IL CINEMA DEI GIUSTI - “AMERICAN SNIPER” DI CLINT EASTWOOD NON È SOLO UN GRANDE FILM DI GUERRA, È UN VIAGGIO COLLETTIVO NEI DISASTRI CHE LA GUERRA IN IRAQ HA PROVOCATO AI SOLDATI AMERICANI E ALLE FAMIGLIE CHE LI HANNO ACCOLTI AL RITORNO

Un soldato dei Navy Seals che ha il record di aver ucciso 160 nemici come cecchino in Iraq, dal momento che inizia a uccidere, oltre tutto la sua prima vittima è un bambino che si stava avvicinando a una pattuglia americana con una bomba, sprofonderà in un delirio quasi autistico che lo allontanerà giorno per giorno dalla sua vita in famiglia…

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Marco Giusti per Dagospia

AMERICAN SNIPER AMERICAN SNIPER

 

Non aspettavamo altro che un grande film di guerra americano diretto da Clint Eastwood dopo un mese di cinepanettoni e di orchi e nani bellicosi. American Sniper però, non è solo un grande film di guerra, è un viaggio collettivo nei disastri che la lunga guerra in Iraq ha provocato nella testa dei soldati americani e delle famiglie che li hanno accolti al loro ritorno. Clint Eastwood, il suo protagonista e co-produttore Bradley Cooper e il loro sceneggiatore Jason Hall, hanno di fronte la vita di un eroe americano, Chris Kyle, ancora vivo quando il progetto è partito e morto incidentalmente poco prima dell’inizio delle riprese.

 

Un soldato dei Navy Seals che ha il record di aver ucciso 160 nemici come cecchino in Iraq, ma dal momento che inizia a uccidere, oltre tutto la sua prima vittima è un bambino che si stava avvicinando a una pattuglia americana a Falluja con una bomba, sprofonderà in un delirio quasi autistico che lo allontenerà giorno per giorno dalla sua vita in famiglia, dalla moglie, Sienna Miller, e poi dai figli.

AMERICAN SNIPER AMERICAN SNIPER

 

Al punto da sentirsi vivo, in famiglia, solo in mezzo al fuoco nemico con i suoi compagni, che deve difendere dalla morte come una sorta di missione patriottica e impegno infantile. Chris, come certi grandi eroi di guerra del cinema americano, e non penso al Gary Cooper del Sergente York di Howard Hawks, cioè il primo cecchino rednek che passa dall’uccidere tacchini a uccidere soldati tedeschi, ma piuttosto ai più martoriati personaggi di Robert Mitchum in Anime ferite o ai protagonisti di I migliori anni della nostra vita, ma anche al Robert De Niro de Il cacciatore, viene contaminato e trasformato dalla guerra.

AMERICAN SNIPER AMERICAN SNIPER

 

Da una parte è una macchina per uccidere, da un’altra un essere che non riesce più a dimostrare alcun sentimento all’interno della famiglia. Al punto che imploderà nei momenti meno indicati mostrando che dentro di sé è ancora un essere umano, malgrado tutto l’orrore che ha visto e creato. Clint Eastwood ingabbia la storia di Chris Kyle all’interno di quattro missioni di guerra.

 

Alla fine di ogni missione torna a casa sempre più cambiato. Per costruire la giusta tensione costruisce anche una storia di sfida western tra grandi pistoleri con Chris a caccia di un fantomatico cecchino siriano di Al Quaida, chiamato Mustafà, che è un po’ sia il suo doppio specchiante, sia il motivo per tornare sul campo di battaglia e terminare la sua missione.

 

il nuovo film di Clint Eastwood American Sniper 1412485210-cecchino il nuovo film di Clint Eastwood American Sniper 1412485210-cecchino

Bradley Cooper, ingrassato e gonfio come un Rambo, è bravissimo nel fare esplodere la sua alienazione e la sua commozione con pochi accenni di sbandamento, ma anche nel mantenere per tutto il film una concentrazione su di sé e sul suo ruolo di soldato che ne fa una specie di figura eroica non tanto nell’uccidere i nemici, quanto nell’accettare e risucchiare tutto il malessere esterno.

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Film più complesso e più sofisticato di quanto potrebbe apparire esteriormente, diretto dall’ottantenne Eastwood in stato di grazia, che è subentrato nel progetto a David O. Russell e poi a Steven Spielberg, deve al tempo stesso esaltare l’eroe patriottico texano e porci davanti alla sua alienazione e follia. In fondo Eastwood era l’unico regista americano, dopo il grandioso dittico su Iwo Jima, in grado di trattare la guerra in Iraq sia dal punto di vista di difesa dell’idea americana sia da quella opposta di guerra come inutile bagno di sangue.

 

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Anche se Eastwood non si pone nemmeno la domanda sul perché della guerra, affronta solo gli effetti che fa sulla mente già non proprio stabile del cowboy Chris Kyle. E sappiamo che ogni volta che il soldato entra in una casa irachena tra donne e bambini è come se entrasse nella sua di casa. Al punto da non reggere la tensione del fingersi tranquillo e “come prima” durante i suoi ritorni a casa.

 

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Come i personaggi del west che a furia di uccidere indiani diventano anche loro indiani, Chris Kyle riesce a non crollare solo aggrappandosi alle poche certezze che ha imparato da bambino. La divisione fra pecore, lupi e cani pastori, e lui, soldato, è un cane pastore. Il saper sparare con due occhi aperti e non uno. Il non dover mai staccarsi dal proprio fucile. Il difendere sempre chi non sa difendersi, come suo fratello minore. O come i suoi commilitoni feriti. Per il Sergente York uccidere tedeschi era molto pià facile. Chris Kyle è totalmente un eroe moderno.

 

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