1- SCOOP! SCOOP! SCOOP! LA CULONA E' CHIAVABILE! ITALIA-GERMANIA: 2-1! 2- UN DOPPIO BALOTELLI, UN RIGORE AL 92ESIMO, UN FINALE SPACCACUORE 3- GRANDISSIMA ITALIA: CI HANNO ROTTO IL CAZZO PER UN ANNO CON LO SPREAD E NON SO' MANCO BONI A VINCERE 'NA PARTITA DE PALLONE (MO' SO' CAZZI PER MONTI) 4- E DOMENICA NON MANGIATE TROPPO: SE PAPPAMO IL PAN DI SPAGNA....

DAGOREPORT

Era a Dortmund, sei anni fa. Stessa spiaggia. Stesso risultato. Un luglio simile a questo giugno dantesco, con Caronte sulle città, gli italiani in finestra e le bandiere ai semafori. Erano in bianco anche quella volta. E in bianco, i tedeschi, con la Merkel attonita, le feluche impietrite, incollate alla poltrone e i tifosi in silenzio dopo appena mezz'ora, sono andati anche questa volta.

Al Bar Mario si beve forte. E si paga doppio, in una notte che vale una metà del cielo. Sulla carta, ci vorrebbe un colpo di culo. Il sosia dell'attore Luigi Lo Cascio, il ct della Germania Loew, sembra un tipo indisposto alle digressioni sul tema. L'ultima sconfitta, recitano statistiche e aggiornati Bignami, data 15 partite fa.

Si parte con De Rossi. Non c'è dolore che non conosca. Stiramento che non gli somigli. Arena inadeguata al suo ruggire. Ha un dito fasciato, la barba dell'esule, le intemperanze dell'età acerba nella tasca. Sputi, calci e colpi di testa riportano a ieri. Oggi esistono solo geometrie e spazi da dividere con Pirlo. Coprono il loro ruolo e ogni tanto si travestono da santi. Al minuto cinque, miracolo. Colpo da pochi metri di Hummels, il centrocampista svenduto dal Milan alla Juve diventa portiere e appoggia a Buffon. Sembra la gara che, ci hanno raccontato per giorni, avrebbe dovuto essere. Invece Antonio e Mario, l'eversione tinta d'azzurro, rivoluzionano il contesto.

Prima un tentativo di autorete Buffon-Barzagli durante l'illusorio e sterile predominio dal suono gutturale, poi al minuto venti, Cassano scivola sulla sinistra, danza sui terzini e li irride, lascia una pennellata cubista e Balotelli scherza Badstuber portandoci avanti.

Qui la Germania si perde. Tenta il contrassalto con relativa convinzione, Buffon doma un paio di tiri (bel rilesso su Khedira dopo 34 primi), si espone alle folate del meccanismo prandelliano e dopo averlo evitato per un soffio con l'agitato Montolivo, proprio su tocco di quest'ultimo, al 36', prende il gol che non la farà più rialzare. Balotelli addomestica il lancio.

Sembra in fuorigioco ma è tra i ventidue, quello più dentro alla gara. Prende la mira, alza il pallone, lo appoggia sotto la traversa. Due a zero. È tutto vero. Dalla finale con una stanca Spagna, ci separa poco più di un tempo. Esausti e incerottati, avremmo dovuto essere noi. Vittime predestinate che in una notte eccentrica, ritmata dalle urla che si propagano di ballatoio in ballatoio, scoprono il timbro della ribellione e, il calcio può, si incaricano dell'eterno sottotesto e del metamessaggio da rivolgere ai governanti nordeuropei.

Affamerete il futuro? Intanto, se il gioco in mutande si presta alla metafora, pulite gli scarpini agli sciuscià, inchinatevi ai pezzenti, venite a lezione e imparate che da domani, ruoli e gerarchie, le sole che contino davvero, si ristabiliranno ineluttabilmente. Nel teatro verde va diversamente e in Germania-Italia, Davide trionfa senza mitologie. Bene difesa, centrocampo e attacco. Quasi senza avversari, atterriti, a digiuno di percepibili reazioni.

Certo i tedeschi schiumano, cambiano, attaccano e prendono traverse, ma alla fine, tra un giallo e l'altro, rischiano di subire più volte il 3-0, con più nettezza su fuga Diamanti-Di Natale e si fermano in superficie. Stravolti, affetti da lesa maestà, abulici, ingolfati come il motore di un Maggiolino fuori produzione. Incapaci di invertire il senso di una sconfitta mai veramente sovvertibile.

Vanamente presuntuosi. Inutilmente persuasi che con Balotelli, sarebbero bastati centimetri e sportellate. Il Barcellona lo scartò nel 2006. Questioni di spiccioli e relativa lungimiranza. Adesso, anche a volerlo, costerebbe troppo. L'1-2 di Ozil su rigore negli unici dieci minuti di ovvia sofferenza è solo un manifesto di impotenza fuori tempo massimo.

Si vede che era scritto. Come nell'82. Come nel 2006. Scommesse e vittorie. Panni sporchi e lavacri. Comparse e campioni. L'Italia, dopo 12 anni, plana in finale. L'ultima volta fu con la Francia. Vantaggio con il romanista Del Vecchio, flop di Del Piero davanti alla pelata di Fabien Barthez, rimonta atroce con la bandiera nella tasca e la tromba in bocca con corollario finale di insulti e dimissioni tra Dino Zoff, il tecnico e Berlusconi il premier e, da allora con più foga, il titolare di almeno altri cento mestieri, tra cui l'allenatore. Aspettando il messia ci teniamo Balotelli. A Kiev, con la Spagna, serviranno anche gli altri dieci. I piccoli indiani, stavolta, sono rimasti in vita.

 

 

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