LA COMMEDIA DELLO STREGA - LA FERRANTE (CIOÉ, ANITA RAJA) IN GARA: NON È IL PRIMO CASO DI UN ANONIMO A UN PREMIO - PARENTE: “SE DOVESSERO PURE FARLA VINCERE, SAREBBERO FURBI: PASSEREBBERO PER ALTERNATIVI PREMIANDO UN ALTRO ROMANZO PER CARAMPANE CADAVERICHE”

Parente: “Per essersi volatilizzata la Ferrante è fin troppo rumorosa, ci credo che lei e Saviano si amano così tanto; anzi, se Saviano fosse capace di scrivere romanzi si potrebbe sospettare che dietro allo pseudonimo ci sia lui - In ogni caso lei è un'autrice senza volto ma mica è Thomas Pynchon, è solo Elena Ferrante”...

Condividi questo articolo


ANITA RAJA ANITA RAJA

1 - STREGA, ELENA FERRANTE IN GARA

Raffaella de Santis per “la Repubblica”

 

«LA casa editrice E/O accetta di candidare allo Strega il libro Storia della bambina perduta di Elena Ferrante e si impegna a non ritirarsi dal premio». Poche righe per confermare che Elena Ferrante parteciperà.

 

Dopo la lettera della scrittrice a Roberto Saviano, pubblicata da Repubblica, mancava l’ultimo passo: il consenso dell’autore. Il passo è stato compiuto, e anche con molto anticipo rispetto alla scadenza per presentare le candidature (il 3 aprile). Evidentemente gli editori hanno voluto mettere a tacere le voci che si rincorrevano su possibili ripensamenti. E da parte sua la Fondazione Bellonci non vuole lasciarsi sfuggire di un avere in gara la scrittrice del momento.

ANITA RAJA ANITA RAJA

 

C’è però una norma del nuovo regolamento, forse sfuggita di mano, che chiede oltre alla lettera dei due presentatori, una dichiarazione di assenso dello scrittore. In questo caso però a chi rivolgersi? Sandra Ozzola, editrice E/O, spiega: «Noi candidiamo il libro, non l’autrice. Elena Ferrante ha spiegato che si può usare il suo romanzo per tenere in piedi un tavolo cui s’è spezzata una gamba, ma non usare lei».

 

A casa Bellonci ci hanno pensato un po’ e poi hanno deciso che ne valeva la pena. Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione, la spiega così: «Per rispetto della scelta di anonimato dell’autrice accettiamo che gli impegni richiesti dal regolamento vengano assolti dall’editore ». E se ci dovessero essere contestazioni? Petrocchi: «L’ultima parola è del comitato direttivo e la sua decisione è insindacabile ».

elena ferrante libri 5 elena ferrante libri 5

 

L’invisibilità di Elena Ferrante crea sospetti, ingenera dietrologie. Guardiamo il regolamento: un giurato che concorra al premio con un suo libro non può votare, ma chi può assicurare che la Ferrante non sia un Amico della Domenica (come si è chiesto anche Tullio De Mauro)? E chi potrebbe garantire che non abbia già vinto una delle ultime tre edizioni (altra condizione richiesta dal regolamento)?

 

Eppure gli scrittori nascosti dietro pseudonimi hanno spesso vinto premi. Il caso più celebre è quello di Romain Gary, che si è aggiudicato due volte il Goncourt, prima a nome Gary con Le radici del cielo , poi vent’anni dopo firmandosi Émile Ajar, con La vita davanti a sé. Nessuno dei due nomi era quello reale: all’anagrafe esisteva Roman Kacew, ebreo-russo nato a Vilnius nel 1914.

 

il mistero di Elena Ferrante il mistero di Elena Ferrante

Senza contare il fatto che quando nel 1992 Elena Ferrante ha concorso allo Strega con L’amore molesto, non c’è stato chi abbia battuto ciglio. Allora garantirono i due presentatori, Jacqueline Risset e Roberta Mazzanti. Ma era ventitré anni fa e la scrittrice non era ancora avvolta da un’aura mitica. Il romanzo vinse il premio Elsa Morante, che lei non andò a ritirare, inviando anche in quella occasione uno suo scritto.

 

L’invisibilità inoltre alimenta i mitomani. Ieri sul Mattino di Napoli è stata pubblicata una lettera attribuita a Elena Ferrante che poi si è rivelata un falso. Smentito dagli editori via twitter: «Quello che la Ferrante aveva da dire l’ha detto a Repubblica ». E siamo solo all’inizio.

