1. FERMI TUTTI! LA FILOSOFIA ITALIANA E’ PASSATA DA BENEDETTO CROCE E NORBERTO BOBBIO AGLI INSULTI A BASE DI SCHIZZI DI “SQUIRTING” (EIACULAZIONE FEMMINILE) TRA L’ASTRO NASCENTE DELLA FILOSOFIA ITALIANA DIEGO FUSARO E LA PORNOSTAR VALENTINA NAPPI 2. L’“ALLIEVO INDIPENDENTE DI MARX E GRAMSCI”, RICERCATORE PRESSO L’UNIVERSITÀ SAN RAFFAELE DI MILANO, ATTACCA LA PORNO VALENTINA PER UN SUO ARTICOLO SU “MICROMEGA” E LEI LO SEPPELLISCE CON IL CONTRO-ARTICOLO “SQUIRTARE IN FACCIA A DIEGO FUSARO” 3. NELLA CONTROREPLICA, ‘’IL CAPITALE E I SUOI UTILI IDIOTI’’: LA SIGNORINA NAPPI ‘, TUONA FUSARO: “LA ''DESTRA DEL DENARO" E LA "SINISTRA DEL COSTUME" SI RIVELANO INTERSCAMBIABILI, FACENDO DEL NEOLIBERISMO OGGI DOMINANTE UN’AQUILA A DUE TESTE ’’ 4. NAPPI: “PER LUI LA VERA LIBERTÀ NON È PISCIARE SUL MAESTRO, MA COMPORTARSI DA DOCILI ALLIEVI (SI VEDANO CERTI SUOI VIDEO STUCCHEVOLI CON COSTANZO PREVE)”

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1. FILOSOFIA ITALIANA OGGI: SQUIRTO ERGO SUM

Adriano scianca per "Libero Quotidiano"

 

diego fusaro diego fusaro

Siete sempre rimasti perplessi di fronte agli editoriali manettari di Paolo Flores d’Arcais? Non vi è mai entrata in testa la dialettica servo-padrone di Hegel? Niente paura, l’ultimo dibattito che ha acceso il mondo filosofico italiano vi chiarirà le idee: tutto quel tintinnare di manette e quel parlare di sottomissione, in realtà, aveva a che fare con il set di un porno sadomaso.

 

O almeno pare di capir questo osservando i dettagli della querelle fra il filosofo Diego Fusaro e la pornostar Valentina Nappi, protagonisti di un vivace scambio di idee, di insulti (e, nelle intenzioni di lei, anche di qualcos’altro). I due sono noti: lui, astro nascente della filosofia italiana, si definisce «allievo indipendente di Marx e Gramsci» ed è ricercatore presso l’Università San Raffaele di Milano.

 

diego fusaro diego fusaro

Lei è un’attrice porno, ha esordito a 21 anni grazie a Rocco Siffredi, nel film Rocco's Bitches in Uniform e ha guadagnato una copertina su Penthouse. Se lui deve la sua fortuna a una mole già imponente di pubblicazioni, a una competenza della materia non comune, ma anche, perché negarlo, a un physique du rôle decisamente fotogenico, lei si è fatta notare non solo per le sue acrobazie erotiche, ma anche per una serie di prese di posizione filosofico-politiche destinate a fare scandalo.

 

diego fusaro diego fusaro

Quel che stupisce, tuttavia, è che a dar credito alle elucubrazioni della Nappi sia il serioso, morigerato, bacchettone sito di MicroMega. Qualche settimana fa, proprio nel salotto buono della sinistra tutta toghe e avvisi di garanzia, è apparso un contributo della giovane porno-intellettuale dal titolo “Oggi il fascismo si chiama anticapitalismo”.

 

Nel denso articolo leggiamo che «il fascismo storico fu espressione della mobilitazione della piccola e media borghesia immiserite contro le due classi allora egemoni, la grande borghesia industriale e finanziaria e il proletariato. Da qui il duplice carattere, rivoluzionario e reazionario, del movimento e del regime: reazionario contro le istanze egualitarie del proletariato, ma rivoluzionario rispetto a un ordine esistente (anche internazionale) imperniato sulla tutela degli interessi del grande capitale».

