LA GUERRA DEL CANONE - DOPO I 150 MILIONI, IL GOVERNO TOGLIE UN ALTRO 5% A VIALE MAZZINI E I CONSIGLIERI (IN SCADENZA) ANNUNCIANO BATTAGLIE LEGALI: PRONTI A FARE RICORSO ALLA CONSULTA

Paolo Bracalini per “Il Giornale

 

Luigi GubitosiLuigi Gubitosi

Aria di guerra tra Rai e governo, e Viale Mazzini affila le armi (legali). Dopo la sorpresina nella bozza di legge di Stabilità, con il prelievo statale del 5% del gettito da canone Rai, e il piano di forte riduzione dell'imposta destinata a finanziare il servizio pubblico (da 113,50 euro ad un minimo di 35 euro, ma estesa a tutte la famiglie italiane a prescindere dal possesso della tv) con conseguenti timori Rai di incassare meno di prima, ai piani alti della tv pubblica il clima torna a surriscaldarsi.

 

Nel prossimo Cda, previsto per giovedì prossimo, arriverà una richiesta formale di mettere ai voti un ricorso contro il prelievo governativo ai danni delle casse Rai.

Al momento si parla dei 150 milioni di euro di taglio forzato imposto dal governo, ma se il prelievo del 5% diventasse legge il problema potrebbe riproporsi (senza che sia ancora chiaro se i due prelievi si sommino, prospettiva drammatica per la Rai).

 

Matteo Renzi ospite di Barbara D'Urso Matteo Renzi ospite di Barbara D'Urso

I tempi sono stretti, perché se la Rai vuole agire legalmente, attraverso un ricorso di incostituzionalità, deve sbrigarsi, visto che il prelievo sarà operativo con la prossima rata di finanziamento dal Tesoro, a dicembre. Il capofila dei consiglieri decisi a dare battaglie è Antonio Verro, ma da rumors sulla stessa posizione critica verso la dieta imposta alla Rai dal premier Renzi ci sarebbero anche altri tre membri del Cda: Colombo, Rositani e De Laurentiis. Mentre decisamente contrari sarebbero la Todini e Pilati.

 

Fondamentale diventerebbe dunque il voto della presidente Anna Maria Tarantola, finora molto prudente sul ricorso, ma sempre molto critica sulla richiesta governativa («I 150 milioni del taglio sono la metà del patrimonio netto della Rai, una enormità»). «Non è un atto ostile o polemico verso il governo - spiega Verro - ma un atto dovuto da chi amministra un'azienda pubblica e ha il dovere di fare l'impossibile per tutelarne il patrimonio».

guglielmo Rositaniguglielmo Rositani

 

Nelle ultime settimane la Rai ha raccolto pareri di diversi costituzionalisti, concordi sulla incostituzionalità del prelievo pubblico su una tassa di scopo (cioè: il canone serve a finanziare il servizio pubblico radiotv, e il governo se ne prende una fetta per finanziare, poniamo, i famosi 80 euro in busta paga). Così hanno garantito a Viale Mazzini i professori interpellati, da Michele Ainis a Alessandro Pace, opposto il parere invece di Enzo Cheli.

 

Pietro Verro Pietro Verro

Quanto al nuovo taglio previsto dalla Stabilità, la Rai aspetta di vedere, se diventerà legge e su che tipo di imposta si applicherà. Intanto l'assemblea dei giornalisti Rai è già sul piede di guerra «contro un atto con profili di illegittimità, che sarebbe riproposto nel nuovo provvedimento del governo nei confronti del canone».

 

luisa todiniluisa todini

Sul campo di battaglia ci sono anche oltre 2 miliardi di euro che la Rai vanta, come canoni non riscossi (evasi), nei confronti dello Stato. «La contabilità separata che dà conto del costo sostenuto dalla concessionaria (la Rai, ndr ) per la realizzazione dei compiti previsti dal contratto di servizio (costo che per legge va coperto dal canone) registra uno sbilancio a favore della Rai, a partire dal 2005, di oltre 2,3 miliardi di euro» ha detto la Tarantola l'altro giorno.

 

Tecnicamente, però, è molto difficile che la Rai possa considerarli «crediti esigibili», che cioè possa ricorrere contro il Tesoro per farseli pagare. Però mai dire mai.

Anche perché le previsioni sul nuovo modello di «contributo» pubblico alla Rai, raccontato dal Giornale , non rassicurano molto Viale Mazzini, che teme un abbassamento notevole del gettito (anche se il ministero dello Sviluppo economico garantirebbe il contrario).

ANTONIO PILATI ANTONIO PILATI

 

E, dopo la vendita di una quota di RaiWay e l'accorpamento delle redazioni (a cui si oppongono i giornalisti) in Rai non sanno più come fare cassa, visto che gli asset immobiliari, al momento, non si riescono a vendere se non svendendoli fino al 60%. Un risposta ce l'ha l'on. Michele Anzaldi (Pd), segretario della Vigilanza Rai: «Taglino gli sprechi, come RaiExpo».

anna maria tarantola e roberto fico in commissione di vigilanza raianna maria tarantola e roberto fico in commissione di vigilanza rai

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…