CROCIFISSI IN SALA STAMPA - LA VITA GRAMA DEI GIORNALISTI ALL'ARISTON BLINDATI TRA MURALES MAXISCHERMI COL FACCIONE DI CARLO CONTI, FINTI MICHAEL JACKSON E RASSEGNE STAMPA DA DIECI CHILI - SI FANNO SELFIE, SI CANTA EROS, TIPO CROCIERA O NAVE DI SCIENTOLOGY….

La “sala stampa” del teatro Ariston di Sanremo sembra l'assemblea delle Nazioni Unite, ma più sicura; sotto, vigilantes privati e poliziotti con cani antiesplosivo e antisommossa forse esagerati impediscono accessi (o forse in realtà non vogliono farci uscire più)…

Condividi questo articolo


Michele Masneri per Lettera43.it

michele masneri michele masneri

 

E’ il sogno di Beppe Grillo, l’incubo di ogni cronista, l’allevamento a terra per giornalisti musicarelli e non. La “sala stampa” del teatro Ariston di Sanremo sembra l'assemblea delle Nazioni Unite, ma più sicura; sotto, vigilantes privati e poliziotti con cani antiesplosivo e antisommossa forse esagerati impediscono accessi (o forse in realtà non vogliono farci uscire più).

 

ezio bosso ezio bosso

Un cronometro enorme digitale indica l’ora e il fondale di marmo tipo tomba Casamonica.  Settecentocinquanta posti a sedere, settecentoquarantadue giornalisti accreditati, è un bunker vista mare. A sinistra si vede infatti il porto, con ampie vetrate, mentre a destra un murales metallico del maestro Giovanni Ceccarelli in arte “Nerone” richiama quelli più colossali di Achille Funi nell’atrio del palazzo dei Congressi dell’Eur. La solennità è la stessa.

 

Sembra di essere su una nave da crociera, o sulla nave di Scientology da cui non si può scendere. Come in crociera, i giornalisti vengono rimpinzati continuamente non di cibo ma di materiali, con impatti ambientali tremendi e stampanti che girano senza sosta: ogni dieci minuti passano gentilissimi addetti con note e cartelle fondamentali, aggiornamenti, scalette, materiale promozionale, cd di nuove proposte sconosciute. 

 

I 742 cronisti accreditati processano comunicati e subiscono conferenze stampa, da lì vedono infatti anche tutto il Festival. Non abbiamo assolutamente accesso infatti al teatro, il nostro pass – c’è una precisa gerarchia, tipo Davos - lo vieta espressamente. Dunque rimaniamo lì tutto il tempo, ticchettiamo e parliamo al telefono mentre attendiamo la nuova porzione di comunicati tipo mangime per oche da foie gras.

nicole kidman nicole kidman

 

Anche la lettura dei giornali è fortemente disincentivata: alle undici è pronta una rassegna stampa di un centinaio di pagine, che placa subito la dieta informativa e inibisce qualunque curiosità. Ma poi veniamo anche intrattenuti, sempre lì dentro. Il Festival lo si guarda sul maxischermo 10x8, colossale, che cambia ogni anno, intonato alla scenografia del teatro (che non vedremo mai). Così, regressioni: ieri sera tutti a battere le mani a tempo per Eros (e “ci sei/adesso tu/a dare un senso ai giorni miei”), vecchi critici un tempo spietati coi brividoni (“quanto lo abbiamo sottovalutato. Ma forse siamo solo diventati vecchi noi”). Però ognuno è solo. Tutti twittano e fanno foto allo schermo gigante e le postano su Facebook. A casa, grandi like per noi considerati inopinatamente fortunati, che siamo qui nel bunker e non vedremo mai l’esibizione dal vivo.

eros ramazzotti e i nastrini arcobaleno eros ramazzotti e i nastrini arcobaleno

 

E’ l’esperienza più deprimente e solitaria che si abbia mai avuta: si sta nella propria postazione e si whatsappano le foto agli amici che sono in un’altra fila (le file sono abbastanza democratiche, in prima fila c’è Silvia Fumarola di Repubblica e Luzzatto Fegiz, io sono in penultima insieme all’inventore delle coccarde, inviato di Gay.it). E’ come vedere il festival alla tv, o meglio al cinema, ma con settecento persone che ticchettano e l'aria costernata o eccitata. E con le luci accese. Qualche spiritosone anziano fa commenti urlando tipo “Mani di forbice!” per la nuova acconciatura di Garko, viene guardato con serena solidarietà come quelli che bevono troppo ai matrimoni.

