FRANCESCA NON C'È PIÙ – ROCK E SCIENZA, NIGHTCLUBBING E RITA LEVI MONTALCINI, FRANCESCA PASSARELLI HA INCARNATO PER MOLTI DI NOI LA FIGURA DELLA DONNA MODERNA, CHE SAPEVA UNIRE L’ALTO E IL BASSO, LA RISATA E L’INTELLIGENZA, L’IRONIA E LA BELLEZZA

A 60 anni, un tumore bruciante se l’è portata via. Un articolo bellissimo del 2013 di Pino Corrias sul figlio adottato da Francesca in Cambogia, un post di dolore di Gianluca Marziani e un ricordo toccante di Paolo Zaccagnini: “Francesca, io e Dago non ti dimenticheremo mai e stai tranquilla, qualsiasi concerto, film, mostra che vedremo lo vedremo con te…”

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Paolo Zaccagnini per http://modestpropsalz.blogspot.it/

 

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Ieri se ne è andata Francesca. Mondo brutto, piu' brutto ora. Mancheranno le sue risate, i suoi sguardi ironici, la sua acutezza, la sua bellezza, la sua gentilezza, la sua intelligenza. Difficile incontrare esseri così. Si invaghì del talento di una giovanissima Madonna Louise Veronica Ciccone, fu una delle primissime a Roma, e da Londra torno' piena di borchie e croci. Scatenando l'ironia al fulmicotone di Roberto D'Agostino (“ahò, ma con tutte ‘ste catene, dove vai, al Terminillo?”, e in parte mia.

francesca passarelli e roberta pacetti francesca passarelli e roberta pacetti

 

Una la vedeva e diceva "che bella donna". E va bene. Ma che testa. Aveva lavorato accanto alla professoressa Rita Levi Montalcini per anni e si divideva tra l'universita' italiana e il Max Planck Istitute di Zurigo dove portava avanti i suoi studi sulla serotonina. Scienziata, donna, amica mi aveva guardato negli occhi quando le avevo detto che mi avevano diagnosticato la sclerosi multipla.

 

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E quegli occhi, quello sguardo, mi aveva detto tutto. Io e Roberto scherzavamo con lei sulla sua avvenenza, lei mi rispondeva ridendo "a Zacca, ma piantela". A quanti aveva fatto girare la testa? Non li conto. Me la voglio ricordare scatenata fan musicale con me e Roberto. Andavamo a sentire e vedere ovunque, ci divorava la curiosità di ascoltare.

 

La musica era, è, sarà vita e comunicazione - sarà social per chi non la ama. Rideva e scherzava, la bella Francesca, ma quando parlava del suo lavoro, delle sue ricerche, delle sue speranze, dei suoi sogni, per noi malati, ti affascinava e conquistava. Ora non c'e' piu' ma ci ha lasciato il suo riso e il suo sorriso. Il suo ricordo. Francesca, io e Roberto non ti dimenticheremo mai e stai tranquilla, qualsiasi concerto, film, mostra che vedremo lo vedremo con te, amore. Ti voglio bene, Paolo.

 

 

2. TODO CAMBIA

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Pino Corrias per Vanity Fair, estate 2013

 

Quando nel cuore le sbocciò suo figlio adottivo Victor, Francesca Passarelli aveva 45 anni, Victor 5 e si chiamava ancora Khuk Nget. Accadde sulla sabbia di Fregene una domenica di giugno del 2003. Lei veniva da Roma. Lui invece da un villaggio sul Mekong, Cambogia, 9500 chilometri a Est di quegli ombrelloni. Francesca lo guardava da lontano. Victor invece guardava il mare che non aveva mai visto e guardava i suoi piedi che affondavano nella sabbia.

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Francesca era preoccupata. Immaginava il suo bambino disorientato dal frastuono della spiaggia. Era un piccolissimo cambogiano di etnia Khmer, la pelle scura, gli occhi grandi. Lo aveva incontrato per la prima volta 3 mesi prima, dopo averlo atteso per quasi un anno. Andò a prenderlo in un orfanotrofio a due ore di auto da Phnom Penh. Era scalzo. Era magro. Indossava calzoncini rossi.

 

“Mi sembrò subito bellissimo”. Una suora gli accarezzava la testa, mentre con piccole parole gli presentava questa donna bianca che era venuta a prenderlo da molto lontano e che sarebbe diventava la sua nuova mamma. “Lui il primo giorno scappò via, dietro a certi alberi e a me venne da piangere”. Ma il terzo avevano fatto amicizia. Perciò andò nel suo lettino, prese la sua seconda maglietta, la infilò in una busta di plastica, che era tutta la sua valigia, diede la mano a Francesca: era pronto a seguirla.

FRANCESCA PASSARELLI FRANCESCA PASSARELLI

 

I due mesi successivi erano serviti a Francesca e a suo marito, a scalare la burocrazia di Phnom Penh, firmare tutti i documenti per l’adozione, e intanto guardarlo mangiare, giocare, dormire; tutte cose che ai loro occhi faceva per la prima volta.

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Francesca fa la ricercatrice a La Sapienza. E’ esperta di cellule neuronali: “Sapevo tutto sul sistema nervoso in generale, ma ancora nulla sugli effetti che poteva fare un bambino alle cellule del mio nuovo cuore di mamma”. Prova a elencarli, quegli effetti: ansia, felicità, spavento, risate, panico. E poi? “Delle meravigliose ondate di stupore”.

 

Quando arrivano a Roma, lei vuole proteggerlo dalle novità che gli cascheranno addosso: la folla, i palazzi, il traffico, la casa.  “Tutte le mie amiche volevano conoscerlo. Le invitavo una alla volta chiedendo di non portare giocattoli, libri, vestiti, temevo che troppa roba lo avrebbe mandato in tilt”.

 

FRANCESCA PASSARELLI FRANCESCA PASSARELLI

Ma quella domenica decide di portarlo in mezzo al mondo colorato della spiaggia. E il miracolo arriva. Quando Victor, che sta fermo laggiù, le lancia una lunga occhiata e poi si tuffa. Non nel mare, ma proprio lì nella sabbia e fa finta di nuotare. Francesca trasecola e grida: “Non lì, non lì!”. Lui allora si blocca, la guarda da sdraiato e scoppia a ridere. Ride perché la sta prendendo in giro. Ride perché fa finta di essere ancora il piccolo cambogiano di prima. Invece è appena diventato Victor, il suo bambino, e lei sua madre.

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3. POST DI GIANLUCA MARZIANI

 

FRANCESCA PASSARELLI non puoi andartene così, improvvisamente, morire senza nessun preavviso, lasciarci qui, in questa città che mappavi a memoria, abbandonando le moltissime persone che ti conoscevano e ti conosceranno per sempre… non esiste un "perché" ma soltanto dei "come", dei "quando", dei "dove", tutte cose che servono pochissimo davanti alla tua dipartita da questo Pianeta.

 

Non mi sembra possibile che tu non ci sia più fisicamente, umanamente, vocalmente… non posso fare altro che prometterti una MEMORIA VIVA, realizzando al meglio le cose che io facevo e tu amavi quando le scoprivi, dando qualcosa in più del massimo per onorare la tua intelligenza, la tua bellezza, il tuo perenne entusiasmo, la tua vitalità. TI AMEREMO tutti finché avremo ossigeno per farlo. Cazzo come mi manchi...

Gianluca Marziani

 

 

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