 

VALENTINA NAPPI E I SUOI NEGRONI VALENTINA NAPPI E I SUOI NEGRONI

Qualcuno fa notare come le parole della Nappi siano riprese pari pari da Alberto De Bernardi, voce “Fascismo” del Dizionario di storiografia di Paravia-Bruno Mondadori. Ma non sottilizziamo. Fatto sta che Fusaro, sul sito de ‘’L’intellettuale dissidente’’, decide di risponderle con un pezzo intitolato “Il Capitale e i suoi utili idioti: la signorina Nappi”. Qui il filosofo se la prende con «una certa Valentina Nappi», di cui sostiene di aver ignorato «finanche il nome» (si dice sempre così...), definendola «quest’amante della “nuda” verità», «questa rampante allieva della scuola di Rocco Siffredi» e concludendo che «il capitale trasforma tutto in merce e godimento, sveste le giovani ragazze e veste con abiti di marca i giovani ragazzi: è impadronimento della nuda vita e dei corpi».

kant immagine blog kant immagine blog

 

Lei la prende bene, rispondendo a sua volta con un articolo dall’immaginifico titolo di “Squirtare in faccia a Diego Fusaro”. Alle educande consigliamo una ricerchina su Google relativa al verbo citato. Non una ricerca per immagini, mi raccomando. Le enciclopedie parlano anodinamente di «eiaculazione femminile». Contro-controreplica del giovane studioso: «La Nappi - che lo sappia oppure no - è parte organica al capitale». Se questo non è amore...

 

2 - IL CAPITALE E I SUOI UTILI IDIOTI: LA SIGNORINA NAPPI

Diego Fusaro per http://www.lintellettualedissidente.it/

 

valentina nappi valentina nappi

Non mi stancherò mai di ripeterlo: viviamo nel tempo dell’identità in atto di destra e sinistra, due falsi opposti che oggi veicolano lo stesso contenuto. E tale contenuto è l’adesione supina al monoteismo del mercato e la stolida accettazione dell’ordine imperiale USA.

Bernard Henry Levy Bernard Henry Levy

 

Destra e sinistra si rivelano interscambiabili, facendo del neoliberismo oggi dominante un’aquila a doppia apertura alare: l’anticomunitaria e globalista “Destra del Denaro” detta le regole econonomico-finanziarie tutelanti gli interessi della global class post- e anti-borghese, mentre la “Sinistra del Costume” fissa i modelli e gli stili di vita funzionali alla riproduzione del sistema dell’integralismo economico (godimento individualistico, relativismo, laicismo assoluto, abbandono dell’anticapitalismo come ferrovecchio, ecc.).

HEGEL HEGEL

 

valentina nappi valentina nappi

La “Destra del Denaro” decide che occorre privatizzare tutto, rimuovere i diritti, abbassare gli stipendi, tagliare la spesa pubblica, sempre in nome del sacro dogma “ce lo chiede il mercato”. Dal canto suo, la “Sinistra del Costume” dal Sessantotto ad oggi opera sul piano sovrastrutturale: se la “Destra del Denaro” rende i giovani precari fino a settant’anni, quando non direttamente disoccupati e impedisce loro di farsi una famiglia, ecco che la “Sinistra del Costume” e i suoi utili idioti al servizio del re di Prussia starnazzeranno dicendo che la famiglia è una forma borghese superata e che la precarietà è buona e giusta.

 

valentina nappi valentina nappi

marchese de sade musee d orsay 6 marchese de sade musee d orsay 6

Se la “Destra del Denaro” decide che gli Stati nazionali sono un’invenzione e che l’unica realtà esistente è il one world del mondo globalizzato e ridotto a piano liscio del mercato, con annessa delocalizzazione, ecco che la ridicola “Sinistra del Costume” seguirà facendo l’elogio della globalizzazione dei viaggi low cost e dell’inglese per tutti. Di più, condannerà lo Stato nazionale come foriero di sventure, senza mai dire, ovviamente, che i pochi diritti superstiti per gli offesi del pianeta erano garantiti, guarda caso, dallo Stato stesso e dalle sue politiche di assistenza sociale.

