1. FIORELLO HA QUASI 58 ANNI, ‘L’ETÀ CHE AVEVA MIO PADRE QUANDO MORÌ. ERO A SANREMO 1990, GUIDAI FINO IN VAL D’AOSTA DOVE MIO FRATELLO FACEVA L’ANIMATORE. LO SVEGLIAI ALLE 6 DI MATTINA, NON CAPIVA: ''DA ADESSO DOBBIAMO FARE DA SOLI, BEPPE. PAPÀ NON C’È PIÙ'’
2. ‘SONO PERMALOSO E RANCOROSO E FATICO AD ACCETTARE LE CRITICHE. PER QUESTO POTREI NON TORNARE IN TV. ORA COL 22% DI SHARE BRINDANO, IO FACEVO IL 63% E MI ATTACCAVANO’
3. ‘QUANDO ERO UN BARISTA AVEVO SUCCESSO CON LE RAGAZZE. CON LA FAMA MI È ANDATA PEGGIO. ERO IO A CONTENERMI. NON CAPIVO SE VENIVANO CON ME PER IL MIO RUOLO O PERCHÉ PIACEVO VERAMENTE. E SU WEINSTEIN DIRÒ QUALCOSA CHE NON HO SENTITO DIRE A NESSUNO…’

Condividi questo articolo


rosario fiorello il socialista rosario fiorello il socialista

Malcom Pagani per ‘Vanity Fair’

 

Controluce tutto il tempo se ne va: « Tra qualche mese compirò 58 anni. L’età che aveva mio padre quando morì. Ci penso, con ansia sottile e malcelata scaramanzia, quasi ogni giorno». Non sono state sempre liete le ore di Rosario Fiorello, «irrecuperabile cazzaro» per autodefinizione, insospettabile palombaro della malinconia per indole e perché a volte, la vita, ti costringe a guidare «come un pazzo» a fari spenti nella notte. «Ero a Sanremo per il Festival del 1990 e verso le 11 di sera telefonai a casa per salutare i miei genitori.

 

Avevo la mania di avvisarli, di fargli sapere dove fossi, persino di tirarli giù dal letto pur di fornire latitudini e coordinate: “Mamma sono in pizzeria, papà entro al cinema”. Non li trovai. “Saranno a Letojanni» mi dissi «e li cercai prima a casa di uno zio e poi da mia cugina Nina». Dalla tribù familiare, alla fine, la voce lontana di un altro parente: «“Che cazzo ci fai tu lì?”, “eh Rosà, tuo padre si è sentito male”, “È morto, vero?”. Ballava con mia madre, disse “ho dimenticato le sigarette, vado a prenderle”, lo trovarono nel parcheggio, vicino alla macchina, alla festa di Carnevale. 

fratelli fiorello fratelli fiorello

 

Fu una botta spaventosa. All’epoca non c’erano ancora i cellulari e mi misi al volante anch’io. Raggiunsi il villaggio Valtur di Pila, in Val D’Aosta, per parlare con mio fratello. Aprì la porta della sua stanza alle 6 del mattino, era molto assonnato e non capiva: “Da adesso dobbiamo fare da soli, Beppe. Papà non c’è più”. Arrivammo stravolti all’aeroporto di Torino che l’alba era passata da un pezzo. Eravamo in lista d’attesa e andai dritto dall’addetto alle partenze.

 

“Senta, scusi. Io e mio fratello abbiamo appena perso nostro padre, quindi su quel volo per la Sicilia dobbiamo salire e su quel volo saliremo. Possono fermarci soltanto i Carabinieri”. Pronunciai le parole senza enfasi, con un dolore che lo investì in pieno. Fu umano. “Non si preoccupi, partirete”. Papà non sopportava l’idea di perdere un figlio, ripeteva spesso: “voglio andarmene prima di voi”. Il signore lo accontentò». Anche per questo, dice, guardando oltre il vetro di una finestra che domina dall’alto la città: «Al Festival vado malvolentieri e quando in tv passa un’immagine del Teatro Ariston che non riconosco, penso: “Ah, dev’essere l’edizione del ‘90”.