 

In gara per lo Strega al momento ci sono sei grandi editori: Einaudi (Nicola Lagioia, La ferocia ), Mondadori (Fabio Genovesi, Chi manda le onde), Bompiani (Mauro Covacich, La sposa ), Giunti (Clara Sereni, Via Ripetta 1-55 ), Feltrinelli (è probabile Marco Missiroli con Atti osceni in luogo privato ), Guanda (Marco Santagata, Come donna innamorata ). Almeno uno verrà escluso dalla cinquina.

 

Ormai comunque è fatta, Elena Ferrante è in gioco e non può tirarsi indietro. A norma di regolamento. Vedremo se riuscirà a «entrare nel rito di una gara sempre più finta», come ha scritto di voler fare. L’happening è appena iniziato e l’invisibilità rischia di renderla troppo visibile.

 

massimiliano parente 5 massimiliano parente 5

2 - FERRANTE, LA CANDIDATURA DIVENTA COMMEDIA

Massimiliano Parente per “il Giornale”

 

Ogni anno al Premio Strega s'ode uno squillo di tromba, per annunciare un colpetto di scena in grado di far cadere le dentiere al gerontocomio culturale più spompato del mondo. Questa volta non c'è la farsa delle autocandidature, non c'è la Santacroce che posta il culo su Twitter, e nelle vesti di Cavaliere dalla Trista Figura c'è Roberto Saviano. Il quale, udite udite, vuole candidare il suo Sancho Panza senza volto, Elena Ferrante, pseudonimo di autrice ignota. Che risponde: no no, non voglio. Poi ci pensa su e risponde sì sì, per «sparigliare la carte».

massimiliano parente come batman 9 massimiliano parente come batman 9

 

Quali carte non ho capito: Elena Ferrante è una bestellerista autrice di polpettoni strappasospiri come l'ultimo Storia della bambina perduta; si è costruita il personaggio dell'autrice invisibile, un esibizionismo come un altro. Se non la pubblicasse la e/o la pubblicherebbero di corsa Mondadori o Rizzoli (da oggi si dica «il colosso Mondadori-Rizzoli»), e lo Strega lo vincerebbe senza problemi, anche perché gode dell'appoggio di Repubblica e del Corriere della Sera, due giornalini underground a caso.

 

Infatti proprio su Repubblica l'autrice accetta la candidatura, con una lunga lettera a Saviano, perché «stimo te e i tuoi libri», messa male. Intanto puntualizza che se vincerà «si potrà dire che i libri sono stati sottratti una volta tanto ai giochi già fatti»; se non entrerà nella cinquina dei finalisti «benissimo, si potrà dire, definitivamente, senza ombra di dubbio, che lo Strega così com'è è irriformabile e che quindi va buttato per aria».

 

Aldo Busi Aldo Busi

Giochino vecchio come mia nonna morta da quarant'anni e mia zia adottiva e sempre acidissima Aldo Busi, che portata da Dalai ci provò due anni fa: se non vinco, ho vinto lo stesso. Se non altro Busi era un genio vero. Escluso subito perché non voleva partecipare a incontri e feste obbligatori. Non gratis, almeno. Giustamente. Invece, con tanto establishment che la spalleggia dietro e davanti, in cinquina la Ferrante entrerà eccome: a tamburo battente gli zombie del Ninfeo hanno già cambiato le regole per rendere obbligatorio il voto di un piccolo editore, cioè per far entrare lei.

 

Non sarà tenuta a presenziare ai cenacoli, e rimedia pure l' endorsement in prima pagina del Foglio , perché «l'unica cosa essenziale per partecipare o vincere è che il libro sia bello». Chissà perché prima non è mai stato così. In realtà allo Strega se dovessero pure farla vincere, sarebbero furbi: darebbero a vedere di essere alternativi, premiando un altro romanzo per carampane cadaveriche.

 

C'è poi un ulteriore giallo per walking dead e animelle in pena della letteratura che non c'è: ieri il Mattino pubblica una lettera firmata Elena Ferrante, anche se il quotidiano premette di «non avere certezza che si tratti proprio della scrittrice». Si direbbe un gioco. Arriva comunque la smentita dalla e/o: la lettera non è autentica. Nonostante il perfetto stile piagnone da vittima sacrificale napoletana.

