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ALL YOU NEED IS “LOVE” - GASPAR NOÈ DIFENDE IL SU PORNO-MELÒ ACCOLTO TRA I ‘BUUU’ A CANNES TOGLIENDO LA MASCHERA AGLI IPOCRITI DELLA SEGA: “TUTTI HANNO VOGLIA DI FARE SESSO, TUTTI CI PENSANO, TUTTI LO FANNO, NON CAPISCO PERCHÉ NON LO DOVREI FAR VEDERE”

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Alberto Mattioli per “la Stampa”

 

Quanto a choc, è l’equivalente in chiave porno del treno dei fratelli Lumière che usciva dallo schermo spaventando i bellépochiani. A un certo punto si vede, in splendida solitudine, occupando l’intero enorme schermo e quel che è peggio in 3D, un pene che eiacula verso la sala. Brividi dietro gli occhialini.

 

Eh, sì: anche stavolta l’annuale film scandalo di Cannes è servito. Si tratta di Love dell’argentino Gaspar Noé che peraltro è recidivo perché sempre qui, nel 2002 per Irréversible, mise in scena i famosi 13-minuti-13 con Monica Bellucci selvaggiamente stuprata in un sottopassaggio.

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All’epoca se ne parlò moltissimo come moltissimo si parla oggi di Love. La polemica è iniziata ben prima della «prima», partendo dal manifesto del film dove s’intrecciano tre lingue (due femminili e una maschile, per la cronaca). Però ne esisteva, pare, una versione precedente ancora più hard, dove in primissimo piano c’era ancora il membro di cui sopra, e ricoperto dello stesso liquido.

 

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Noé giura che si tratta di un’immagine finita per sbaglio su Internet che mai avrebbe dovuto diventare quella simbolo del film. Ma tanto il gossip era già partito. E giù polemiche preventive, anticipazioni sul «pornomelò», celebrazioni del primo film X-Rated in 3D. Così la proiezione pubica, scusate, pubblica, fissata per la mezzanotte e un quarto di giovedì, è stata presa d’assalto da più di tremila persone. Quella per la stampa, ieri mattina, si è invece conclusa con qualche risata e molti buuu.

 

Si tratta, lo dice il titolo stesso, di una storia d’amore infelice delle più convenzionali. In una Parigi dove tutti fanno i galleristi d’arte o gli studenti di cinema o niente, lui (l’homo erectus Karl Glusman) è innamorato di lei (Aomi Muyock) ma finisce per mettere incinta e sposare l’altra, Omi (Klara Kristin), con la quale peraltro lui e lei avevano già fatto sesso a tre.

 

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Naturalmente si pente, anche perché nel frattempo lei è sparita, e per tutto il film non fa che ricordare i tempi felici quando la coppia prima di scoppiare si accoppiava con prodigiosa frequenza. E con abbondanti variazioni raccontate nei dettagli e nello splendore del 3D: sesso a tre, con il trans, scambismo e perfino una panoramica della penetrazione vista dall’interno, che però così ricorda vagamente una colonscopia.

 

In più, ovvio, alcol e droghe assortite. Visto che il «sex» si alterna a dialoghi che oscillano fra i baci Perugina e la sceneggiatura di una fiction tipo Arcuri & Garko («Non ti voglio perdere», «Non lasciarmi mai», roba così), l’effetto è spiazzante.

 

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Spuntato in conferenza stampa insieme ai suoi attori (che si è fatta un po’ fatica a riconoscere: erano vestiti), Noé fa l’ingenuo: «Macché porno. Io volevo fare un film d’amore, compreso il sesso, compresi i genitali. Non c’è alcuna trasgressione, non ci sono stupri né incesti. Racconto semplicemente l’amore, quindi il sesso.

 

Tutti hanno voglia di farlo, tutti ci pensano, tutti lo fanno, quindi non capisco perché non lo dovrei far vedere». Inutile anche cercare di stanare gli attori chiedendo cosa direbbe la loro mamma vedendoli sullo schermo come li ha fatti («Alla mia è piaciuto», risponde lei) o se la loro vita privata ne è stata disturbata («Ma no, l’imbarazzo, se c’era, è stato subito superato», giura lui).

 

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Dove a Noé è francamente difficile dar torto è quando proclama che «il sesso esplicito è dappertutto, basta aprire Internet» e che dunque «mi sembra che non ci sia nulla di cui scandalizzarsi». Ha ragione, non c’è proprio alcuno scandalo. La noia è molto peggio.

 

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