaenrico, il quale, per inciso, ha altro da fare che rispondergli tutti i giorni. La Repubblica dei renziani gli mette il megafono: "Renzi rilancia la sfida al governo: ‘Faccia le riforme non vivacchi'. Lite con Bersani sulla leadership. Epifani col premier: fare bene è meglio che fare presto. Il sindaco riapre la partita della segreteria.

Letta: ‘Bisogna metterlo in sicurezza" (p. 6). Poi passa Filippo Ceccarelli e racconta "Come fare le scarpe al ‘mio' premier, l'intramontabile vizietto della sinistra. D'Alema, Veltroni, Renzi: quel ‘fuoco amico' su Palazzo Chigi" (p. 9). Il Corriere cerca di mettere pace: "Renzi: io contro Letta? Una barzelletta. ‘Spero che il governo delle larghe intese non diventi delle lunghe attese" (p. 9). Sulla Stampa, i progetti di Matteuccio: "Il Pd ora teme il rottamatore. ‘Si vuole candidare segretario'. Un fedelissimo del sindaco ammette: ‘E' vero, ci sta pensando seriamente" (p. 9). Ma fare il sindaco di Firenze mai?

3 - UN, DUE, TRE, GRILLINO!
Grillomao, un uomo che accetta con sportività le sconfitte, prende la rincorsa e segna un altro clamoroso autogol, per la gioia delle larghe intese e dei giornali del "sistema". "Grillo attacca anche Rodotà. Il professore, candidato dei Cinque Stelle al Quirinale, definito "ottuagenario miracolato dal web" (Corriere, p. 1).

"I ribelli pronti alla svolta anti-Beppe. ‘Ora un intergruppo con Pd e Sel'. Scontro sui prescelti per il corso di comunicazione con Casaleggio. Girolamo Pisano: ‘Ormai Beppe si capisce solo lui. Tutto questo mi sta nauseando'. Tancredi Turco: ‘Su Rodotà ha esagerato. Io Grillo non lo vedo come un capo'. Tommaso Currò ha sollevato il caso Rodotà nel gruppo, ma è stato silenziato" (Repubblica, p. 3).

Silenziato? Come un telefonino? Sul Corriere parla l'erede dell'infausta Lombardi: "Nuti, nuovo capogruppo: ‘I dissidenti forse sono nel posto sbagliato'. Currò e Zaccagnini? ‘Disinformati'" (p. 11). Retroscena della Stampa: "Il leader in battaglia per bloccare le sirene del dialogo a sinistra. Si allarga il fronte dei dissidenti pronti ad accordi con Pd e Sel" (p. 7). Sul Cetriolo Quotidiano, Andrea Scanzi saluta la capogruppo alla Camera: "Orgoglioso disastro, arrivederci Lombardi" (p. 3). In effetti la Biancofiore dei Cinque Stelle non ne ha davvero azzeccata una.

4 - QUEL CHE RESTA DELLA SEGA NORD
Attentato al vecchio Bossi da parte di quei ragazzacci del Cetriolo Quotidiano. Intervistato da Davide Vecchi, il senatùr spara a zero su tutti e sistema così Bobo Maroni e gli altri: "Ha trasformato i nostri ideali in burocrazia, non puoi collegare un progetto politico solo alle poltrone. E poi l'idea delle Regioni del Nord è bella, certo, ma come si fa? In Piemonte l'esperienza di Cota è finita, in Lombardia abbiamo vinto solo grazie a Berlusconi, in Veneto Maroni ha permesso a Tosi di fare troppi casini" (p. 6). Poi dicono che è rimbambito.

5 - LARGHE INTESE IN AMORE
Come anticipato a marzo da questo sito disgraziato, abbiamo una nuova coppia Pdl-Pd in Parlamento. Sono l'azzurra Laura Ravetto e il compagno democratico Dario Ginefra, che ieri ne ha parlato a "Un giorno da pecora" rivelando: "In privato lei mi chiama Dariuccio e io Lauretta" (Corriere, p. 13). Ma che piccioncini.

6 - MA COME SONO BRAVI ALLO IOR
"Il direttore generale Paolo Cipriani, il vicedirettore Massimo Tulli e io costituiamo un buon team. Noi lavoriamo insieme in modo veramente felice". Ernst von Freyberg, presidente dello Ior, si confessa beatamente con il Corriere della Sera e dice che tutto va bene, Madama la marchesa. Non solo, ma annuncia che entro il 31 luglio saranno fatti i controlli sui 19 mila clienti dell'istituto vaticano chiesti da Moneyval. Andavano completati per il 31 dicembre, ma sono dettagli fastidiosi (p. 20).

