mattioli

BIANCO, ROSSO E VERDI! – UNO STREPITOSO NUOVO LIBRO DI ALBERTO MATTIOLI: “NESSUNO COME VERDI HA DATO VOCE A UN POPOLO, RIUSCENDO A ESPRIMERE CIÒ CHE TUTTI PROVIAMO - IL SUO TEATRO È UNIVERSALE PROPRIO PERCHÉ AFFONDA LE RADICI NEL SUO VISSUTO E FRA LA GENTE CHE VERDI CONOSCEVA MEGLIO. È UN ARTISTA SUPREMAMENTE POLITICO"

giuseppe verdi1

Brano tratto dal libro Meno grigi, più verdi di Alberto Mattioli pubblicato da La Stampa

 

Da artista, Verdi raccontò sempre gli italiani.

Non bisogna farsi ingannare dai loro pittoreschi travestimenti sulla scena. Chi indossa quei costumi favolosi sono gli italiani di sempre, siamo noi. Le relazioni familiari, il ruolo della donna, le prevaricazioni del potere, gli amori socialmente impossibili dell' Italia di ieri e di oggi e magari anche di domani: nelle opere verdiane vengono raccontati senza sconti, illusioni e autoillusioni.

Copertina libro - Mattioli

Verdi diventa Verdi con la sua terza opera, Nabucodonosor , poi per fortuna abbreviato in Nabucco , nel 1842 alla Scala.

 

Si è sempre detto che per lui gli ebrei che piangono la Patria sì bella e perduta nell' esilio Babilonia erano gli italiani dell' epoca, anche loro senza patria.

Probabilmente non è vero, perché per il Verdi ventottenne, con una coscienza politica ancora da fare, gli ebrei erano ebrei, la loro patria Israele e la sua il ducato di Parma e Piacenza (la censura austriaca, evidentemente, la pensava così, se non fece obiezioni).

 

GIUSEPPE VERDI FOTO D EPOCA

Ma allora non si capisce perché non si possa dire che il Riccardo del Ballo in maschera è il classico vitellone da bar, incapace di crescere finché la scoperta dell' amore non l' obbliga a farlo, o la prima scena del Rigoletto un clamoroso «bunga bunga» sullo sfondo della cena elegante di qualche potente. Non è leso Verdi: significa, semplicemente, svelare quel che di reale c' è dietro quella fiction così clamorosamente improbabile [...].

 

Questo non vuol dire affatto che il teatro verdiano non sia universale, anzi è uno di quelli che lo restano tuttora di più. La sua diffusione è planetaria. Le statistiche sono lì a certificarlo.

Mondiale e provinciale -  Secondo il formidabile sito www.operabase.com, Verdi è l' operista più rappresentato al mondo, 16.265 recite nel lustro che va dalla stagione 2011-2012 a quella 2015-2016.

 

ALBERTO MATTIOLI

Ma il suo teatro è universale proprio perché affonda le radici nel suo vissuto e fra la gente che Verdi conosceva meglio. Si chiamava Giuseppe Verdi, non Joe Green. In fin dei conti, per farsi travolgere da Shakespeare non è indispensabile essere inglesi e nemmeno conoscere le vicende della guerra delle Due rose (complicatissime, del resto).

 

giuseppe verdi 3

Se, dunque, Verdi si muove su questo doppio registro, universale e particolare, cosmopolita e nazionale, mondiale e provinciale (l' opera italiana è stata uno dei primi fenomeni di show business globale molto prima della globalizzazione), questo libro ambirebbe a fare il punto su quanto di italiano ci sia, come personaggi, situazioni e perfino mentalità, in quest' altissima arte che ha conquistato il mondo travolgendo ogni barriera di nazionalità, età, classe sociale, livello culturale.

 

Alla ricerca di un' italianità di Verdi che è un vero spaccato sociologico, anche duro, spesso impietoso, sempre lucido, non solo la retorica trita del Verdi arcitaliano infinite volte ripetuta, e sempre più vuota man mano che la si ribadiva , fino a ridursi a una specie di versione lirica del luogocomunismo nazionale, modello «l' Italia è il Paese più bello del mondo»; «vuoi mettere qualsiasi cibo rispetto agli spaghetti di mammà»; «l' opera come la facciamo noi non la sa fare nessuno e poi si sa che alla fine i tedeschi li freghiamo sempre».

