DAGO GAMES BY FEDERICO ERCOLE - L’ORIZZONTE SCONFINATO DEI POKEMON ARRIVA SU NINTENDO SWITCH CON “POKEMON LET’S GO” - LE DINAMICHE LUDICHE SONO QUELLE CLASSICHE E INTRAMONTABILI DEL GIOCO DI RUOLO NIPPONICO DELLE ORIGINI, QUINDI SI TRATTA DI UN ATTIVITÀ GIOCOSA MAI SCERVELLATA CHE IMPLICA UN PENSIERO STRATEGICO E TATTICO…

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Federico Ercole per Dagospia

 

L’orizzonte sconfinato dei Pokémon, le centinaia di creature tenere, maestose, terribili, graziose, belle o misteriose inventate nel 1996 da Satoshi Tajiri si apre sui duplici schermi possibili del Nintendo Switch, tornando all’origine, a quel favoloso “big bang” dal quale nacquero: la verde regione del Kanto con la sua prima generazione di magnifiche bestie.

POKEMON LET S GO POKEMON LET S GO

 

Con Pokemon Let’s Go i bambini e i ragazzi della fine del secolo scorso, quelli che giocarono sul Game Boy e cominciarono a collezionare carte di mostri invece che di calciatori, memorizzando decine di nomi talvolta complessi e difficili da pronunciare come “Farfetch’d” o “Exeggutor”, sentiranno una nostalgia pungente, quella che si prova tornando dopo anni in un luogo che ci fu caro e che le contingenze della vita ci costrinsero ad abbandonare.

 

Tuttavia se l’architrave narrativa e la fauna sono le stesse di Pokemon Giallo,  quarto ma derivativo gioco dei Pokemon per Game Boy del 1998, nella “nuova” avventura per Switch tutto il resto muta, dalle meccaniche ludiche all’estetica, restituendoci grazie alla superiore tecnologia una regione del Kanto dalla viva bellezza “anime”, sconvolgendo gli appassionati della prima ora con potenti  deja-vu e i nuovi giocatori con uno dei migliori racconti pokemoniani della serie, minimale ma profondamente efficace.

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PIKACHU O EEVEE?

Come ogni videogioco dei Pokémon, sebbene Let’s Go sia da considerare uno spin-off, il titolo esce in due versioni, una dedicata al Mickey Mouse del nuovo millennio, ovvero l’elettrizzante Pikachu e l’altra a Eevee, dolce volpino dalle strabilianti e molteplici evoluzioni.

 

Il Pokémon del titolo ci accompagnerà per tutta l’avventura e ogni edizione vanta inoltre poche creature esclusive che il giocatore potrà comunque scambiare via blue-tooth con chi possiede l’altra versione del gioco al fine di completare il Pokédex, il bestiario del videogame dove sono indicati tutti gli incontri e le catture. Chi scegliere in negozio? Dipende da voi, Pikachu possiede il suo incomparabile carisma ma Eevee non deve assolutamente essere sottovalutato in quanto a “carineria” e dimensione storica, una scelta alternativa, addirittura coraggiosa.

 

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GIOCO DI RUOLO GIAPPONESE PER TUTTI

Le dinamiche ludiche di Pokémon Let’s Go, come negli altri episodi, sono quelle classiche e intramontabili del gioco di ruolo nipponico delle origini, quindi si tratta di un attività giocosa mai scervellata che implica un pensiero strategico e tattico. Qui c’è tuttavia una drastica mutazione: nei precedenti giochi, camminando per radure, grotte, spiagge o selve, si incappava casualmente in un Pokémon da affrontare con la propria squadra e una volta indebolito a furia di attacchi efficaci lo si poteva catturare con la Pokéball.

 

Adesso invece, sulla scia di quell’eccezionale gioco di ruolo con la realtà che è l’applicazione Pokémon Go, dobbiamo lanciargli noi stessi la sfera bianco-rossa e tentare di inglobarcelo, un’attività non troppo complessa ma gratificante e plausibile. Possiamo mimare il lancio brandendo uno dei toy-con, i controller separabili di Switch, oppure usando una vera e propria Pokéball straordinariamente versatile, un gadget imperdibile per gli appassionati sebbene sia venduto a parte e non sia proprio economico.