 

fiorello animatore fiorello animatore

Da allora, ragiona «Per stare male mi basta avvicinarmi a Sanremo, vedere il mare a sinistra dietro una curva e tornare subito a quel momento». Non sarà tra sindaci e canzoni, neanche a Febbraio. «Eventualmente, mi piacerebbe andare a Sanremo a sorpresa. Senza che nessuno sappia niente. Entrare all’Ariston per sorprendere veramente Baglioni, senza microfono, da una porta posteriore, come uno spettatore qualunque: “Claudio, passavo da qui, dovevo comprare un boquet a mia moglie”. Ma temo non si possa fare. Dovrei dirlo a qualcuno dell’organizzazione e un minuto dopo lo saperebbero tutti».

 

Le note -tutto torna e nulla si cancella- ha invece deciso di suonarle da Radio Deejay, lo stesso network con il quale iniziò e per il quale, più di 27 anni fa, andò da inviato nella città dei fiori. Il programma si intitola Il socialista, va in onda su Facebook, ha l’aria leggera di Alto gradimento: «La radio è sempre quella, musica e parole, è una cosa che per assurdo non esiste» e al suo interno c’è tutto il Fiorello di ieri e di oggi.

 

beppe e rosario fiorello beppe e rosario fiorello

Lo sperimentatore che da adolescente adorava Foxy John: «Avrei ucciso per andarlo a sentire dal vivo» e animava di anglismi: «everybody, get down» i microfoni di Radio Master Sound ad Augusta: «80 chilometri a sud di Tunisi, piena zeppa di militari della Marina», il luogo che accoglie più migranti in Italia, il doppio di Lampedusa. Emigrò per cercare fortuna anche il sabotatore dei villaggi vacanze che si vestiva da Papa e organizzava finti matrimoni a Ferragosto. Emigrò e si trasformò in inventore di programmi, personaggi e gag sulle quali il primo a doversi divertire è proprio lui «altrimenti non funzionano». L’uomo che è astemio, ma beve mirto: «Per me è come uno sciroppo e male non può fare, ha visto i sardi? A 99 anni sembrano adolescenti». 

 

Che raccoglie il filetto di Baccala caduto per terra davanti allo sguardo attonito del cameriere: «Non mi guardi come mia moglie, quando faccio così lei si indigna». Che trangugia «una decina di caffè», ma da quando ha imparato a dormire presto si sveglia all’alba. 

beppe e rosario fiorello beppe e rosario fiorello

 

L’ex ragazzo che si cruccia per l’Italia calcistica: «Ma proprio il giorno dopo l’eliminazione con la Svezia la dovevamo fare ‘sta intervista? Che umore posso avere? Io l’estate prossima che faccio? Guardo il beach volley?» e a un tavolo del Rome Cavalieri, ricorda di come da Don Chisciotte senza portafoglio, a compiere l’impresa e a superare gli ostacoli, convinto come Cervantes: «che il miglior condimento che ci sia è la fame», fosse proprio lui.

 

Ne aveva?

«A Brucoli, la vista del primo villaggio costruito nel ‘75, mi fece la stessa impressione che coglie davanti ai grattacieli a New York. Salivamo su una montagnola, guardavamo oltre i cespugli e sognavamo la nostra America. Chi ci lavorava ne parlava mitologicamente: “Compà, perché lo chiamano villaggio?”. “Come te l’hai a spiegare? Non è un albergo, ci sono le capanne, non c’è il direttore, ma ‘u capovillaggio e la sera ballano tutti nudi, scalzi, con i parei, le tette di fuori, la marijuana libera. Hai presente Vuudstocche?”».

fiorello morandi fiorello morandi

 

A cosa aspirava allora?

«A vedere da vicino Sodoma e Gomorra, a godermi quel ben di dio, a perdermi nei rumori. Quando riuscivamo a infilarci nel villaggio di nascosto, i vigilanti, tutta gente del paese, ci cacciavano a pedate: “Siete ospiti?”, “Certo, camera 348”, “E come no? Andate via subito che altrimenti perdiamo ‘u travagghio”. C’era da capirli. Il lavoro era ambitissimo. Entrai come facchino di cucina, al rango più basso della scala, ma una volta diventato cameriere guadagnavo già 900mila lire al mese. Con le ferie pagate. Più di mio padre. Un terno al lotto. Dopo aver venduto le verdure in mezzo alla via, aver fatto il muratore, il meccanico e anche il telefonista in una ditta di pompe funebri, il villaggio era un bel salto».

fiorello feat danti fiorello feat danti

 

Voleva diventare capovillaggio?