 

valentina nappi valentina nappi

Rocco Siffredi Rocco Siffredi

Se la “Destra del Denaro” decide che la religione è un’invenzione e che bisogna liberarsene per convertirsi tutti all’unica teologia riconosciuta legittima, il monoteismo del mercato, ecco che la “Sinistra del Costume” seguirà pedestremente portando avanti forme liturgiche di ateismo religioso, senza accorgersi ovviamente che è il capitale stesso a dover distruggere ogni religione che non sia quella del Mercato divinizzato.

 

Se la “Destra del Denaro” decide che a esistere è solo l’individuo consumatore e “la società non esiste” (M. Thatcher), ecco che la ridicola “Sinistra del Costume” seguirà scodinzolando e spiegando che la famiglia come comunità originaria non esiste e che chiunque si sogni di pensare – peraltro in buona compagnia con Platone, Aristotele e Hegel – che la famiglia composta da padre e madre esista subito deve essere silenziato come “omofobo”.

Heidegger Heidegger

 

Ancora pochi giorni fa ne ho avuto una (divertente, debbo ammetterlo) conferma. Da un blog organico al partito unico de “La Repubblica” – non quella platonica, bensì quella delle sinistre serve del capitale e della NATO – è emerso un articoletto programmaticamente intitolato “Oggi il fascismo si chiama anticapitalismo”.

valentina nappi valentina nappi

 

L’autrice è una certa Valentina Nappi, di cui fino ad allora – lo ammetto – ignoravo finanche il nome. “È un’attrice pornografica italiana. Lanciata da Rocco Siffredi, ha al suo attivo oltre 60 scene in film prodotti da case di produzione cinematografiche hard, tra cui Brazzers, Elegant Angel, Evil Angel e Jules Jordan”: non sto inventando nulla, garantisco. Così dice la sua scheda su Wikipedia.

 

Colgo allora l’occasione per risponderle a tono: come già altra volta dissi, occorre dialogare con tutti, e su ogni argomento. Anche un verme può essere oggetto di attenzione filosofica, diceva Aristotele. Leggendo le fini argomentazioni di quest’amante della “nuda” verità, di questa rampante allieva della scuola di Rocco Siffredi, si ha una chiara prova di cosa effettivamente sia la “Sinistra del Costume”: nel tempo di quello che ne “Il futuro è nostro” ho chiamato il “capitalismo edipico” post-sessantottesco, in cui al pluslavoro marxiano subentra il plusgodimento lacaniano, che a farsi alfiere della “Sinistra del Costume” sia una pornostar è tutto fuorché casuale.

valentina nappi primo piano valentina nappi primo piano

 

Dai “Nuovi Filosofi” alla Bernard Henri-Lévy alle pornostar il passo è più breve di quel che si possa immaginare. Scrive acutamente la Nappi che se “sei una pornostar che promuove l’idea che ‘tutte le donne dovrebbero essere troie’ e che ‘tutte le ragazze dovrebbero essere ragazze ultra-facili’, allora nella Germania nazista, ma anche nell’Italia fascista, avresti certamente fatto una brutta fine” (sic!). Credo non vi sia altro da aggiungere, e stendo un velo pietoso.

 

Il capitale trasforma tutto in merce e godimento, sveste le giovani ragazze e veste con abiti di marca i giovani ragazzi: è impadronimento della nuda vita e dei corpi. L’austero imperativo categorico del borghese Kant viene spodestato da quello iperedonistico e antiborghese di De Sade (e – sempre si parva licet componere magnis – della signorina Nappi): “devi godere!”, convertendo in ogni istante la trasgressione permanente dei valori tradizionali nel nuovo imperativo della crescita e del godimento senza limiti.

valentina nappi valentina nappi

 

Il dovere cessa di essere contrapposto al godimento e ne è interamente riassorbito. Nel capitalismo assoluto post- e anti-borghese, contestativo e sessantottesco, puoi fare tutto ciò che vuoi, a patto che tu abbia i soldi per potertelo permettere. L’importante è godere, Nappi docet. Dalla coscienza infelice borghese si è passati disinvoltamente all’incoscienza felice antiborghese: dall’austero Georg Wilhelm Friedrich Hegel successore di Immanuel Kant alla signorina Valentina Nappi seguace di Rocco Siffredi.