 

LETTERA GIUSEPPE VERDI

Magari in versione patriottica, alla viva V.E.R.D.I., ignorando (o fingendo di ignorare, il che è peggio) che gli italiani, nelle opere di Verdi, fanno sempre o quasi una triste figura, e che descriverli non vuol dire assolverli. È una retorica appiccicaticcia, che mette insieme sante memorie risorgimentali e confuse aspirazioni a essere considerati un po' meglio, o meno peggio, nel consesso internazionale e nelle opinioni degli stranieri. Verdi l' italiano come mantra autoreferenziale, dove pure il provincialismo diventa una virtù.

CASA NATALE DI GIUSEPPE VERDI

 

Quei personaggi siamo noi - La sentenza di D' Annunzio, «pianse e amò per tutti», tanto celebre e celebrata da essere stata apposta anche sopra la sua tomba, alla Casa di riposo per musicisti di Milano, è senz' altro vera: nessuno come Verdi ha dato voce a un popolo e ha esercitato il magistero supremo dell' artista, riuscire a esprimere ciò che tutti proviamo.

 

GIUSEPPE VERDI

Ma contemporaneamente è anche falsa, se diventa un puro esercizio retorico che rinchiude Verdi in un mausoleo impedendogli di dialogare con la contemporaneità e di scavare, ieri come oggi, nelle piaghe nazionali, invece di cicatrizzarle spalmandoci sopra la sovrana bellezza della sua arte. Per troppo tempo Verdi è diventato una specie di garante operistico di questa Italia fatta male, una foglia di fico che copre le immancabili vergogne nazionali, quasi un' incarnazione aulica e alta dell' antico consiglio «canta che ti passa» della peggior tradizione menefreghista [...].

 

ALBERTO MATTIOLI 400

Si vorrebbe allora provare a uscire da questa situazione bloccata, da questa prospettiva consolatoria. Perché consolatorio Verdi non lo è mai. È un artista supremamente politico, che infatti sceglie di esprimersi nel teatro, che da 2.500 anni è il luogo della discussione, anzi che è nato ed esiste per questo. Qui, sulla scena, Verdi prende di petto le grandi questioni sociali e politiche della sua epoca.

 

SPARTITO GIUSEPPE VERDI

Ma sempre, di base, partendo dal suo essere italiano: sia per lo strumento che usa, il teatro d' opera, sia per i temi che analizza. E può capitare magari di scoprire che molto dell' Italia di allora esiste anche nell' Italia di oggi, e che non siamo poi così diversi dai nostri bisavoli che Verdi metteva in scena travestendoli da ebrei della Bibbia o da spagnoli del Cinquecento .

 

Ultimi Dagoreport

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA… 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

DAGOREPORT – OCCHIO ELLY: TIRA UNA BRUTTA CORRENTE! A MILANO, LA FRONDA RIFORMISTA AFFILA LE LAME: SCARICA QUEL BUONO A NIENTE DI BONACCINI, FINITO APPESO AL NASO AD APRISCATOLE DELLA DUCETTA DEL NAZARENO – LA NUOVA CORRENTE RISPETTA IL TAFAZZISMO ETERNO DEL PD: LA SCELTA DI LORENZO GUERINI A CAPO DEL NUOVO CONTENITORE NON È STATA UNANIME (TRA I CONTRARI, PINA PICIERNO). MENTRE SALE DI TONO GIORGIO GORI, SOSTENUTO ANCHE DA BEPPE SALA – LA RESA DEI CONTI CON LA SINISTRATA ELLY UN ARRIVERÀ DOPO IL VOTO DELLE ULTIME TRE REGIONI, CHE IN CAMPANIA SI ANNUNCIA CRUCIALE DOPO CHE LA SCHLEIN HA CEDUTO A CONTE LA CANDIDATURA DI QUEL SENZAVOTI DI ROBERTO FICO - AD ALLARMARE SCHLEIN SI AGGIUNGE ANCHE UN SONDAGGIO INTERNO SECONDO CUI, IN CASO DI PRIMARIE PER IL CANDIDATO PREMIER, CONTE AVREBBE LA MEGLIO…

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…