7 - MANO AL PORTAFOGLI IN VIA SOLFERINO
Alla fine si è piegato anche Giuseppe Rotelli, il primo azionista con il 16%, e l'aumento di capitale Rcs è passato senza troppi problemi. Vedremo se al signore delle cliniche private verrà riservato, dopo anni di anticamera, uno strapuntino nel nuovo patto di sindacato. Della Valle invece ha fatto i capricci e si riserva azioni legali, lo screanzato. "Aumento Rcs approvato a maggioranza. Della Valle vota no, astenuti Merloni e Benetton. Mr. Tod's: ‘Ci sono irregolarità: piano irrealistico e le banche sono preferite ai soci" (Repubblica, p. 23).

E' stato durissimo il suo legale Sergio Erede: "Le banche finanziatrici sono esposte per oltre 800 milioni, il 45% vantati da istituti che sono al contempo proprietari di oltre il 20% del capitale, ossia Intesa Sanpaolo e Mediobanca. Il salotto marcio gli risponde oggi a mezzo Sole 24 Ore, ricordando che Erede è consigliere di amministrazione del gruppo Espresso, ovvero il principale concorrente di Rcs (p. 31). Quindi è stato inelegante. Ok, ma sul doppio ruolo di Mediobanca e Intesa aveva torto o ragione?

8 - IN RETE CON I NOSTRI SOLDI
A quindici anni dalla famosa privatizzazione, i privati hanno finito di arricchirsi con Telecom e di riempirla di debiti. Ora non hanno i soldi per investire sulla rete e tentano un colpo riuscito solo in Nuova Zelanda: la separazione della rete da tutto il resto. Un'operazione lunga e complessa, dove saranno decisivi il numero di dipendenti che si vuole scaricare sulla nuova società e la finanza della quale la si vuole dotare. Il fortunato socio prescelto, con il via libera della politica, è la Cassa depositi e prestiti, che gestisce il risparmio postale degli italiani. In qualunque paese del mondo vi sarebbe un ampio e infuocato dibattito su una manovra del genere, ma da noi zero.

Grazie anche ai giornali che hanno un approccio per addetti ai lavori e descrivono soavemente l'operazione. Come Repubblica: "Ora che l'equilibrio di Telecom è messo a dura prova dal perdurare della crisi economica e per il peso dei debiti accumulati nelle passate gestioni, il gruppo presieduto da Franco Bernabè sceglie spontaneamente di valorizzare l'infrastruttura per avere ‘più flessibilità e meno vincoli' e di farlo al fianco della Cdp, l'ente pubblico che gestisce i risparmi postali degli italiani" (p. 22).

"Sceglie spontaneamente" è sublime. Il Corriere delle banche creditrici (di Telecom) si porta avanti con il fronte politico: "Telecom separa la società della rete. Primo sì del Tesoro all'ingresso di Cdp" (p. 31). Da manuale il giramento di frittata riportato dalla Stampa: Bernabè: "Così daremo al Paese tante possibilità di crescere" (p. 25). Cioè, sono quelli di Telecom che fanno un favore a noi.

9 - LINGOTTI IN FUGA
Gli Agnelli-Elkann non molleranno la presa sull'auto, ma dove sarà la testa dell'impero non è dato sapere. Anche se non è difficile immaginare che sarà dall'altra parte dell'Oceano. Vediamo gli house organ. Corriere: "Fiat-Chrysler, Exor farà la sua parte. Con la fusione pronti a crescere'. Elkann: la sede? Un simbolo. Per le fabbriche italiane grandi opportunità" (p. 29). Stampa in fotocopia: "Fiat-Chrysler, Exor farà la sua parte'. Elkann all'assemblea della holding: sono convinto che Marchionne resterà con noi ancora molti anni" (p. 23).

Si supera il Sole 24 Ore con "l'analisi": "Così Torino cala l'asso: un segnale per l'industria" (p. 29). Il Giornale rovina la festa facendo i nomi dei possibili successori di Marpionne: "Ecco i nomi di Elkann per il dopo Marchionne. Tobin, Manley, Altavilla, Bellini e Sistino. Uno di loro potrebbe essere il successore" (p. 23). Se è vero, domani Marpionne li licenzia tutti.

