ELEFANTINO DA CIRCO - BEHA SPERNACCHIA FERRARA CONVINTO CHE “MAFIA CAPITALE” SIA SOLO UN’INCHIESTA SU “CRAVATTARI”: “SOTTOVALUTA 70 MILA INTERCETTAZIONI, GLI AGGANCI CON COSA NOSTRA E ‘NDRANGHETA E LA MAFIOSITÀ ITALIANA” - - - - -

Oliviero Beha: “A Ferrara che fa di sé provincia non piacciono i “moralisti”, tendono alla noia. Ma di questo passo la palude avanza e resta acquisita e indifferenziata. Il buco nero è assai più profondo di quel che sembra. Questa vicenda macroscopica non è solo cosa giudiziaria: lo diceva anche Bettini in un suo libro quattro anni fa”…

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OLIVIERO BEHA OLIVIERO BEHA

Oliviero Beha per “il Fatto Quotidiano”

 

Qualche giorno fa, a tiepido sullo scandalo di Mafia Capitale, sul giornale da lui diretto Giuliano Ferrara ha esternato. A lungo. L’articolo si intitolava “La Corleone dei cravattari”. Una bella articolessa, contro il “pensiero unico” della cronaca dei media secondo lo stile quasi sempre inutile dell’amato Falstaff de’ noantri: articolessa sbagliata, per almeno tre motivi.

 

1) La sottovalutazione dell’inchiesta, derubricata dall’uomo del Foglio a “bufala” tipo Amici miei, e del “migliaio di pagine della Procura”, quando la faccenda sta invece montando sempre più, le pagine delle sole intercettazioni sono più di 70 mila, possiamo aspettarci di tutto nei prossimi giorni, magari non solo al di qua del Tevere…

 

paolo isotta giuliano ferrara paolo isotta giuliano ferrara

2) Il considerare tecnicamente esagerata la definizione di “mafia”, quando trattavasi secondo lui di qualche “ladro”, di “millantatori”, dei “cravattari” appunto e di un humus diffuso “in ogni grande città”: poi si scopre che gli agganci con Cosa Nostra e la ‘ndrangheta zampillano con palesi e gravissimi risvolti elettorali.

 

3) La disattenzione nei confronti della disgraziata mafiosità antropologica italiana, figlia del cosiddetto “familismo amorale” che ci perseguita e ci fa sciascianamente come siamo. Per cui non solo non è più affare di coppola e lupare, ma neppure soltanto di legalità o illegalità: si esce dalla porta principale del reato per rientrare dai finestroni dell’etica devastata e polverizzata. Lo so, a Giuliano che fa di sé provincia non piacciono i “moralisti”, tendono alla noia…

 

MASSIMO CARMINATI DA GIOVANE MASSIMO CARMINATI DA GIOVANE

Ma di questo passo la palude avanza e resta acquisita e indifferenziata. Il buco nero è assai più profondo di quel che sembra, e giacché in nulla si sopporta il vuoto, nella politica come nell’imprenditoria come nelle cooperative, nella routine quotidiana esso viene occupato da un altro pieno, appunto quello intercettato dalle indagini (fatta salva la presunzione d’innocenza).

 

Ma questa vicenda macroscopica non è solo cosa giudiziaria. Non lo dico io, ma un libro di quattro anni fa che cito passim: “Eppure non ci vogliono i giudici per comprendere che la corruzione è tornata come forma normale di rapporto tra politica e impresa; che nessuno può pensare che si fermi sulla soglia del centrosinistra; che questo rende ancora più indisponente e fragile il moralismo che si leva troppo spesso dalle nostre fila; che la risposta sta in un coraggioso cambiamento delle istituzioni, della rappresentanza, della forma politica; che l’esempio va dato prima di tutto da noi;

MASSIMO CARMINATI E FABRIZIO FRANCO TESTA MASSIMO CARMINATI E FABRIZIO FRANCO TESTA

 

che i cittadini vogliono testimonianze di una diversità dei comportamenti; che questo vale più di mille processi a Berlusconi; che, infine, per cambiare rotta non bastano piccoli accorgimenti, ma una virata, uno choc che ridia voglia al popolo di credere più profondamente nella nostra sincerità e voglia di alternativa…”.

 

Più che un libro sui partiti che non esistono più se non per quello che “non” dovrebbero essere (Oltre i partiti. Ed. Marsilio), è un libro sulle persone, su come sono diventate, su come considerano la politica ecc. C’è dentro tutto quello che ora le cronache riempiono di circostanze e nomi, senza aspettare riscontri né analizzare con un minimo di cura quello che è stato intercettato, in un’indistinzione sovrana dove tutto sembra eguale.

 

matteo calvio lo spezzapollici di massimo carminati 8 matteo calvio lo spezzapollici di massimo carminati 8

Per il cinico Ferrara è una “supercazzola”, per Goffredo Bettini, autore del libro citato, era già allora invece un presepe degenerato alla moviola, in un discorso politico e culturale. Lo ripete oggi, dopo il ruolo importante giocato fino a qualche anno fa nel Pd romano, la distanza che ne ha preso nell’Alemanneide, gli schizzi di fango della centrifuga delle intercettazioni. In un mondo di “cecati” forse la sua lente di ingrandimento è preziosa. Oltre la canizza, certo…

Goffredo Bettini Goffredo Bettini

 

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