IL CINEMA DEI GIUSTI - “A BIGGER SPLASH” È IL FILM PIÙ SEXY, PIÙ POLITICO E PIÙ INTERESSANTE DEL MOMENTO - LUCA GUADAGNINO RIESCE DAVVERO A FARE IL FILM CHE BERTOLUCCI NON È RIUSCITO A FARE CON “IO BALLO DA SOLA”

Guadagnino cerca di toccare con la scusa del remake di un vecchio giallo storico, ''La piscina'', il conflitto di classe, di società, di culture, tra un mondo lontanissimo, quello delle star del rock e quello molto più vicino e ormai non così invisibile di ciò che si vive in questi ultimi anni nelle isole del Mediterraneo… -

Condividi questo articolo


tilda swinton e luca guadagnino tilda swinton e luca guadagnino

Marco Giusti per Dagospia

 

Poche storie. A Bigger Splash di Luca Guadagnino, è il film più sexy, più politico e più interessante del momento. A cominciare dal titolo alla David Hockney. Dalla musica dei Rolling Stones, ben cinque pezzi. Dalla libertà di poter mostrare, come negli anni ’70, nudità frontali maschili e femminili di star importanti.

 

Dal poter mettere assieme il mondo dei vip del rock e quello dei profughi del Mediteranneo preannunciando un conflitto inevitabile che proprio ora sembra averci colpito. Dal bertoluccismo di fondo, visto che Guadagnino riesce davvero a fare il film che Bertolucci non è riuscito a fare con Io ballo da sola, altro che remake della Piscina di Jacques Deray. E, infine, dalla potenza di poter far esplodere con un megacast hollywoodiano, Ralph Fiennes, Dakota Johnson, Matthias Schoenarts, Tilda Swinton, il nostro cinema ancora in dubbio fra la commedia e il postmorettismo.

 

il cast di a bigger splash il cast di a bigger splash

Per questo molti produttori italiani lo hanno odiato a Venezia. A Bigger Splash, prodotto da Studio Canal e da Fox Searchlight oltre che da Guadagnino stesso, dimostra che si può fare un buon film internazionale, uscirà a inizio 2016 in tutto il mondo, che può essere competitivo all’estero, almeno così ci auguriamo, con un budget limitato. Un regalo del tutto inaspettato per il cinema italiano che ancora seguita a piangere Fellini e La dolce vita e a parlare dei mal di pancia della borghesia romana. 

 

a bigger splash a bigger splash

Almeno Guadagnino tocca o cerca di toccare con la scusa del remake di un vecchio giallo storico, La piscina, il conflitto di classe, di società, di culture, tra un mondo lontanissimo, quello delle star del rock, ma potrebbe essere qualsiasi altro mondo occidentale, e quello molto più vicino e ormai non così invisibile di ciò che si vive in questi ultimi anni nelle isole del Mediterraneo.

 

Che è la nostra realtà, come abbiamo capito amaramente al Bataclan. Sveglia! Sì, facciamo rumore, facciamolo un Bigger Splash. In un festival così parruccone come quello di Venezia, dove il film è stato mostrato lo scorso settembre con esiti alterni, coi critici in sala che si accitavano con il Louvre con Sokurov, più in là non andavano, l’idea di un film rock politico che deve fare rumore, anche se la protagonista, celebre cantante, è quasi muta, anche se non sono i profughi che sbarcano in Sicilia e muoiono tutti i giorni a far fracasso, anzi loro muoiono nel silenzio più totale e disturbano anche la coscienza dei giornalisti, mi era sembrato un’irruzione fragorosa.

a bigger splash 4 a bigger splash 4

 

Ancor più fragorosa perché così poco capita dalla nostra stampa, e invece da subito apprezzata da molti critici inglesi e americani. Perché A Bigger Splash, come scrivevo qualche mese fa, non è solo il miglior film di Luca Guadagnino, che presentò già a Venezia, fuori concorso Io sono l’amore, nell’indifferenza, anzi fastidio, dei Mereghetti & co., o il miglior film visto a Venezia, anche se non ha vinto nulla di nulla, è il miglior film italiano visto da molti anni a questa parte e sicuramente il film internazionale che pensavamo di poter fare e non sapevamo fare.

 

a bigger splash 3 a bigger splash 3

Perché è scritto e costruito in inglese, da David Kajganich, e non in italiano e poi tradotto per le star del momento, imitando il Fellini della Dolce vita e di 8 ½, perché non si serve di un celebre film del passato, La piscina di Jacques Deray, con due star meravigliose di allora, Alain Delon e Romy Schneider, per farne una rielaborazione museale (come usiamo oggi il cinema del passato? che importanza ha per noi?), ma rielabora quel che gli serve del plot del film di Deray, il quartetto snob dei protagonisti, la piscina, il delitto, il sole, per fare proprio un’altra cosa.

 

Prende i quattro attori più cool del momento, Ralph Fiennes, Tilda Swinton, Dakota Johnson, Matthias Schoenarts, li porta a Pantelleria, proprio oggi in mezzo agli sbarchi e alla tragedia continua dei profughi, e li fa esplodere in una serie di conflitti fra identità e ego maschili e femminili, rapporti padre-figlia, manager-artista, ma anche solo uomo-donna, facendo commentare il tutto non dalla passione museale del cinema, ma dalla musica ancora viva dei Rolling Stones.

a bigger splash a bigger splash

 

A Pantelleria, sotto gli occhi di un’Europa che si limita a raccogliere profughi morti e vivi sulle coste del Mediterraneo, come nascondendoli sotto il tappeto, si consuma un conflitto fra un quartetto di americani interessati solo a loro stessi e alla sottomissione gli uni degli altri. Guadagnino capovolge i ruoli del vecchio film di Deray, e fa del personaggi che fu di Maurice Ronet, interpretato qui da Ralph Fiennes, il vero motore della storia.

 

E’ lui Harry, padre della giovane, bella e vergine Penelope, Dakota Johnson, a irrompere nelle vacanze della sua ex, la rock star senza voce Marianne, Tilda Swinton, e del suo nuovo compagno, il più giovane Paul, Matthias Schoenarts, documentarista sfigato. Harry si crede un Dio-Padre, come Orson Welles nel vecchio film di Claude Chabrol, La decade prodigeuse, è stato lui a spingere Paul tra le braccia di Marianne, che lui stesso ha costruito come star.

a bigger splash a bigger splash

 

E ora la rivuole, vuole imporre la sua presenza e la sua potenza. Mentre la figlia Penelope fila una tela ancora più pericolosa. A Bigger Splash è un film bellissimo che non può che far del bene al nostro cinema, anche se molti dei nostri critici si sforzeranno solo di farselo piacere e non so che impatto possa avere ora sul nostro pubblico. Dominato da un Ralph Fiennes strepitoso, che ha col proprio personaggio un corpo a corpo continuo che non ci permette di non esserne affascinati, e da un cast di grande potenza, anche Dakota Johnson qui è una vera attrice, è un’opera che non ha bisogno della musealità di Sokurov e di finta letteratura.

 

Grande fotografia di Yorick Le Saux e gran montaggio di Walter Fasano. La presenza di Corrado Guzzanti può essere fraintesa dai nostri critici e infatti lo è stata, mentre gli americani hanno da subito capito che il suo ruolo è quello di guardiano fra due mondi, quello decadente occidentale e l’inferno di quel che sta avvenendo nel Mediterraneo in attesa dei disastri di Parigi e della guerra. Il suo sguardo sul mondo delle star è di chi non ha bisogno di prove. In sala dal 26 novembre.

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…