1. “UNA ESCORT DI ALTO LIVELLO RIESCE A INCASSARE 100 DOLLARI PER FARE UNA SEGA. NOI IMPRENDITRICI DEL SESSO NE PORTIAMO A CASA 5MILA PER UNA NOTTE”. SVETLANA VI DÀ IL BENVENUTO ALLA “NEW ECONOMY” DEL LAVORO PIÙ VECCHIO DEL MONDO 2. “QUANDO SONO ARRIVATA A NEW YORK DALLA RUSSIA AVEVO 19 ANNI E NON SAPEVO NEANCHE COS’ERA UN POMPINO. ORA HO DA PARTE 200MILA DOLLARI CON LE MIE SCOPATE” 3. “LEZIONE NUMERO 1: SPENDERE SOLDI PER FARE SOLDI. PUBBLICITÀ, FOTO PROFESSIONALI, UN BELL’APPARTAMENTO, TRUCCHI E LINGERIE. COSÌ POSSO CHIEDERE 800 $ L’ORA” 4. “SEMPRE OFFRIRE QUALCOSA IN PIÙ. SEX TOYS, GIOCHI DI RUOLO, BONDAGE. E ASCOLTO. TI PAGANO PER 4 ORE, MA IL SESSO È 15 MINUTI, IL RESTO SI PASSA A CHIACCHIERARE” 5. “L’IMPORTANTE È CONVINCERLI CHE GODI E CHE VIENI, PIÙ VOLTE. E IO FINGEVO BENISSIMO. L’ORGASMO FEMMINILE È COME DIO: NESSUNO LO VEDE, MA TUTTI CI CREDONO” 6. “ORA HO SMESSO DI FARE LA ESCORT, E PURE I POMPINI. NON VOGLIO VIZIARE NESSUNO”

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Svetlana Z per “Medium” 

 

svetlana z svetlana z

Sono arrivata a New York City da Chelyabinsk, Russia Centrale. Avevo 19 anni e 300 dollari in tasca. A marzo compio 24 anni e sono riuscita a mettere da parte 200.000 dollari scopando per soldi. Ho viaggiato in Marocco, Parigi, Pechino e Monaco, gli uomini mi portavano il tè da Londra, la cioccolata dalla Svizzera, la lingerie dalla Francia, le scarpe dall’Italia. Ho comprato una piccola casa ai miei genitori, raccontando di essermi fidanzata con un ricco americano. Non odio gli uomini, non sono mai stata vittima di alcun traffico, mai stata stuprata o drogata, mai fatto l’attrice porno, mai sofferto di quella che gli psicologi chiamano “sindrome da abbandono”.

 

Sono una donna d’affari. Faccio quello che i politici incoraggiano gli immigrati a fare: cercare un’opportunità, trovare un lavoro, sfruttare il proprio talento, adattarsi alla nuova economia mondiale. Non faccio la escort da un anno perché ora mi posso permettere di studiare psicologia e cinema all’università, voglio mettere su famiglia e avere dei figli.

 

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Quando arrivai a Manhattan cercai lavoro ovunque, bar, ristoranti, uffici. L’unico posto che trovai fu un bistrot turco dove il proprietario mi disse che non dovevo fare niente: mi pagava se mi lasciavo fottere. No grazie. Risposi a un’inserzione, cercavano massaggiatrici, e solo guardando la mia collega che si spogliava mentre un ragazzo era steso sul lettino, capii perché la Spa mi pagava 100 dollari l’ora.

 

Allora mi misi in proprio. Facevo massaggi a casa e guadagnavo fino a 800 dollari al giorno. Molti clienti offrivano di più per farsi fare lavoretti di mano, e io rifiutavo. Un uomo mi offrì 1000 dollari per fare sesso e dissi di no perché credevo che poi non avrei più rispettato me stessa. Ero tentata e, dopo molta insistenze, accettai. Andai nella sua suite al Plaza Hotel, ci scopai e ricevetti da lui una busta con mille dollari. Disse che non era un pagamento, era un regalo perché gli piacevo davvero. Lui partì per un viaggio di lavoro e io restai un giorno in quella stanza, con servizio in camera. Mi sentivo come Vivian di “Pretty Woman”.