 

marx marx

Il godimento illimitato e autoreferenziale, ormai privo di limiti e di misura, domina incontrollato su tutto il giro d’orizzonte, traducendosi puntualmente in Todestrieb, in “pulsione di morte”, secondo le principali patologie del nostro tempo (tossicodipendenza, alcolismo, ecc.).

 

Questa deriva cinica del godimento, avviatasi con la contestazione antiborghese del Sessantotto e con il suo rovesciamento di ogni autorità in grado di frenare l’immediata soddisfazione dei desideri sempre risorgenti, culmina nell’odierno scenario disincantato del mondo ridotto a merce: in cui il discorso trasgressivo del capitalista coincide con quello della “Sinistra del Costume” di cui la signorina Nappi – che lo sappia oppure no – è dramatis persona.

MASSIMO CACCIARI MASSIMO CACCIARI

 

valentina nappi primo piano valentina nappi primo piano

Più precisamente, il discorso del capitalista è oggi quello del signor Marchionne sul versante della Destra del Denaro, e della signorina Nappi, sul versante della Sinistra dei Costumi. Che c’è da stupirsi? Il capitale è oggi oscenità pienamente realizzata, in cui gli intellettuali di regime cedono il passo alle porno-star innalzate a maestri del pensiero. L’importante è godere, ripete urbi et orbi l’ideologia mercatistica.

 

La signorina Nappi è fine e precisa nel suo modo di argomentare pornografico: chiunque dissenta dal pensiero unico, è fascista; chiunque si opponga alla globalizzazione capitalistica, è fascista; chiunque osi pensare diversamente, è fascista; chiunque non faccia del suo corpo una merce in vendita al migliore offerente, è fascista; e così via, di fascismo in fascismo.

 

valentina nappi infermiera sexy valentina nappi infermiera sexy

La signorina Nappi fa bene a esprimere i suoi giudizi, ci mancherebbe. Non sarebbe ozioso, tuttavia, domandarsi perché il ruolo di maître à penser dal gruppo di “Micromega” sia affidato proprio a lei: la categoria di “Sinistra dei Costumi” come l’ho definita può aiutare a capirlo… Compatisco la signorina Nappi e le auguro ogni bene: sono anzi certo che il capitale riconosca pienamente il suo lavoro, sia intellettuale sia – diciamo così – “fisico”. Sicuramente più di quanto non riconosca quello dei giovani studiosi costretti a fuggire all’estero o a vivere con 600 euro al mese. E ora paulo maiora canamus.

 

Gli esempi che prima ho addotto circa la coppia “Destra del Denaro” e “Sinistra del Costume” si potrebbero moltiplicare, ma non è ciò che mi interessa fare. Mi interessa, invece, insistere su come oggi destra e sinistra marcino separate e colpiscano unite: e lo facciano delegittimando come fascista o stalinista ogni pensiero non allineato con l’insensatezza del coro virtuoso del politicamente corretto che va da tempo ripetendo che la famiglia non esiste, che l’anticapitalismo è superato, che il fanatismo dell’economia è il solo mondo possibile, che i diritti del lavoro debbono essere abbandonati in nome della “concorrenza” e della “competitività” (le parole magiche della sacra religione del libero mercato).

 

valentina nappi in costume valentina nappi in costume

Il compito del pensiero critico sta appunto nel ricondurre alla libera discussione razionale ciò che il pensiero unico impedisce di discutere: Stato nazionale come garantimento dei diritti sociali della comunità, opposizione al capitale, famiglia come comunità originaria, ecc.

