IL CINEMA DEI GIUSTI - “1981: INDAGINE A NEW YORK” NON È UN VERO THRILLER MA UN FILM DI GRANDE ELEGANZA E ATMOSFERA, FORSE TROPPO ORIGINALE PER POTER PIACERE AL GRANDE PUBBLICO - E’ LA STORIA DI UN UOMO CHE VUOLE FARE CARRIERA IN MODO PULITO MA TUTTO INTORNO A LUI E’ CORROTTO

Abel Morales ha comprato un terreno fondamentale per la sua attività di importatore di benzina. Ma ha dato solo una caparra al potente ebreo che gliel’ha venduta - Se non troverà un milione e mezzo entro il tempo stabilito il terreno ritornerà al proprietario e con questo anche la sua caparra… -

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1981 INDAGINE A NEW YORK 1981 INDAGINE A NEW YORK

Marco Giusti per Dagospia

 

Spolverate i cappotti cammello e pettinatevi i capelli alla Michael Corleone. Certo, non mancano di stile anni ’80 né l’Abel Morales, l’immigrato che vuole arrivare in cima inseguendo il sogno americano, di Oscar Isaac, né la sua compagna Anna, figlia di un gangster, di Jessica Chastain né il loro regista J.C.Chandor che ha scritto e diretto questo interessante, forse fin troppo sofisticato 1981: Indagine a New York, che traduce il più giusto titolo A Most Violent Year.

 

Perché il 1981 in America fu un anno di violenza mai vista e proprio in quest’anno assurdo si muove l’Abel Morales di Oscar Isaac, un uomo che ha una visione precisa di dove vuole arrivare e della strada onesta che vuole percorrere per inseguire questo sogno. Solo che, attorno a lui, è ovunque corruzione e ladroneggio. Non è facile rimanere puliti. Ma l’aspetto più interessante del film di J.C.Chandor, celebrato regista di Margin Call e di Tutto è perduto, è proprio puntare su un personaggio così preciso, una specie di Michael Corleone che si è costruito delle proprie regole e non vuole infrangerle, a costo di perdere tutto, e di farlo muovere nella New York di Coppola e dei grandi film polizieschi di Sidney Lumet.

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Come ha spiegato lo stesso regista “Quello che mi piace è che la missione di Abel è di credere fermamente di stare compiendo il suo destino, il destino americano. E di come Abel crede di essere destinato alla grandezza, e questo lo renda migliore degli altri”. Abel Morales, nella New York ultraviolenta del 1981, ha comprato un terreno fondamentale per la sua attività di importatore di benzina. Ma ha dato solo una caparra al potente ebreo che gliel’ha venduta.

 

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Se non troverà un milione e mezzo entro il tempo stabilito il terreno ritornerà al proprietario e con questo anche la sua caparra. In tutto questo Abel deve affrontare il fiato sul collo da parte di un investigatore, David Oyelowo, che ficca il naso nei suoi affari e nei suoi libri contabili, controllati dalla moglie Anna. Non solo.

 

Una banda di gangster si impossessa regolarmente dei suoi carichi di benzina e i suoi uomini non possono certo rispondere con le armi ai furti. Ma il giorno che uno dei suoi ragazzi, sudamericano come lui, si arma e risponde, le banche, che avrebbero dovuto coprirgli il prestito del milione e mezzo, se ne vanno e a Abel rimangono pochi giorni per trovare la somma dovuto e non finire rovinato.

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Chi può salvare a questo punto Abel e il suo sogno americano di arrivare in cima in maniera pulita? Non è un vero thriller, ma un film di grande eleganza e atmosfera, forse troppo originale per poter piacere al grande pubblico. Oscar Isaac, che abbiamo amato in Inside Llewyn Davis dei Coen è bravissimo nel dipingere un personaggio che veste come un ganster ma ha un sogno ben preciso e Jessica Chastain è come sempre fantastica, anche quando fa i conti puntando la matita sulla calcolatrice anni ’80. Già in sala.

 

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