«Ero uno dei pochi a non avere quell’ambizione. Significava riunioni sindacali, uffici del personale, carabinieri, Usl, fornitori. La burocrazia da cui volevo stare alla larga. Ero stato assunto a tempo indeterminato, poi, dal nulla, arrivò l’occasione di Milano. Bernardo Cherubini, il fratello di Jovanotti, mi venne a vedere per caso e parlò di me a Claudio Cecchetto. Lui mi invitò ad andare a Milano, presi un aspettativa di 6 mesi. Mi dissi “Poi vediamo” e partii».

 

A Milano?

fiorello danti fiorello danti

«A Milano, almeno all’inizio, mi trovai malissimo. Venivo da anni selvaggi, con un pareo intorno alla vita, a piedi scalzi, con i calli così spessi e duri che ci spegnevo i mozziconi di Marlboro».

 

Fu difficile rimettersi le scarpe?

«Difficilissimo fu entrare a far parte della vita reale. Della vita civile. Ero Tarzan. In città non impazzire era complicato».

 

Si sentiva incivile?

«Non ero incivile, venivo dal paradiso. La prima volta che entrai in panetteria, andai verso il bancone e chiesi del pane. Ero abituato al buffet, a non pagar nulla, a non avere idea delle file e delle attese. Mi guardarono malissimo e mi trattarono anche peggio: “Scusa, ma tu l’hai preso il numerètto?”. Io non sapevo neanche cosa fosse, il numeretto”. “Non ho capito”, “ terra, c’è tanta gente, devi prendere il numerètto e aspettare”. Pensi che razza di corso d’aggiornamento rapido rappresentò Milano».

fiorello con la moglie susanna biondo (6) fiorello con la moglie susanna biondo (6)

 

Con Cecchetto come andò?

«Con Cecchetto, che a quel tempo era dio, per mesi, feci la pianta. Non muovevo un dito. Stavo zitto e in assenza del mio pubblico, dei miei applausi e del contatto fisico con la gente, soffrivo come un cane. Ero sconosciuto, ma un pubblico, come forse solo Verdone, Proietti e Montesano, ce l’avevo. Milano l’aveva cancellato. Poi incontrai Franchino e se parlo di lui non escludo neanche di mettermi a piangere».

 

Franchino Tuzio, manager di genio, scomparso pochi giorni fa.

«Cecchettò decise di affidarmi a lui. Io e Franchino ci guardammo negli occhi e diventammo immediatamente amici. Mi dette consigli preziosi e seppe tenermi a bada. “Vedrai, la tua occasione arriverà”. Io ne dubitavo. Fremevo. Andavo fuori giri e fuori tono per irrequietezza, correndo il rischio di essere l’antipatico o il cretino che smaniava per mettersi in evidenza ad ogni costo».

linus fiorello linus fiorello

 

Disse: «Gli anni ‘90? Non li conosco, li ho vissuti all’Hollywood».

 

Mancò poco che da Milano me ne andassi definitivamente per non tornare più. Ma non l’avrei presa come una sconfitta: “non è la vita che fa per me- mi dicevo- questi pensano solo alla discoteca”. Era una vita notturna bella pesante, quella. Mia madre era preoccupata: “Ma che farà ‘sto ragazzo su al nord?”. Lo tranquillizzò papà: “Non ti preoccupare, ‘sto ragazzo è talmente cretino che non solo ce la farà alla grande, ma ti stuferai di vederlo”. L’episodio me lo confidò lei poco prima della morte di mio padre. Non si può dire che abbia avuto torto».

fiorello orfeo fiorello orfeo

 

C’è orgoglio?

 

«Quelli che mi vogliono denigrare dicono “viene dai villaggi”. Ma io so che se non ci fosse stato il prima, non ci sarebbe stato neanche il dopo. Il villaggio è stata la mia scuola, ho imparato a gestire gli imprevisti. Cadeva un faro e i vetri sfioravano una signora? Io non mi fermavo e ci giocavo sopra. Mi avvicinavo e scherzavo con lei: “Che culo signora, sarebbe potuta andare peggio! La stiamo perdendo? Resista, mi raccomando. Tutto era show, tutto era occasione per improvvisare”. A Deejay invece imparai a muovermi su un altro terreno di gioco: il villaggio era diventato l’Italia e con il linguaggio dovevo cambiare anch’io».

