1. ADDIO A ANITA EKBERG, MUSA DI FEDERICO FELLINI E SIMBOLO DELLA “DOLCE VITA” 2. AVEVA 83 ANNI E UNA BELLEZZA MAI SFIORITA. DIVENTÒ UN’ICONA GRAZIE AL BAGNO NELLA FONTANA DI TREVI CON MARCELLO MASTROIANNI NEL CAPOLAVORO DI FELLINI 3. E’ STATA MISS SVEZIA E ARRIVÒ A HOLLYWOOD GRAZIE AI BUONI RAPPORTI CON IL MILIARDARIO AMERICANO HOWARD HUGHES. CORTEGGIATA DA TUTTI, HA AVUTO I SUOI UOMINI UFFICIALI, DUE MARITI, E I SUOI AMORI CLAMOROSI, FRANK SINATRA E GIANNI AGNELLI 4. IL PRIMO LA CHIESE IN SPOSA, INUTILMENTE, IL SECONDO LA STRAPAZZÒ COME UN'UTILITARIA: “TU NON AMA ME, TU MAIALE ITALIANO, IO NON TI AMA PIÙ” 5. DA ANNI VIVEVA, SOLA E DIMENTICA, IN UNA CASA DI RIPOSO A GENZANO, VICINO ROMA

Da “Corriere.it”

 

anita ekberganita ekberg

È morta Anita Ekberg, musa di Fellini e icona della Dolce Vita. Aveva 83 anni e divenne celebre in tutto il mondo per il bagno nella fontana di Trevi con Marcello Mastroianni nel capolavoro di Federico Fellini. L’attrice svedese è scomparsa in una clinica di Rocca di Papa vicino Roma. Viveva da anni nella vicina Genzano.

 

La Ekberg era giunta al cinema dopo aver conquistato il titolo di Miss Svezia, direttamente dalla porta principale, quella di Hollywood grazie ai buoni rapporti con il miliardario americano Howard Hughes, tanto da interpretare un paio di pellicole di successo con Jerry Lewis e Dean Martin ed aggiudicarsi un Golden Globe nel 1956 come miglio attrice emergente per «Hollywood o morte» del 1956.

 

ANITA EKBERG, LA GRANDE AMANTE DELL’AVVOCATO, SI TOGLIE QUALCHE “SESSOLINO” DALLE SCARPE E LO GETTA IN FACCIA A DONNA MARELLA - “AGNELLI ERA UN UOMO AFFASCINANTE E PIENO DI CHARME. MA LA MOGLIE… NON L’HO MAI CONOSCIUTA, PER CARITÀ, MA UNA DONNA CHE NON SI OCCUPA DEI FIGLI… E POI ADESSO C’È QUELLA GUERRA TRA LA FIGLIA DI GIANNI, MARGHERITA, E I SUOI TRE FIGLI, AVUTI DA ALAIN ELKANN. HANNO DETTO CHE NON VOGLIONO PIÙ VEDERE LA PROPRIA MADRE… MI SA CHE LEI È COME MARELLA”…

 

Giulia Cerasoli per “Chi” - 21 ottobre 2011

 

Anita Ekberg in Mercedes Anita Ekberg in Mercedes

Riprendiamo la conversazione con Anita Ekberg, l'indimenticabile protagonista, con Marcello Mastroianni, del film La dolce vita di Federico Fellini. Dopo averci raccontato gli amori della giovinezza, i guai matrimoniali e i retroscena della pellicola che le diede una notorietà planetaria, in questa seconda parte dell'intervista che ci ha concesso la diva affronta l'argomento su cui ha sempre mantenuto uno stretto riserbo: la lunga e importante relazione con l'avvocato Gianni Agnelli, del quale restò fedele confidente anche dopo la conclusione del loro rapporto. L'incontro con Anita Ekberg avviene nel giardino della clinica sui colli romani dove l'attrice si sta riprendendo da un intervento al femore.

 

Domanda. Una diva come lei ha mai sofferto di solitudine?

Paparazzi accolgono Anita Ekberg Paparazzi accolgono Anita Ekberg

Risposta. «Assolutamente no. Qui a Genzano ho molti amici che mi vengono a trovare. E poi ho i miei animali... Certo, ci sono le giornate negative, ma capitano a tutti».