 

Lo diceva splendidamente Heidegger nei suoi Seminari: “l’essenziale rimane continuare, come qui, a camminare per la stessa via, senza curarsi dell’opinione pubblica, quale che sia, intorno a sé”. Senza curarsi nemmeno – integrerei – di quella specifica forma del “si dice” (man sagt) che è il pensiero unico, ossia il modo con cui la manipolazione organizzata perimetra in maniera millimetrica lo spazio di ciò che si può e non si può pensare e dire.

 

valentina nappi valentina nappi

Non si può oggi essere autenticamente critici senza varcare gli angusti confini del politicamente corretto: finché si permane al loro interno, si pensa e ci si muove nello spazio preordinato dal potere e dalla fabbrica dei consensi. Si sarà diffamati, silenziati, bollati di fascismo e stalinismo, è bene saperlo (Nappi docet): è il prezzo da pagare oggi per chi non accetta il pensiero unico e la sua poderosa macchina di ottundimento programmato delle coscienze. In tempi passati si pagava con la cicuta o con il rogo. Oggi le forme del “sorvegliare e punire” sono mutate, facendosi più capillari e abbandonando la forma dell’estetica dei supplizi.

 

valentina nappi valentina nappi

Ma le sbarre della gabbia non sono certo meno robuste. Anzi, tutto l’opposto. Ci attendono tempi in cui l’assioma pornografico della signorina Nappi diventerà sempre più frequente: chiunque oserà mettere in discussone il fanatismo dell’economia e la prosa reificante del capitale verrà sempre più diffamato come fascista, di modo che lo spazio del pensiero critico sia preventivamente addomesticato dal “si dice” del nuovo ordine mondiale.

 

Non dobbiamo curarcene. La strada è di fronte a noi. Stiamo transitando davvero per un “tempo di gestazione e di trapasso”, per usare la felice formula di Hegel: le vecchie categorie non tengono più, le vecchie mappe non valgono più a comprendere un territorio che è mutato. Certo, vi sono i soliti idioti al servizio del capitale che continuano a usarle, senza neppure avere contezza del fatto che lo scenario è mutato: sono soltanto “polvere sugli stivali della storia” (Hegel), una legione di imbecilli che, come al tempo della linea Maginot, combatte una guerra persa in partenza, perché condotta sulla base delle carte militari del conflitto precedente (fascismo, antifascismo, anticomunismo, ecc.) o, comunque, disegnate ad hoc dal nemico stesso.

VALENTINA NAPPI VALENTINA NAPPI

 

Proprio perché le vecchie categorie sono saltate, occorre oggi comprendere la cifra del “regno animale dello spirito” e creare un fronte unitario di lotta contro il capitale, composto da quanti identifichino nel nesso di forza capitalistico la contraddizione e nell’emancipazione del genere umano l’orientamento del pensiero e dell’azione. Contro questa strategia, di per sé non difficile da comprendere, il pensiero unico si opporrà in tutti i modi.

 

Già lo sta facendo, tenendoci divisi tra destri e sinistri, stranieri e autoctoni, atei e credenti: “dividi e comanda” non ha smesso di essere la segreta strategia di un ordine dominante che si riproduce frammentando il fronte dei dominati, di modo che questi, anziché cooperare in vista della loro liberazione, restino invischiati nell’ennesima guerra tra poveri. Anziché tradursi in un fronte unitario contro il potere, la rabbia gravida di buone ragioni viene dissipandosi in inutili lotte tra gli ultimi, cultori ignari della loro stessa schiavitù fintantoché pensano che il nemico sia il destro, l’immigrato, il credente, ecc.

 

VALENTINA NAPPI VALENTINA NAPPI

E intanto il capitale non smette di “celebrare le sue orge” (vecchia espressione che, pur uscita dalla penna dell’anticapitalista – e dunque fascista – Marx, forse potrebbe trovare il consenso della signorina Nappi). Occorre proseguire imperterriti, sapendo che quanti continuano a starnazzare in nome dell’antifascismo, dell’anticomunismo e – senza mai dirlo – della strenua difesa del pensiero unico, sono utili idioti e, insieme, inconsapevoli cani da guardia del potere.