 

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Si tratta tuttavia di un vero e proprio controller che amplifica a dismisura il senso di immersione e ci fa gestire ogni meccanica del gioco, inoltre sentire i versi dei Pokémon catturati provenire dall’interno della plasticosa e gommosa sfera è una delizia sonora. Chi acquista la Pokéball avrà in dono il rosa Mew, colui che si dice possegga il patrimonio genetico di tutti i Pokémon. Ve la potrete anche portare in giro assieme allo smartphone, se giocate a Pokémon Go, vi sarà utile.

 

Ogni creatura questa volta è già visibile nella mappa di gioco, così la cattura diviene una questione soggettiva, evitando decine e decine di scontri casuali e personalizzando la catena di incontri.

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L’esperienza ludica si fa più squisitamente convenzionale quando lottiamo contro gli altri allenatori: qui si combatte a turni, riflettendo sulle proprie mosse e sulla scelta della propria squadra. Se all’inizio la facilità delle lotte può apparire eccessiva al giocatore più “hardcore” dopo qualche ora la difficoltà aumenterà, proponendoci combattimenti sempre più ostici durante i quali selezionare una mossa sbagliata può significare la disfatta.

Tutto il gioco può esser giocato in cooperativa, quindi è consigliabile come passatempo elettronico di alto livello da condividere con i più piccoli.

 

L’ideale per fare innamorare dei Pokémon una nuova generazione che rischia di sprecare il proprio tempo in operette elettroniche rumorose, mediocri e ingannevoli. Più complesso di una briscola o del gioco dell’oca, delizioso come un bel cartone animato.

 

POKEMON GO

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Il gioco per Switch può comunicare con lo smart-phone nel quale è presente un account di Pokémon Go una volta giunti alla città di Fucsiapoli, dopo circa 15 o 20 ore di gioco. La “fusione” è importante perché si possono trasferire nel videogame domestico le creature catturate a spasso con l’applicazione, tuttavia è ottimo che questa possibilità sia disponibile in una fase avanzata del gioco, altrimenti i campioni di Pokémon Go potrebbero completare il Pokédex senza alcuna fatica, avendoli già acchiappati tutti in due anni di derive urbane e naturalistiche.

 

Chi scrive non ha ancora avuto modo di provare l’opzione, perché Let’s Go uscirà nei negozi il 16 di novembre e la comunicazione tra smarthhphone e Switch non è ancora attiva, con tutte le sue promettenti possibilità, tra le quali quella di ottenere in Go un nuovissimo Pokémon chiamato Meltan, ma è certo che arricchirà ulteriormente un gioco già spassoso e suggestivo.

 

ANCHE I POKEMON POSSONO MORIRE

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Chiunque abbia mai avuto a che fare con i Pokémon sa che questi quando li facciamo lottare tra loro, a furia di devastanti fulmini, terremoti o incendi,  non muoiono mai, si stancano e ritornano nella propria Pokéball per riposarsi e così riprendersi dalle fatiche del combattimento. Insomma le sfide tra allenatori di Pokémon non sono come quelle vere, cruente e orripilanti alle quali l’essere umano ha sottoposto, e da qualche parte continua a sottoporre, cani o galli.

 

Le lotte tra allenatori sono basate sul rispetto e l’amore incondizionato verso i Pokémon e il loro ecosistema, sono sportive e cavalleresche, spettacolari più che violente; è la natura che si sfida con i suoi elementi in un perenne e inevitabile dissidio, fuoco e acqua, aria e terra, luce e tenebra e noi abbiamo l’illusione di dominarla come un direttore d’orchestra la musica.

 

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In Pokémon Let’s Go apprendiamo tuttavia che anche queste meravigliose creature possono estinguersi. Si tratta di un evento che torna da Pokémon Giallo ma che qui, grazie alla grafica più esplicita, risulta struggente, una piccola novella di amarezza all’interno di un gioco solare e ridente che conduce Pokémon Let’s Go nelle regioni della poesia della crudeltà della natura e dell’inevitabilità della fine, della tristezza del commiato definitivo e del cordoglio. E’ un segmento di gioco che non si dimentica, una dolente parentesi lacrimosa in una terra virtuale di meraviglia che esaltando la vita non ignora la morte. 

 

 

 

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