FIORELLO INSTAGRAM STORY FIORELLO INSTAGRAM STORY

 

 

In tv la si vede sempre di meno. In tv le farebbero ponti d’oro ovunque e invece, dopo Edicola Fiore, ha preferito la radio.

 

«Io non ho più voglia di stupire, mi sono stufato dell’ansia da prestazione, delle riunioni, della liturgia. Ora faccio la radio, ma la radio, per carburare, richiede tempo. In tv è tutto è subito. Viva Radio 2, per dire, andò veramente bene solo al terzo anno. Cerco di far capire che l’età non conta. Che se hai delle idee, anche a 50 anni, come faceva Arbore, puoi incontrare il pubblico più giovane di te. Mi vanto di aver intuito la potenzialità degli smartphone già nel 2010 perché mi è sempre piaciuto sperimentare e non ho mai voluto sedermi sul successo. Facebook apre una strada, vediamo dove porterà. Anche se non sarò mai ricco nella testa e di una macchina di lusso o di un palazzo in cui andare a vivere non ho nessun bisogno,non patirò la fame».

 

Si diverte?

 

rosario fiorello ricorda franchino rosario fiorello ricorda franchino

«Moltissimo. Cazzeggio. Con Danti abbiamo lanciato un singolo, una rielaborazione di “Fatti mandare dalla mamma”. È già in classifica. Oppure ho fatto finta di avere in anteprima “Oh, Vita!” di Jovanotti sulle note di ‘O surdato ‘nnammurato”. Qualcuno ci ha creduto. Guardi, le faccio vedere

 

(Cerca nel telefonino un messaggio di Jovanotti, che, a quanto pare, cambia un telefono alla settimana. Scorrono i numeri. Jova, Jova nuovo, Juva nuovissimo, Jova ultimo. A esplorazione conclusa, legge: “Mi ha scritto un giornalista- dice Lorenzo- bellissimo il nuovo pezzo, ma non immaginavo che Rick Rubin amasse questo sound”). Posso inventare e ridere senza stressarmi.

rosario fiorello animatore rosario fiorello animatore

 

Ascolti qui. (Parte un Fiorello in vena imitativa. Immagina Berlusconi e Costanzo come una vecchia coppia di amanti. Silvio è suadente, a Maurizio, come da copione, mancano rudimenti di inglese e l’uso della esse: “Ho un’idea, Silvio, lo facciamo un po’ di bondàgge?”, “Vuoi fare le cosette zozze?” “Ti faccio fare una posizione che conocco solo io? Il salame di Norcia”. “E come sarebbe questa posizione?” Che t’appendo come un salame e te frutto, prendo la frutta e te frutto”. Finale in crescendo. Berlusconi è all’acme della passione: “sono pazzo di te”. Costanzo cede al sentimentalismo: “damme ‘n bacetto”. Sullo sfondo, la musica di Walking dead). Le è piaciuto? Ecco, io a immaginare queste cose mi diverto come un pazzo».

fiorello jovanotti fiorello jovanotti

 

Perché non abbiamo avuto altri Fiorello?

 

Non lo so, forse perché Walter Chiari io lo guardavo. Ma 30 anni fa non ero capace di fare quello che faccio oggi, ero talmente ignorante che pensavo: “Ma porca puttana, che fortuna questo comico. Gli è venuta la battuta proprio adesso che è in tv. Non immaginavo che ci si potesse sedere a un tavolo per scrivere o scalettare. La battuta per me doveva venire all’impronta, automaticamente, affinando l’improvvisazione».

 

Ma è possibile persino non vederla più, in tv?

fiorello animatore fiorello animatore

 

«È possibile che non la faccia mai più, sì. Per me l’importante è fare spettacolo. Con una o con tremila persone, è uguale. Accadrà finché vivrò perché sono riuscito a smettere di fumare, ma non riesco a smettere di pensare al mio mestiere. La tv è un’altra cosa. È il meno veritiero dei mezzi con cui mi esprimo. Il più irregimentato. È vero che sono pigro, che mi piace stare a casa con i figli e con Susanna, che il mio divano è la mia Arca e che quando faccio qualcosa di importante, per un effetto psicosomatico, vorrei regolarmente ammalarmi. 

