1. MA QUALE MORTE DELLA LIBERTÀ DI INFORMAZIONE: PIÙ SCOMPAIONO I GIORNALI DI CARTA, PIÙ UN MODELLO DI GIORNALISMO INVESTIGATIVO, CHE CON I SUOI REPORTAGE SIA ALTERNATIVO A QUELLO DELLE INSERZIONI PUBBLICITARIE CHE ASSICURANO LA SOPRAVVIVENZA ALLA CARTA STAMPATA, STA VIVENDO GIORNI DI GLORIA NEGLI STATI UNITI 2. VEDI IL “NEW YORK”: LA RIVISTA PER ECCELLENZA CULTURAL/POLITICA, DIMEZZA LE PUBBLICAZIONI, DIVENTA QUINDICINALE MA INCREMENTA LA REDAZIONE DEL NUOVO SITO 3. MENTRE IL FONDATORE DI EBAY PIERRE OMIDYAR INVESTIRA’ FINO A 250 MILIONI DI DOLLARI IN UN SITO DI GIORNALISMO INVESTIGATIVO DIRETTO DA GLENN GREENWALD, L’EX EDITORIALISTA DEL ‘’GUARDIAN’’, RESPONSABILE DI AVER VEICOLATO LA MAGGIOR PARTE DELLE RIVELAZIONI DI SNOWDEN AL PUBBLICO, NASCE ‘’EPIC’’, UN SITO DEDICATO AL GIORNALISMO INVESTIGATIVO E D’AVVENTURA CHE PUO’ ESSERE ADATTATO DA HOLLYWOOD

Giulia D'Agnolo Vallan per Dagospia

E' di qualche giorno la notizia che "New York" - la rivista cofondata nel 1968 da Milton Glazer e, da allora, una meta di grandi firme del giornalismo come Tom Wolfe, Jimmy Breslin, Nora Ephron, e un classico must della vita cultural/politica newyorkese - dimezza le pubblicazioni. Uscira', invece che una volta alla settimana ogni due, per un totale di 26 numeri all'anno.

La notizia (appaiata dalla morte di Peter Kaplan, uno dei grandi editor della citta', e la mente dietro al "New York Observer") e' stata accolta con enorme costernazione e accompagnata da una nuova ondata di orazioni funebri in memoriam della carta stampata e del giornalismo. Pochi hanno notato che, insieme al taglio delle pubblicazioni, "New York" ha annunciato non il prevedibile corollario di licenziamenti bensi' nuove assunzioni, destinate ad incrementare la redazione del nuovo sito che, come quello dell'altro grande settimanale cittadino e il suo concorrente storico, "The New Yorker", e' gia' molto bello e attivissimo.

Morte dei media su carta stampata e morte del giornalismo fanno spesso il paio in un'unica immagine di apocalisse. Ma, mentre l'estinzione progressiva dei media su carta e' un trend probabilmente non reversibile, ci sono molti sintomi che suggeriscono che, al contrario, il giornalismo non stia affatto attaversando una stagione di declino, anzi. Non a caso "The Guardian" ha attribuito il titolo di "uomo dell'anno" 2013, a Edward Snowden, protagonista di una delle grandi storie degli ultimi decenni, e che ha affidato al quotidiano inglese parte della pubblicazione dei documenti segreti della National Security Agency.

Tra quei sintomi, la notizia che ha fatto piu' scalpore (dopo l'acquisto del "Washington Post" da parte del'inventore di Amazon, Jeff Bezos) e' quella che il fondatore di eBay Pierre Omidyar investira' fino a 250 milioni di dollari in un sito di giornalismo investigativo. Il primo nome arruolato nella nuova squadra, non a caso e' quello di Glenn Greenwald, l'ex editorialista del Guardian, responsabile di aver veicolato la maggior parte delle rivelazioni di Snowden al pubblico.

Gia' annunciate al suo fianco anche Laura Poitras (la documentarista americana a cui, prima di tutti, Snowden ha affidato I suoi documenti e che sta lavorando a un film) e Jeremy Scahill, un collaboratore del settimanale "The Nation", responsabile di un importante libro sui mercenari di Blackwater e della piu' recente combinazione di libro e film Dirty Wars, agghiacciante dietro alle quinte degli interventi segreti USA in Afghanistan, Pakistan, Somalia e Yemen.

"Sono sempre stato dell'opinione che il giusto tipo di giornalismo sia una componente cruciale della democrazia", ha dichiarato, parlando della sua nuova avventura al professore di giornalismo della New York University Jay Rosen l'iraniano americano Omidyar, il secondo gigante dei .com, dopo Bezos, sulle tracce di William Randolph Hearst.

Nulla sembrerebbe piu' lontano dei 140 caratteri di un tweet del reportage investigativo approfondito che sara' prodotto dal sito di Omidyar e soci. Eppure anche Ed Williams, uno dei fondatori di Twitter, ha deciso di posizionarsi nel giornalismo long form, e cioe' di grande respiro narrativo. Medium, la nuova venture di Williams, e' a tutti gli effetti una piattaforma per bloggers. Ma la sua "missione" e' quella di promuovere la circolazione, e la stesura, di articoli lunghi, densi di informazione, ben illustrati - idealmente, il tipo di non fiction che si puo' trovare sulle pagine del "New Yorker".

Viene invece da due collaboratori di testate giornalistiche note per i loro reportage lunghi ed elaborati, come come "The New Yorker", "Rolling Stone" e "Wired" l'idea di Epic, un sito dedicato al giornalismo investigativo e d'avventura che puo' essere adattato da Hollywood. Che quel matrimonio possa funzionare, i due fondatori di Epic, Joshua Davis e Joshua Berman lo sanno per esperienza: la storia della rocambolesca estrazione degli ostaggi USA dall'ambasciata canadese di Theran, scritta da Baerman per "Wired" nel 2007, e' diventata il film ‘'Argo''.

Mentre Davis, ha gia' venduto alla Warner Brothers il suo lungo articolo sul pioniere dell'antivirus John McAfee e a J.J. Abrams quello su uno dei piu' grandi furti di diamanti della storia e dell'uomo che lo ha organizzato, Leonardo Notarbartolo. L'idea dietro a Epic, che non parte con capitali privati come quelli stratosferici garantiti da Bezos e Omidyar, e' che i proventi della vendita dei diritti degli articoli - su riviste, tablets, telefonini ma, specialmente quelli piu' alti per il cinema e la TV- finanzino il costo del reporting. Tra i partner della loro impresa c'e' anche Medium.

A caccia di un modello di finanziamento del giornalismo investigativo, che sia alternativo a quello delle inserzioni pubblicitarie che ne governano la sopravvivenza su carta stampata, e' anche Uncoverage.com, un sito (in partnership con il gruppo Center for Public Integrity) attraverso il quale giornalisti e organizzazioni non profit possono raccogliere fondi via crowdsourcing per alimentare reportage a cui intendono lavorare.

Il sito offre la possibilita' di contribuire a livelli diversi, tra in 5 e I 250 dollari -per storie specifiche o "per la causa". A uncoverage.com va una percentuale tra il 5 e il 7% di ogni transazione. In cambio il servizio provvede anche una struttura di supporto che include redattori e fact checkers.

 

 

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