 

LETTA E ALFANO bersani renzi GUGLIELMO EPIFANI GRILLO A ROMAStefano Rodota BERNABEFRANCO BASSANINI GORNO TEMPINI Roberto Maroni e Umberto Bossi a Pontida GIUSEPPE ROTELLIERNEST VON FREYBERG JOHN ELKANN MARCHIONNE

Ultimi Dagoreport

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...

antonio tajani edmondo cirielli

ALTRO CHE GOVERNO COESO: È GUERRA APERTA IN CASA! – IL PIÙ INCAZZATO PER L’INVESTITURA DI EDMONDO CIRIELLI A CANDIDATO DEL CENTRODESTRA IN CAMPANIA È ANTONIO TAJANI. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CONSERVA UN’ANTICA ANTIPATIA (RICAMBIATA) CON IL SUO VICEMINISTRO – E IL SEGRETARIO REGIONALE AZZURRO, FULVIO MARTUSCIELLO, MINACCIA GLI ALLEATI: “PRIMA ANCORA DI SEDERCI AL TAVOLO CON EDMONDO CIRIELLI, DEVE CHIEDERE SCUSA PER GLI INSULTI RIVOLTI A SILVIO BERLUSCONI E RIPORTATI NEL LIBRO ‘FRATELLI DI CHAT’” – TAJANI TEME CHE, CON CIRIELLI CANDIDATO, FDI SCAVALCHI, E DI PARECCHIO, FORZA ITALIA IN CAMPANIA, STORICO FEUDO AZZURRO...

tridico giuseppe conte matteo salvini occhiuto giorgia meloni calabria fico antonio tajani

DAGOREPORT! IN CALABRIA, COME NELLE MARCHE, SI REGISTRA LA SCONFITTA DI GIUSEPPE CONTE: HA VOLUTO FORTISSIMAMENTE LA CANDIDATURA DI PASQUALINO TRIDICO CHE NON HA PORTATO CONSENSI NÉ AL CAMPOLARGO, NÉ TANTOMENO AL M5S CHE HA PRESO GLI STESSI VOTI DEL 2021 - LA DUCETTA ROSICA PERCHÉ FRATELLI D’ITALIA HA UN TERZO DEI VOTI DI FORZA ITALIA, CHE CON LA LISTA OCCHIUTO ARRIVA FINO AL 30% - LA SORPRESA È LA CRESCITA DELLA LEGA, CHE PASSA DALL’8,3 AL 9,4%: MOLTI CALABRESI HANNO VOLUTO DARE UN PREMIO A SALVINI CHE SI È BATTUTO PER IL PONTE SULLO STRETTO - ORA LA BASE DEI 5STELLE E' IN SUBBUGLIO, NON AVENDO MAI DIGERITO L'ALLEANZA COL PD - LA PROVA DEL FUOCO E' ATTESA IN CAMPANIA DOVE IL CANDIDATO CHE CONTE HA IMPOSTO A ELLY E DE LUCA, ROBERTO FICO, NON PARE COSI' GRADITO AGLI ELETTORI DEL CENTROSINISTRA...    

giuseppe marotta giovanni carnevali

DAGOREPORT! GIUSEPPE MAROTTA STRINGE ANCORA PIÙ LE MANI SULLA FIGC. IN SETTIMANA SI VOTA LA SOSTITUZIONE NEL CONSIGLIO FEDERALE DI FRANCESCO CALVO, EX MARITO DI DENIZ AKALIN ATTUALE COMPAGNA DI ANDREA AGNELLI, E IL PRESIDENTE DELL’INTER STA BRIGANDO PER PORTARE AL SUO POSTO IL SODALE, NONCHÉ TESTIMONE DI NOZZE, GIOVANNI CARNEVALI, AD DEL SASSUOLO (MA C'E' ANCHE L'IDEA CHIELLINI) - IN CONSIGLIO FEDERALE SIEDEREBBERO COSÌ MAROTTA, CARNEVALI E CAMPOCCIA, IN QUOTA UDINESE MA LA CUI FEDE INTERISTA È NOTA A TUTTI. MILAN, JUVENTUS, NAPOLI E LE ROMANE RIMARREBBERO CON UN PALMO DI NASO…

giorgia meloni pro palestina manifestazione sciopero

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI QUESTA VOLTA SBAGLIA: SBEFFEGGIARE LA MANIFESTAZIONE PRO PALESTINA È UN ERRORE DI CALCOLO POLITICO. IN PIAZZA NON C’ERANO SOLO I SOLITI VECCHI COMUNISTI IPER-SINDACALIZZATI O I FANCAZZISTI DEL “WEEKEND LUNGO”. TRE MILIONI DI PERSONE CHE IN TRE GIORNI HANNO SFILATO E MANIFESTATO, NON SI POSSONO IGNORARE O BOLLARE COME "DELINQUENTI", COME FA SALVINI. ANCHE PERCHÉ SEI ITALIANI SU DIECI SONO SOLIDALI CON IL POPOLO PALESTINESE – LA DUCETTA È LA SOLITA CAMALEONTE: IN EUROPA FA LA DEMOCRISTIANA, TIENE I CONTI IN ORDINE, APPOGGIA L’UCRAINA E SCHIFA I SUOI ALLEATI FILORUSSI (COME IL RUMENO SIMION, A CUI NON RISPONDE PIÙ IL TELEFONO). MA QUANDO SI TRATTA DI ISRAELE, PERDE LA PAROLA…