 

Ma è vero anche che per adesso non ne ho più voglia. Se riguarda Il più grande spettacolo dopo il week-end, vedrà che dopo aver cantato, esco salutando le immagini dei grandi personaggi che da Sordi a Fellini, da Loren a Mastroianni, avevano lavorato allo Studio 5 di Cinecittà, guardo la telecamera e vado dietro un muro. Mentre lo facevo pensavo proprio “non mi rivedrete mai più”.

fiorello animatore striptease fiorello animatore striptease

 

Perché?

 

«Perché era partita la gara a parlar male di me. A mettere in piazza ingaggi inventati, a pubblicare articoli tremendi, a organizzare all’interno della stessa Rai trasmissioni utili a rompermi pretestuosamente le palle. Ero molto arrabbiato. Se ci ripenso, come diceva Dalla, preferisco tornare di nuovo in cantina».

 

Fiorello è permaloso?

 

«Sì, sono permaloso e rancoroso e faccio molta fatica ad accettare le critiche. Sono fatto così: ti posso piacere o meno, tu sei libero di dire ciò che vuoi, io di non fare più un varietà. Poi i tempi sono cambiati e non è detto che ciò che andava bene ieri vada bene anche oggi. Vedo gente che con il 22% per cento di share stappa lo champagne. Noi arrivammo al 63. Quanto dovrei fare ora per non deludere le aspettative?».

fiorello animatore fiorello animatore

 

Cos’è l’invidia?

 

«Diego Abatantuono sostiene che sia la religione nazionale e che in Italia, se ce la fai, ti ammazzano. Aggiungo che quando non sei nessuno, non c’è uno che ti aiuti neanche per sbaglio. Io sono uno che ha cercato la propria strada. Senza compromessi».

 

 

Di compromessi si è parlato a lungo per il caso Weinstein

 

«E lo sapevo che me lo chiedevate. Avrei voluto fare outing, darvi uno scoop, dirvi che ho rubato o picchiato un extracomunitario, rivelarvi persino che sono etero, ma ho il sospetto che ve ne sareste fregati. Vanity è un confessionale e lei ha anche la faccia del prete giovane. Quindi, parlerò di Weinstein, ma non sono sicuro di poter essere corretto».

beppe e rosario fiorello beppe e rosario fiorello

 

Vada.

 

«Sono solidale con le ragazze che l’hanno detto subito e anche con quelle che hanno reso pubbliche le molestie dopo vent’anni o trent’anni, il ritardo non conta. Però oltre a quello di chi usa il proprio potere per ottenere del sesso, manca un tassello. C’è un altro aspetto che non ho mai letto su nessun giornale. Sa qual è?

 

Che non solo esistono le consenzienti che non si fanno né vedere e né sentire, ma neanche uno straccio di produttore che abbia detto “Ci sono ragazze che tendono vere e proprie imboscate” e che una volta saputo che in un certo luogo ci sarà quel produttore vanno da lui e dicono “vengo a letto con te se mi dai la parte”.

 

FIORELLO ANIMATORE NEI VILLAGGI FIORELLO ANIMATORE NEI VILLAGGI

Ci sono quelle che hanno fatto carriera così e ci sono, come in Bellissima di Visconti, le madri che ai produttori hanno portato direttamente in dote le foro figlie. Tutte sante? Non credo. Non vorrei essere tacciato di misoginia. Bisogna dire che ci sono i porci e però, per essere giusti, equi e realisti, è necessario dire che ci sono anche quelle che si sono concesse per scelta. Se aspettiamo un po’, quelle che diranno: “l’ho fatto con gioia”, arriveranno. Ne sono sicuro».

 

A lei non è mai capitato di avere offerte equivoche?

 

«Quando non ero famoso avevo un discreto successo, ero un semplice barista che si appoggiava al bancone del bar e ci provava con quasi tutte. Da quando sono diventato famoso mi è andata peggio. Sarà brutto da dire, ma è la verità. Ero io stesso a contenermi. Non capivo se la ragazza veniva con me perché era affascinata dal mio ruolo o perché le piacevo. Il fascino del ruolo esiste. Una volta intervistarono Vasco Rossi: “Ma tu non pensi che le donne corrano da te perché sei Vasco Rossi?”, “Ma io sono Vasco Rossi” rispose. E meno male. Altrimenti il mondo sarebbe solo di Pitt o di Clooney».