 

La escort di lusso Svetlana Z La escort di lusso Svetlana Z

I clienti mi conoscevano come Angelina, la donna dolce, intelligente e divertente, o Anna, indimenticabile a letto e amante dei viaggi di lusso. Nel primo caso costavo 800 dollari l’ora e 4000 per la notte, nel secondo 900 dollari l’ora e 5000 per la notte. Ero al top, perché avevo imparato le lezioni fondamentali del business.

 

Lezione numero uno: spendere soldi per fare soldi. Ho pagato 400 dollari al mese per farmi mettere la pubblicità su “Eros.com”, 50 dollari al giorno in più per farmi inserire nella categoria “novità”, 1500 dollari per farmi scattare delle foto bellissime. In tutto mi è costato 4000 dollari al mese. Poi c’era l’affitto: se vuoi lavorare e vivere in due posti diversi, a Manhattan, devi spendere almeno 3000 dollari al mese per un appartamento. E’ il prezzo che paghi se vuoi attirare i clienti migliori. Meno paghi, più vai incontro a tipi spaventosi. Io invece ho investito su me stessa.

 

Lezione numero due: ero esotica e mantenevo l’accento straniero ma non specificavo la mia origine, perché gli americani hanno preconcetti verso certe nazionalità. In particolare, ritenevano le russe brave a letto ma glaciali, spietate, delle vere stronze.

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Lezione numero tre: sul mio stesso sito, gli uomini potevano scegliere di scoparsi una pornostar per 2000 dollari, noleggiare una “sugar baby” per 4000 dollari al mese, fare una vacanza sessuale per 2000 dollari. Come escort quindi, dovevo dare qualcosa in più. Io offrivo “sex toys”, giochi di ruolo, BDSM. Soprattutto però offrivo conforto e comprensione. E’ così. Anche quando ti pagano per tre o quattro ore, il sesso non dura più di 15 minuti. Il resto del tempo, lo passano a parlare. E’ la comprensione che comprano, in realtà. A New York le ragazze bianche possono chiedere di più. Nella classifica seguono le spagnole, le asiatiche, le nere.

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Lezione numero quattro: se lavori per un’agenzia, è lei che ti fornisce i clienti, ti dà gli appuntamenti, si prende cura di te. Si prende anche i tuoi soldi, però. Fino al 40%. Inoltre le agenzie che promuovono 20 ragazze a disposizione, in realtà ne hanno solo un paio, una bionda e una mora. Il che significa che quelle due lavoreranno tantissimo, dovranno scoparsi una decina di clienti al giorno.

 

Alla fine dell’estate avranno incassato circa 50.000 dollari. Per me il gioco non valeva. Se lavoro sodo, lo faccio per me, non per altri. Sono gli imprenditori che si arricchiscono, non gli operai. Curo il mio aspetto fisico, sono vegetariana, faccio palestra, spendo molto in abbigliamento intimo. Il mio mascara costa 130 dollari, il mio rossetto 50 dollari. Non sono mai stata sciatta.

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Il mio lavoro cominciava sulla porta. Sorridi e metti il cliente a suo agio. Se è timido, gli offri subito un bicchiere di vino. Se è ricco, in genere si sente già figo. I ricchi si sentono sempre migliori degli altri. Tutti i clienti vogliono vederti venire e più di una volta. Il sessantenne che voleva vedere cinque miei orgasmi prima avere il suo orgasmo, pensava di essere altruista. Se ne compiaceva.

 

La verità è che voleva dimostrare a se stesso di essere ancora bravo a far godere una ragazza giovane. Ovviamente, io ho finto di venire. Nel tempo ho imparato a convincere i miei clienti che godevo tantissimo. E’ facilissimo, basta dire: «Sono appena venuta» e loro ci credono. Vogliono crederci. E’ come con Dio, nessuno lo vede ma tutti ci credono.

