IL CINEMA DEI GIUSTI - AKI KAURISMAKI RACCONTA IN MANIERA SEMPLICE MA PROFONDA, IN QUESTO MERAVIGLIOSO “L’ALTRO VOLTO DELLA SPERANZA”, PREMIATO CON L'ORSO D'ARGENTO A BERLINO, LA REAZIONE DELLA NOSTRA EUROPA RISPETTO AL PROBLEMA DEI PROFUGHI, AL CAPITALISMO DILAGANTE, ALL'IDEA DI FRATELLANZA FRA I POPOLI

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Marco Giusti per Dagospia

L altro volto della speranza L altro volto della speranza

     

"E' stato facile attraversare le frontiere", spiega il profugo siriano Khaled all'ufficiale finlandese che lo interroga sul suo difficile viaggio verso il nord dell’Europa. "Noi siamo un problema, nessuno ci vuole". Aki Kaurismaki racconta in maniera semplice ma profonda, ironica ma precisa, in questo meraviglioso L’altro volto della speranza, il suo ultimo film premiato con l'Orso d'Argento a Berlino, non tanto il cammino della speranza di tanti profughi dal Medio Oriente, quanto la reazione della nostra Europa rispetto al problema dei profughi, al capitalismo dilagante, all'idea di fratellanza fra i popoli.

L altro volto della speranza L altro volto della speranza

 

Riprende un po' di quello che aveva già raccontato benissimo nel precedente Le Havre, girato però in Francia, spostando qui la situazione nella sua Finlandia e all'interno del suo cinema con tanti dei volti ormai familiari dei suoi attori storici e mantenendo coerentemente il suo stile sospeso tra commedia surrealista e realismo magico.

 

Inquadrature perfette, scenografie solo apparentemente povere, musica travolgente, attori completamente inseriti dentro un mondo che Kaurismaki ispeziona con realismo beffardo, ma senza moralismi  Il profugo Khaled, interpretato da Sherwan Haji, che ha un viso antico e profondo, è un meccanico di Aleppo in fuga da una guerra che non ha voluto e non ha combattuto.

L altro volto della speranza L altro volto della speranza

 

Non sa neanche chi abbia sganciato le bombe, Isis, Assad, i russi?, che hanno distrutto la sua famiglia. In fuga con la sorella, ‎che ha perso nel viaggio e che cerca disperatamente, perché sente che è viva, si ritrova nella lontana Finlandia, a Helsionki, in una città popolata da buffi personaggi anche loro in fuga da qualcosa. Un’umanità bizzarra e gentile che troverà vicina, anche se non mancano mostri e naziskin razzisti e pericolosi.

L altro volto della speranza L altro volto della speranza

 

Tra le persone gentili che gli tenderanno una mano troviamo Wilkstrom, venditore di camicie e giocatore di poker che ha lasciato la moglie, in una scena memorabile, e con i soldi di una vincita si è comprato un piccolo ristorante, “La pinta dorata”,  di non grande pretese (“piatto del giorno: filetto d’aringa”), pensando che la ristorazione è un affare sicuro. “Le persone bevono se le cose vanno male e bevono ancora di più se vanno bene”.  C’è la cinquantenne che pensa di andare in Messico.

 

L altro volto della speranza L altro volto della speranza

Ci sono i tre dipendenti del ristorante che da mesi non venivano pagati dal proprietario e che troveranno in Wilkstrom e in Khaled una specie di famiglia. C’è tantissima musica. Kaurismaki, con questa piccola favola realistica sul mondo di oggi, ci mostra che non tutto è perduto in questa Europa e nell’umanità. E il suo Khaled è un magnifico protagonista e una magnifica immagine di un mondo che non può arrendersi al capitalismo e alla violenza. Grande film da non perdere. Da oggi in sala.

 

 

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