 

saviano saviano

La pseudo-Ferrante ribadiva l'estraneità a un mondo che non riesce a sentire suo e svelava il suo proposito: «scrivere volatilizzandomi; disperdere ogni mia cellula per ogni rigo lasciato al lettore». Missive finte a parte, per essersi volatilizzata la Ferrante è fin troppo rumorosa, ci credo che lei e Saviano si amano così tanto; anzi, se Saviano fosse capace di scrivere romanzi si potrebbe sospettare che dietro allo pseudonimo ci sia lui.

 

ROBERTO SAVIANO ROBERTO SAVIANO

Ultima cosa da capire è se la signora (o il signore, non importa, resta una signora pure fosse un Eleno barbuto, come tutti gli Amici della Domenica del resto, come Roberta, la Saviana) in caso di vittoria andrà a ritirare il premio. Furbescamente non lo dichiara, annunciare l'assenza potrebbe invalidare la candidatura a priori. In quanto alle firme necessarie, ci penserà l'editore per rispettare l'anonimato. In ogni caso chissenefrega, signora mia, lei è un'autrice senza volto ma mica è Thomas Pynchon, è solo Elena Ferrante.

 

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

L’EFFETTO VANNACCI È SVANITO? – IL SECONDO LIBRO DEL GENERALE, "IL CORAGGIO VINCE", È UN MEZZO FLOP RISPETTO ALL’ESORDIO: 14MILA COPIE IN UN MESE E MEZZO CONTRO LE 240MILA DI “IL MONDO AL CONTRARIO” – SALVINI, CHE HA CANDIDATO IL GENERALE ALLE EUROPEE, HA SOTTOVALUTATO LE CONSEGUENZE DELLA SOVRAESPOSIZIONE DI VANNACCI: DOPO UN ANNO DI INTERVISTE E OSPITATE TV, IL MILITARE HA PERSO SMALTO. E IL SUO LIBRO VENDE SOPRATTUTTO NEL NORD-EST, BACINO STORICO DELLA LEGA, E POCO O NIENTE AL SUD E AL CENTRO (DOVE VANNACCI È CAPOLISTA)

VANNACCI, MA LI MORTACCI! - È BUFERA NELLA LEGA PER LE CONTINUE MINCHIATE DEL GENERALE AL CONTRARIO, CHE LA DISPERAZIONE DI SALVINI HA CANDIDATO ALLE EUROPEE. OGGI L’INCURSORE PARACADUTATO È ARRIVATO A PROPORRE LE CLASSI SEPARATI PER I DISABILI (FREGANDOSENE CHE IL MINISTRO DELLA DISABILITÀ È LEGHISTA). UNA PROPOSTA TALMENTE ALLUCINANTE DA FAR SBIANCARE PURE CEI E FDI. MA IL PEGGIO DEVE ANCORA ARRIVARE: I LEGHISTI SONO INFATTI CONVINTI CHE UNA VOLTA ELETTO… - ANCHE QUEL SEMOLINO DI GIANCARLO GIORGETTI PRENDE POSIZIONE: "VANNACCI NON È DELLA LEGA. NON CONDIVIDO LE SUE AFFERMAZIONI"

DAGOREPORT - BUM! QUANDO LA PITONESSA STRIZZAVA I CERVELLI! - SU UN ANTICO NUMERO DEL RINOMATO MENSILE DI ARREDAMENTO "AD", SPICCA UN SERVIZIO NEL QUALE SI LEGGE: "DANIELA E PAOLO SANTANCHÈ […] LEI È UNA PSICHIATRA CHE LAVORA NELLA COMUNICAZIONE, LUI È UN CHIRURGO DELLE DIVE" - PARE CHE PER UN CERTO PERIODO, VANTANDO UN’INESISTENTE LAUREA IN PSICOLOGIA, DANIELONA ABBIA RICEVUTO, NELLO STESSO STUDIO MILANESE DELL’ALLORA ANCORA MARITO PAOLO SANTANCHE’, PAZIENTI CHE NON ACCETTAVANO IL PROPRIO ASPETTO - SAREBBE ANCHE L’UNICO PERIODO IN CUI LA PITONESSA AVREBBE USATO IL PROPRIO COGNOME CON TANTO DI TARGA SULLA PORTA, ''DOTTORESSA GARNERO, PSICOLOGA''...