 

In ultima fila ci sono molte signore romane habituées, che commentano soprattutto servizi locali con chiacchiere e telefonate tipo Franca Valeri (“ma che te ricordi quell’erboristeria su corso Matteotti? M’aveva regalato certi campioncini de scrub”; “pronto parrucchiereee Bordigheraaa?” e la vicina: “ma che sei matta, la piega a Sanremo”). 

 

carlo conti e ezio bosso carlo conti e ezio bosso

Accanto, nell’incomunicabilità, i giovani dell’online, che pubblicano foto, montano video, postano su Facebook e chattano su skype con un caporedattore che li abbrutisce, tutto contemporaneamente. 

 

Uscire è difficile, uscira fa paura. La sala stampa è praticamente l’unico posto in cui prendono i cellulari in città, forse il segnale è appositamente chiuso o dipende dalla no fly zone; dunque il cronista è caldamente incentivato a venire a scrivere qui, anche perché fuori il vento e il male di vivere spazzano le strade. Per evitare breakdown nervosi, con astuta programmazione gli organizzatori introducono qui elementi sanremesi, dunque un finto Michael Jackson, e un signore con baffetti e mantello dell’Ordine di Malta che arriva fino ai piedi. Poi passano i cantanti, li incontri al bar, con le tazzine col marchio azzurro “Ariston” e Orietta Berti che ti si siede vicino bevendo il caffè al ginseng, e le Luisone che attendono nella vetrinetta di essere mangiate. 

 

virginia raffaele carlo conti sanremo2016 virginia raffaele carlo conti sanremo2016

Il clou della giornata è la conferenza stampa di mezzogiorno, dove tipo Pratica di Mare i Grandi della Terra, col direttore Leone, il presentatore le vallette e i collaterali commentano, discutono, presentano, e le domande dei giornalisti iniziano sempre con un complimento (tipo “sono Iolanda Bianchi della Voce della Calabria, complimenti Gabriel sei sempre bellissimo, volevo sapere…”), ogni domanda un complimento, e il direttore Leone commenta i suoi propri tweet di ieri sera. Poi, dopo una breve pausa, dalle quindici cominciano le conferenze stampa a raffica fino alle 20,30, quando inizia lo show che vediamo al cinema.

sul palco dell ariston con il fiocco arcobaleno sanremo2016 sul palco dell ariston con il fiocco arcobaleno sanremo2016

 

Intanto ci nutrono di comunicati e gadget. Passa un signore di Radio2 con un pacco di agende, quelle agende tristi che regalavano le banche popolari un  tempo, ed è un coro di cronisti genuflessi: “a Lorè, me la dai quest’anno un’agenda?”. Il portatore di gadget crudelmente seleziona i suoi destinatari. “No, tu no, hai già avuto la borsa”. Sguardi di odio triste, di vendette impossibili.

 

 

valeria marini alba parietti sanremo2016 valeria marini alba parietti sanremo2016