D. Vede spesso altri attori italiani?

R. «No, non ho mai legato molto con i colleghi italiani, soprattutto con le colleghe, che hanno sempre la puzza sotto il naso, tutte prese dal loro ego smisurato. Guardi Gina Lollobrigida, basta leggere le sue interviste. Non vedo nessuna di loro. Ho frequentato soltanto Federico Fellini e Giulietta Masina, che venivano a trovarmi».

 

D. Torniamo a parlare di amore e di uomini. Dopo i matrimoni sbagliati e le storie americane, il suo grande amore italiano è stato Gianni Agnelli. Una relazione su cui circolano tanti aneddoti, ma che lei ha ammesso solo dopo la scomparsa dell'Avvocato, nel 2003.

R. «Era un uomo affascinante e pieno di charme. Ma la moglie... Non l'ho mai conosciuta, per carità, ma una donna che non si occupa dei figli... Io non ne ho voluti, non mi sono mai sentita portata per la maternità, però, se si decide di averne, bisogna occuparsene...».

ANITA EKBERG ANITA EKBERG

 

D. Che cosa ricorda in particolare di Gianni Agnelli come uomo?

R. «Era un uomo raro. Bello e intelligente. Era discreto e con un senso dell'umorismo fantastico. Sua sorella Susanna era come lui. Più volte ci siamo date appuntamento per pranzare insieme. Ora anche lei non c'è più. Pure il fratello Umberto è scomparso: conoscevo bene anche lui. E Giovannino, il figlio di Umberto? Il ragazzo che avrebbe dovuto diventare l'erede della Fiat? Ne parlavamo l'altro giorno con uno degli avvocati degli Agnelli, che è venuto a trovarmi. Che tragedia! E poi adesso c'è quella guerra tra la figlia di Gianni, Margherita, e i suoi tre figli, avuti da Alain Elkann. Hanno detto che non vogliono più vedere la propria madre... Mi sa che lei è come Marella».

ANITA EKBERG ANITA EKBERG

 

D. In Italia ha lavorato anche con Alberto Sordi e Vittorio De Sica. Con quale dei due ha legato di più?

R. «Preferivo decisamente Alberto Sordi. Come attore era bravissimo ed era anche un uomo dolce e pieno di umorismo. Non c'è paragone. De Sica con me è sempre stato piuttosto freddo».

 

D. Passiamo all'attualità e al lavoro. Dopo Il bello delle donne, farebbe ancora tv?

R. «No, la televisione non mi è mai piaciuta. Vorrei girare un film, piuttosto».

 

D. Che cosa vorrebbe esattamente in questo momento?

R. «Due milioni di dollari».

 

D. E per fare che cosa?

R. «Tante cose. Ma prima di tutto per aiutare gli animali abbandonati. Hanno bisogno più dei bambini, perché i bambini hanno quasi sempre un padre e una madre, mentre gli animali...».

 

antonio gerini e anita ekberg antonio gerini e anita ekberg

D. Da quando siamo seduti qui, ogni quarto d'ora si è avvicinato qualcuno per salutarla, per farle i complimenti o gli auguri per il suo compleanno, però lei sembra quasi infastidita...

R. «Non è così. Apprezzo l'affetto, ma non la mancanza di delicatezza e le intromissioni continue».

 

D. Ha un rimpianto?

R. «Sì, avrei voluto diventare pilota di jet. Ho guidato ad alta velocità la mia Ferrari color argento, ma gli aerei no. Eppure avrei potuto... Sono salita perfino su un aereo militare, sa?».

 

D. Dopo la storia con Gianni Agnelli, non si hanno notizie di altri amori che la riguardino.

R. «Non verrò certo a dirlo a lei».

 

D. Vorrebbe un compagno?

R. «Come dite voi? Meglio soli che male accompagnati. Massì, vorrei un uomo per me».

anita ekberg e il marchese antonio gerini anita ekberg e il marchese antonio gerini

 

D. E come dovrebbe essere questo uomo ideale, che vorrebbe accanto?

R. «Come Gianni. Non ne esistono più oggi di uomini così, ma, se non fosse morto, sarebbe ancora lui il mio uomo ideale!».