 

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Non chiedevo mai della loro famiglia, non raccontavo mai i miei problemi. La tristezza manda all’aria l’affare. Se loro volevano parlare, io ascoltavo. Ma le mie lamentele le tenevo per me. Il mio primo errore fu di spiegare a un cliente perché non ero più fidanzata: «Non mi scopava abbastanza bene», gli dissi, pensando di eccitarlo. Il risultato fu che mi scopò con tutta la forza che aveva, in maniera innaturale. Fu orribile.

 

Se mi portavano a cena non mangiavo cipolla, aglio, non bevevo caffè. Evitavo tutto quello che dava cattivo odore. Non usavo droghe, venivo pagata in anticipo. I condom erano obbligatori. Mi rendevo disponibile 12 ore al giorno, mi mostravo gentile anche quando il cliente non lo era: un paio di brutte recensioni possono rovinarti la carriera.

 

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Lavoravo su prenotazione, con un paio di giorni di anticipo, perché è meglio avere due buoni clienti fissi che dieci occasionali. I miei clienti erano quasi sempre sposati e banchieri. Un terzo di loro preferiva guardarmi mentre mi masturbavo. Il 50% mi diceva di avere un cazzo enorme ma solo un quinto di loro ce lo aveva davvero. E non era affatto piacevole.

 

Di cose strane ne ho viste. Uno pagava per fissarmi come fossi una statua. Non voleva fare nient’altro. Un altro, mentre mi scopava, faceva il suono del treno: “Wooo, wooo, wooo.” Un’ora così, noiosissimo. Un tipo mi chiese di fare sesso senza profilattico, altrimenti chiamava la polizia.

 

I clienti giovani sono pessimi. I vergini sono tremendi. I giovani vergini sono un incubo. In genere divido i clienti in quattro categorie: quelli che pagano per la compagnia, quelli che pensano di comprare una relazione, quelli che credono di possederti, e quelli in coppia.

 

ESCORT AL BAR ESCORT AL BAR

Questo quarto gruppo è il mio preferito, il più semplice. Vogliono fare una cosa a tre con la moglie o la fidanzata. In genere sono timidi inizialmente, anche se hanno già avuto esperienze simili. Non ho mai incontrato coppie per cui si trattava della prima volta. Un’orgia di questo tipo dura fra le due e le tre ore. Faccio sempre io il passo, prima con la donna, poi con l’uomo. Posso assicurare che quando due donne fanno sesso, l’uomo se lo dimenticano, anche se è un fidanzato. Se ne ricordano una mezz’ora dopo. Nel caso di una cosa a tre, il 90% lo fa la ragazza. La rende meno gelosa. Per l’orgia a tre mi facevo  pagare molto di più, ma non perché faticavo di più, solo perché mi permettevano di farlo. E’ il capitalismo, bellezza.

 

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Molte delle mie colleghe hanno lasciato il lavoro di escort, ma continuano a farlo nel tempo libero. Anche se guadagnano 6000 dollari al mese per un impiego a Wall Street, è la cifra che, scopando, incassano in un giorno. Ci sono grandi rischi in questo mestiere, ma io non ho avuto problemi, credo perché l’ho affrontato da donna d’affari.

 

Da quando ho smesso di fare la escort, frequento uomini sui siti di “dating”. E’ strano. incontro persone più giovani dei miei vecchi clienti e meno ricche, ovviamente. Non mi fanno regali e spesso preferiscono andare a vedere le partite con gli amici.

 

kim vergine in vendita copia 2 kim vergine in vendita copia 2

 

Prima di fare la escort non sapevo nemmeno che esistessero i rapporti orali. Se il mio fidanzato mi chiedeva un pompino, gli rispondevo: «Ma stai scherzando?». Da quando ho smesso di fare la escort, di nuovo, non faccio più pompini. Non voglio viziare nessuno. Se non ti pagano non sei costretta a fare niente, puoi essere semplicemente te stessa, non devi sorridere se non ti va, non devi cambiare posizione se non ne hai voglia. Qualcosa mi manca. I soldi. Il portafogli è vuoto. Il sesso è sesso, ma il denaro è denaro.

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