La sala stampa di Sanremo è la democrazia sognata dai grillini: ti danno anche un telecomandino bianco col quale puoi votare, e contribuire al processo democratico. Ma se qualcuno proprio vuole uscire dal Truman Show, a suo rischio e pericolo, c’è un tragico sorteggio: ti iscrivi, devi presentare, oltre al pass, un documento di identità, è più difficile che al festival wagneriano di Bayreuth; devi chiederlo 48 ore prima. Ma se proprio te la senti, se ce la fai, puoi ottenere un biglietto per entrare davvero dentro il teatro. E vedere Sanremo dal vivo.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - CONTINUA L’IMBROGLIO-SCHLEIN: ELLY RINCULA SUL NOME NEL SIMBOLO DANDO LA COLPA A BONACCINI (SIC!) E SI RIMANGIA ''CAPOLISTA OVUNQUE": LO SARA' SOLO AL CENTRO E NELLE ISOLE - ALLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PD DI IERI LA SVALVOLATA MULTIGENDER HA PERSO LA MAGGIORANZA DEL PARTITO. I VENTI DI RIVOLTA INVESTONO TUTTE LE VARIE ANIME DEL PD - ELLY SI È RIMBOCCATA LA LAPIDE QUANDO HA DETTO: O IL MIO NOME NEL SIMBOLO O MI METTETE CAPOLISTA IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. DI TALE PROPOSTA, LA ZARINA DEL PD NE AVEVA PARLATO SOLO CON BONACCINI. IL PRESIDENTE DEL PD HA ACCONSENTITO IN CAMBIO DELLA CANDIDATURA NEL SUD DEL RAS DELLE PREFERENZE, RAFFAELE “LELLO” TOPO, FIGLIO DELL’AUTISTA DI GAVA, CHE OVVIAMENTE FA PARTE DELLA SUA CORRENTE (AH! I CACICCHI…) - ALLA FINE VICINO A SCHLEIN RESTANO SOLO IN DUE, IL MULTI-TRASFORMISTA ZINGAR-ELLY E FRANCESCO BOCCIA, IL VERO ARTEFICE DEL SISTEMA PUGLIA, GARANTE DI DECARO ED EMILIANO - ANCHE SE ALLE EUROPEE IL PD GALLEGGERA' AL 20%, SINESTR-ELLY DOVRA' FARE LE VALIGIE...

DAGOREPORT: 100 SCALFARI MENO UNO - NON È SOLTANTO TELE-MELONI A CENSURARE GLI SCRITTORI: C'E' ANCHE IL GRUPPO GEDI – IL LIBRO SUL CENTENARIO DI SCALFARI CURATO DA SIMONE VIOLA, NIPOTE DI EUGENIO, IN EDICOLA INSIEME A ‘’REPUBBLICA’’, SQUADERNA CENTO INTERVENTI DI ALTRETTANTI TESTIMONIAL, TRANNE QUELLO INNOCUO E DEL TUTTO PERSONALE DI GIOVANNI VALENTINI, EX DIRETTORE DELL’ESPRESSO - LE SUE CRITICHE, MANIFESTATE SUL "FATTO QUOTIDIANO" SULL’OPERAZIONE “STAMPUBBLICA” E POI NEL SUO LIBRO SULLA PRESA DI POSSESSO DEL GIORNALE DA PARTE DI ELKANN, GLI VALGONO L’OSTRACISMO E LA DAMNATIO MEMORIAE – IL TESTO CENSURATO…

DAGOREPORT –  PER SALVARE IL "CAMERATA" ROSSI, PROSSIMO A.D. RAI, UNA MELONI INCAZZATISSIMA VUOLE LA TESTA DEL COLPEVOLE DEL CASO SCURATI PRIMA DEL 25 APRILE: OGGI SI DECIDE IL SILURAMENTO DI PAOLO CORSINI, CAPO DELL'APPROFONDIMENTO (DESTINATO AD ESSERE SOSTITUITO DOPO LE EUROPEE DA ANGELA MARIELLA, IN QUOTA LEGA) – SERENA BORTONE AVEVA PROVATO A CONTATTARE CORSINI, VIA TELEFONO E MAIL, MA SENZA RICEVERE RISPOSTA - ROSSI FREME: PIÙ PASSA IL TEMPO E PIU’ SI LOGORA MA LA DUCETTA VUOLE LE NOMINE RAI DOPO IL VOTO DEL 9 GIUGNO SICURA DEL CROLLO DELLA LEGA CON SALVINI IN GINOCCHIO…)