 

ANITONA CHE BRUTTA FINE! - DALLA DOLCE VITA DI VIA VENETO ALLA CASA DI RIPOSO DI GENZANO - ANITA EKBERG (INFERMA E SOLA) NON HA PIÙ UNA LIRA E CHIEDE UN OBOLO ALLA FONDAZIONE FELLINI. CHE PERÒ È SFONDATA DAI DEBITI - PIÙ CHE UN BAGNO NELLA FONTANA DI TREVI ORA CI VORREBBE UN TUFFO NELLA VASCA DI LOURDES…

 

Tony Damascelli per "il Giornale" - del 22 dicembre 2011

 

Anitona è sola, ferma, povera, dimenticata, si muove su una sedia a rotelle, in una casa di riposo di Genzano. Non ha più riflettori che illuminano l'onda bionda dei suoi capelli, fontana di Trevi è un alveare schiumoso e vociante di gente sconosciuta, Marcello e Federico stanno altrove a raccontarsi memorie gaudenti. Lei tenta di resistere ma il film della sua vita non ha più storia, ormai soltanto cronaca e miserabile. Anita Ekberg convive con altri inquilini senza volto, senza copione.

agnelli anita ekberg gianni agnelli agnelli anita ekberg gianni agnelli

 

L'Italia aveva amato, sognato, desiderato questa bambola di sesso e di «sana» follia, poi, buttata via, come fosse una marionetta con un braccio rotto, le ciglia strappate, le palpebre chiuse. Anita Ekberg sopravvive, la sua non può chiamarsi vita come era quella dolce, ubriaca di piacere, di luce, di giorni senza fine. La dolce vita la rese famosa nei cinematografi e nei sogni di molti in un'epoca d'oro per l'Italia, Federico Fellini la volle così, bellissima e statuaria, inquietante, sontuosa.

 

ANITA EKBERG NE LA DOLCE VITA DA CHI ANITA EKBERG NE LA DOLCE VITA DA CHI

Fu l'inizio. E insieme, la conclusione.

Anni lontani, un secolo passato, passati anche i suoi uomini ufficiali, due mariti, i suoi amori clamorosi, The Voice e l'Avvocato, Sinatra e Agnelli, il primo la chiese in sposa, inutilmente, il secondo la strapazzò come un'utilitaria: «Tu non ama me, tu maiale italiano, io non ti ama più»; notti di fuoco che scorrono nella sua memoria come, nel buio, le luci di un treno che passa veloce dinanzi agli occhi.

 

La dolce vita non è nemmeno una vita dolce, Anita Ekberg non ha più paparazzi che la inseguono, amanti imprevedibili e genuflessi, lettere appassionate, fasci di rose, profumi e monili; le ultime fotografie ritraggono una donna antica, spenta, lo sguardo acquoso, i capelli di paglia, la pesantezza di un corpo e di una esistenza che non hanno più la freschezza e la forza di quell'immagine nella fontana di Roma. Le hanno incendiato la casa di Genzano, le hanno rubato i gioielli, il film è cattivo, il finale non previsto.

ANITA EKBERG IN AUTO CON GIANNI AGNELLI NEL CINQUANTANOVE DA CHI ANITA EKBERG IN AUTO CON GIANNI AGNELLI NEL CINQUANTANOVE DA CHI

 

Anitona è Anitina, ridotta, quasi ranicchiata, chiede aiuto alla Fondazione Fellini, un cognome che non ha sostanza, un sogno che non si fa realtà. Non ci sono soldi dentro quell'ìstituzione ma soltanto l'amarcord di un'idea, di un progetto. Con Federico se ne sono andati i sogni, la pellicola si è rotta, qualche apparizione televisiva, malinconica, anche straziante, ha aperto altre ferite perché la leggenda, il mito non può avere età, non deve conoscere il declino.

ANITA EKBERG DA CHI ANITA EKBERG DA CHI

 

Andrebbe rapita in cielo come accadde con Marylin, bellissima allora e bellissima oggi perché non ne abbiamo conosciuto e visto, il tramonto. Anita Ekberg aspetta, il Tribunale di Velletri ha designato per lei un amministratore di sostegno, Massimo Morais è il nome del commercialista. Una speranza penosa. Qualcuno, forse, reagirà, prevedo promesse e qualche elemosina, una visita alla casa di riposo, un'altra intervista per sapere, capire. Non c'è nulla da capire. Sipario. Sulla nostra memoria.

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