 

Continueranno ad abbaiare in difesa delle loro catene: le quali, anche se dorate, restano pur sempre catene. Con il Gramsci delle Tesi di Lione, occorre oggi più che mai “raccogliere intorno a sé e guidare tutti gli elementi che per una via o per un’altra sono spinti alla rivolta contro il capitalismo” (tesi 29), in modo da favorire “una azione generale di tutte le forze anticapitalistiche” (tesi 39). È questo l’orizzonte attorno al quale debbono oggi organizzarsi le forze.

 

3 – SU MICROMEGA: SQUIRTARE IN FACCIA A DIEGO FUSARO

Valentina Nappi per http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/

 

Quando, in una conversazione privata, la regista Monica Stambrini mi disse che a suo avviso «noi dobbiamo fare il porno che ci piace», io le risposi che dobbiamo anche chiederci perché ci piace. Il principio del non discutere sui gusti è un pessimo principio: i gusti sono importanti, poiché dipendono da strutture oggettive. 

 

VALENTINA NAPPI VALENTINA NAPPI

A un numero non trascurabile di miei coetanei piacciono i vecchi film di Mario Salieri: perché? perché piacciono quei contesti cupi, quel sesso visto come coercizione, sopraffazione, violenza? Rispondere che «sono gusti» vuol dire deporre il problema. Io con Salieri ho provato a collaborare, ma a un certo punto ho capito che siamo incompatibili.

 

È però importante chiedersi perché i suoi film a molti ragazzi piacciano, e la risposta è da ricercarsi, banalmente, nel fatto che fra i portati della nostra storia evolutiva – e sottolineo: evolutiva, perché è vero che incidono anche fattori storici, ma c’è un nocciolo duro, genetico, il cui peso eziologico non può essere trascurato – vi è una significativa prossimità fra la dimensione sessuale e quella della coercizione, della sopraffazione e della violenza. Dietro quello che ci piace, magari dietro il piacere di alcune ragazze nel farsi prendere per i capelli durante l’amplesso, si nasconde il volto agghiacciante dell’evoluzione, di una storia ancestrale atroce.

 

VALENTINA NAPPI VALENTINA NAPPI

Ma allora quand’è che siamo liberi, se le nostre stesse preferenze (e le nostre inclinazioni più nobili: la passione per la scienza, ad esempio) non sono altro che passività – passioni, appunto – che dipendono da cause materiali indipendenti da noi, alcune delle quali affondano le loro radici in un passato remotissimo, ed evidentemente fuori dal nostro controllo? E cos’è, il nostro controllo? Questa è la domanda a cui avrebbe dovuto (e dovrebbe) rispondere quel pensiero critico che ha sostenuto (e sostiene) che l’abbiamo perso, il controllo.

 

Elias Canetti scriveva: «Da quando abbiamo affidato alle macchine il compito di predire il nostro futuro, le profezie hanno perso ogni valore. Quanto più ci separiamo da noi stessi, quanto più ci consegnamo a istanze senza vita, tanto meno riusciamo a padroneggiare quello che accade. Il nostro crescente potere su tutto, su ciò che è vivente e su ciò che non lo è, e in special modo sui nostri simili, si è trasformato in un contropotere che solo in apparenza riusciamo a controllare». Ma chi siamo i noi stessi da cui ci staremmo separando? Quando, e soprattutto in che senso, abbiamo mai padroneggiato quello che accade? In che senso l’uomo può essere artefice della storia e in che senso, invece, subisce la storia?

VALENTINA NAPPI VALENTINA NAPPI

 

Queste domande sono la chiave di lettura di un divertente scambio di battute fra Massimo Cacciari e Diego Fusaro. Cacciari fa notare che per Marx il capitalismo non è affatto il supremo compimento della razionalità tecnica e, proprio per questo, ha dei limiti (limiti tecnici, potremmo dire) e sarà superato (come sostiene anche il suo maestro Severino). Fusaro, nel rispondere, suggerisce una lettura idealista di Marx come riattivatore della prassi, di una soggettività umana attiva e non passiva.

