COELHO, IL MIO FILM! - LO SCRITTORE BRASILIANO OFFRE 100MILA $ ALLA SONY PER I DIRITTI DI “THE INTERVIEW”, IL FILM VIETATO SULLA COREA DEL NORD - “COSÌ VOI RECUPERATE LO 0,01% E IO LO PUBBLICO GRATIS SUL MIO BLOG, DICENDO ‘NO’ ALLE MINACCE DEI TERRORISTI”

1. SONY: COELHO OFFRE 100 MILA DOLLARI PER FILM 'THE INTERVIEW'

PAULO COELHO PAULO COELHO

 (ANSA) - Lo scrittore brasiliano Paulo Coelho ha offerto 100 mila dollari per i diritti del film-satira sulla Corea del Nord 'The Interview', cancellato da Sony dopo le incursione di hacker individuati da fonti Usa come nord-coreani e le minacce di attacchi "in stile 11 settembre" per i cinema che lo proietteranno. ''In questa maniera voi recuperate lo 0,01% del vostro budget e io posso dire 'no' alle minacce terroristiche'', ha scritto l'autore di 'L'Alchimista' su Twitter, precisando che, se Sony accetterà la sua proposta, lui pubblicherà gratuitamente la visione della pellicola sul suo blog.

 

PAULO COELHO PAULO COELHO

 

2. LA STRATEGIA DI PYONGYANG PASSA PER I MEDIA DEL NEMICO

Ilaria Maria Sala per “la Stampa

 

Se la tentazione di condannare «l’irresponsabilità» di chi ha realizzato il film The Interview si fa forte, pensate per un momento a quello che la propaganda nordcoreana sforna con regolarità. L’anno scorso, un video su YouTube mostrava un ragazzo addormentato, cullato da un sogno emozionante, che era poi la distruzione nucleare dell’intera New York e di Washington. Su YouTube, badate bene, come dire in casa del nemico.
 

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Sui muri delle scuole elementari nordcoreane, invece, si possono vedere murales dove americani verdastri, con il muso appuntito come ratti, vengono disintegrati da nerboruti soldati di Pyongyang armati di baionette. Consideriamo, anche, che la Guerra di Corea, conclusasi nel 1953, è stata fermata solo da un armistizio e non da una pace piena, e che per quanto riguarda Pyongyang il vero nemico non è la Corea del Sud, ma gli Stati Uniti: il Nord riconosce solo occasionalmente la legittimità del governo di Seul, preferendo considerarlo un «fantoccio» tenuto in piedi dagli Stati Uniti.
 

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Così, per uno stato militarizzato e fondato sulla propaganda, il cui leader massimo – Kim Jong-un – è anche il capo delle forze armate (come negli Stati Uniti), uno dei principali cardini dell’ideologia nazionale è quello della guerra, e della sua allegoria, con il nemico numero uno: l’America imperialista. 
 

Che viene dunque ritualmente sterminata in innumerevoli film e altre opere di fantasia, scritte o dipinte che siano. La furia strepitosa della Corea del Nord in questo contesto necessita un po’ meno di tentativi di comprensione: per quanto riguarda Kim, e i creativi della Corea del Nord, distruggere l’Occidente è un sogno giustificato e innocente.

 

 

3. QUELLA STRANA STORIA DI DUE KILLER PER CASO E UN TIRANNO RIDICOLO

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Fulvia Caprara per “la Stampa”

 

Più che un pericoloso manifesto politico «The interview», il film che la Sony ha deciso di ritirare dal mercato per timore di eventuali attacchi terroristici, ha il tono e il look di una innocua commedia demenziale. Al centro della pellicola diretta da Evan Goldberg e Seth Rogen, la coppia, tutta da ridere, formata dal conduttore di un celebre talk show Dave Skylark (James Franco) e dal produttore Aaron Rapoport (Seth Rogen).

 

Quando i due scoprono che il dittatore nordcoreano Kim Jong-un è un appassionato spettatore del loro show, decidono di chiedergli un’intervista in maniera da accreditarsi, finalmente, come cronisti di razza. Mentre si preparano per la grande impresa, vengono contattati dalla Cia che ha inusitatamente deciso di affidare alle persone meno adatte sulla faccia della terra, il compito di assassinare Kim Jong-un.

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«Prima di girare - ha spiegato Evan Goldberg - ci siamo documentati, leggendo tutto quello che abbiamo trovato su Kim Jong-un e sulla Corea. Il suo personaggio è stato costruito in base alle informazioni raccolte, al mito che lo circonda, a tutte quelle storie su di lui: sul fatto che parlerebbe con i delfini, che non avrebbe bisogno di urinare né defecare, che avrebbe vissuto nell’ombra del padre per poi prenderne il posto. Anzi, abbiamo dovuto filtrare le notizie perchè erano talmente assurde da risultare incredibili. Insomma, abbiamo voluto effettivamente dare l’idea del punto in cui è arrivato, da quelle parti, il culto della personalità».

 

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La scelta di rendere il tutto in chiave comica, dalle scene degli incontri con il dittatore alle fughe precipitose, dai brindisi con le ragazze del luogo agli inseguimenti, dalla preparazione dell’attentato al terrore di essere acciuffati, ha convinto subito James Franco: «Sono convinto che questo genere offra la possibilità di trattare argomenti difficilmente digeribili, rendendoli più accessibili. Infatti il film raggiunge il suo scopo mescolando sciocchezze e cose serie».

 

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Nella pellicola, girata a Vancouver e arricchita da una gran quantità di effetti speciali, il ruolo del dittatore è stato subito affidato a Randall Park che si è rasato completamente il cranio e ha costruito il personaggio seguendo le indicazioni dei registi che lo volevano «robotico e austero» ma anche la sua personale interpretazione che lo ha reso anche «timido e imbarazzato», aumentandone quindi l’effetto satirico.

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Ma non tutti, evidentemente, ridono allo stesso modo: «Non potevo immaginare che tipo di reazione il film avrebbe suscitato - ha dichiarato James Franco prima della decisione della Sony - ma credo che nessuno di noi abbia pensato realmente alle conseguenze che poteva scatenare».

 

Per quanto riguarda la distribuzione italiana di The Interview, al momento non è stata presa alcuna decisione. Intanto, da Hollywood, dilaga un fiume di reazioni negative alla scelta di autocensura: «È un giorno triste - twitta tra gli altri Steve Carrell - per l’espressione creativa».

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