FIORELLO FIORELLO

 

Il suo pubblico è cambiato?

 

«Un tempo mi chiedevano gli autografi e dicevano: “È per me”. Poi siamo passati alle madri, alle zie e alle nonne. Quando arriveremo alle bisnonne capirò che è finita».

 

Il ritiro a 60 anni l’ha annunciato.

 

«Ma ci riuscirò? Non vorrei fare come i Pooh che sono stati recentemente premiati per il seicentesimo addio annunciato in carriera».

 

E nell’attesa? Programmi per il futuro?

 

«Vorrei invecchiare, ma purtroppo non ci riesco».

FIORELLO BERDYCH FIORELLO BERDYCH TOTTI FIORELLO 2 TOTTI FIORELLO 2 FIORELLO MELOCCARO FIORELLO MELOCCARO BEPPE FIORELLO BEPPE FIORELLO suor cristina e fiorello suor cristina e fiorello FIORELLO KARAOKE CON CAMILA RAZNOVICH FIORELLO KARAOKE CON CAMILA RAZNOVICH fiorello cecchetto cracco fiorello cecchetto cracco UN GIOVANE ROSARIO FIORELLO UN GIOVANE ROSARIO FIORELLO FIORELLO E PIPPO BAUDO FIORELLO E PIPPO BAUDO

 

fiorello vintage twittato da federico taddia fiorello vintage twittato da federico taddia BARBARA D URSO CON FIORELLO E BALDINI BARBARA D URSO CON FIORELLO E BALDINI FIORELLO TROMBA FIORELLO TROMBA JOVANOTTI E FIORELLO A SANREMO JOVANOTTI E FIORELLO A SANREMO fiorello e benigni fiorello e benigni fiorello costanzo fiorello costanzo fiorello in collegamento con costanzo fiorello in collegamento con costanzo fiorello e alberto dandolo foto dandolo per dagospia fiorello e alberto dandolo foto dandolo per dagospia fiorello e bolle fiorello e bolle FIORELLO MELOCCARO FIORELLO MELOCCARO

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

VANNACCI, MA LI MORTACCI! - È BUFERA NELLA LEGA PER LE CONTINUE MINCHIATE DEL GENERALE AL CONTRARIO, CHE LA DISPERAZIONE DI SALVINI HA CANDIDATO ALLE EUROPEE. OGGI L’INCURSORE PARACADUTATO È ARRIVATO A PROPORRE LE CLASSI SEPARATI PER I DISABILI (FREGANDOSENE CHE IL MINISTRO DELLA DISABILITÀ È LEGHISTA). UNA PROPOSTA TALMENTE ALLUCINANTE DA FAR SBIANCARE PURE CEI E FDI. MA IL PEGGIO DEVE ANCORA ARRIVARE: I LEGHISTI SONO INFATTI CONVINTI CHE UNA VOLTA ELETTO… - ANCHE QUEL SEMOLINO DI GIANCARLO GIORGETTI PRENDE POSIZIONE: "VANNACCI NON È DELLA LEGA. NON CONDIVIDO LE SUE AFFERMAZIONI"

DAGOREPORT - BUM! QUANDO LA PITONESSA STRIZZAVA I CERVELLI! - SU UN ANTICO NUMERO DEL RINOMATO MENSILE DI ARREDAMENTO "AD", SPICCA UN SERVIZIO NEL QUALE SI LEGGE: "DANIELA E PAOLO SANTANCHÈ […] LEI È UNA PSICHIATRA CHE LAVORA NELLA COMUNICAZIONE, LUI È UN CHIRURGO DELLE DIVE" - PARE CHE PER UN CERTO PERIODO, VANTANDO UN’INESISTENTE LAUREA IN PSICOLOGIA, DANIELONA ABBIA RICEVUTO, NELLO STESSO STUDIO MILANESE DELL’ALLORA ANCORA MARITO PAOLO SANTANCHE’, PAZIENTI CHE NON ACCETTAVANO IL PROPRIO ASPETTO - SAREBBE ANCHE L’UNICO PERIODO IN CUI LA PITONESSA AVREBBE USATO IL PROPRIO COGNOME CON TANTO DI TARGA SULLA PORTA, ''DOTTORESSA GARNERO, PSICOLOGA''...