 

Siamo di nuovo al problema attività/passività, un problema enorme che è lo stesso sollevato dalle domande di sopra. Dietro risposte arbitrarie – implicite o esplicite – a tali domande, si nasconde il nucleo teoretico dei discorsi fallaci di coloro (anche grandi filosofi o presunti tali) che vogliono far passare per prassi trasformatrice (attiva, cosciente) ciò che piace a loro, e viceversa per passività ciò che a loro non piace. Come se l’entusiasmo per le conquiste (anche antiborghesi!) del capitalismo implicasse necessariamente incoscienza e impedisse di concepire una prassi orientata al superamento del modo di produzione capitalistico (prassi che dovrebbe andare in direzione diametralmente opposta rispetto a quella, profondamente borghese, del cosiddetto anticapitalismo).

VALENTINA NAPPI VALENTINA NAPPI

 

Non si capisce, poi, a che tipo di libertà dovrebbe condurci la pseudoliberazione dal presunto apparato perverso della tecnica, impersonale e anonima, che ci controllerebbe. È lecito sospettare che non libererebbe altro che un’umanità reazionaria neo-premoderna (tradizionalista, comunitarista, identitarista, ecc.).

 

Per chi, come me, auspica un potenziamento del modello occidentale contemporaneo di libertà, in virtù del quale i ragazzi a scuola mettono i piedi sul banco e fanno scoppiare le gomme da masticare in faccia agli insegnanti, tale presunta liberazione sarebbe un incubo. Forse è per questa mia indole che Fusaro mi insulta in un suo articolo, paragonandomi tra le altre cose a un verme. Probabilmente lui dirà che la vera libertà non è pisciare (metaforicamente e non) sul maestro, ma comportarsi da docili allievi (si vedano certi suoi video stucchevoli con Costanzo Preve). Non so se i vermi squirtino, ma…

 

4. LA REPLICA: GRAZIE, MA LE «ORGE DEL CAPITALE» NON MI PIACCIONO

VALENTINA NAPPI VALENTINA NAPPI

Diego Fusaro per "Libero Quotidiano"

 

Aristotele diceva che anche un argomento di per sé poco stimolante come può essere un verme deve essere oggetto d’attenzione filosofica. In base a ciò, si possono allora anche prendere in esame le sciocchezze trattate sulle pagine dell’autorevole MicroMega dalla signorina Valentina Nappi, pornostar di professione. La signorina Nappi mi ha insultato volgarmente. All’insulto non risponderò con l’insulto.

 

Prendo atto del fatto che MicroMega ha accettato pienamente i toni e i “francesismi” della signorina Nappi. La dice lunga, temo, sul livello generale in cui versa la “cultura”. La Nappi esalta il capitalismo perché rende libero il sesso in tutte le sue forme, permettendo il proliferare del «plus-godimento» (Lacan).

 

VALENTINA NAPPI VALENTINA NAPPI

Per lei, chi non accetta questa forma di libertà è, per ciò stesso, «fascista». Ella confonde la licenza con la libertà: e infatti per lei, come per il capitale trionfante, libertà significa sempre e solo fare sessantottinescamente tutto quel che ti pare (a patto che tu abbia in tasca l’equivalente monetario corrispondente).

 

Puoi sputare in faccia alla gente o bombardare i popoli che non accettano questa forma magnifica di libertà; puoi mettere le orecchie da asino al docente di turno e lasciar morire di fame il popolo; puoi fare liberamente ogni oscenità e intanto vedere il 42% dei giovani disoccupati; puoi spogliarti liberamente dove, come e quando vuoi e intanto vedere rimossi uno dopo l’altro tutti gli ultimi diritti sociali (art. 18 ecc.).

 

VALENTINA NAPPI VALENTINA NAPPI

La «Destra del Denaro» (finanza, banche ecc.) pone la sostanza e la «Sinistra del Costume», di cui la signorina Nappi e MicroMega sono parte, fornisce le forme. E intanto, secondo l’espressione di Marx, il capitale non cessa - è il caso di dirlo - di «celebrare le sue orge». Non v’è altro da aggiungere. Vi è di che meditare: soprattutto sul fatto che MicroMega porti avanti le sue battaglie tramite volgari offese personali.

 

 

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